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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2013 alle ore 09:18.

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«Il ricordo più bello di Napoli? Le migliaia di persone che hanno assistito alle regate sfidando anche la pioggia battente. Non pensavo a un bagno di folla così imponente, degno di una capitale della vela internazionale». È l'immagine più vivida in Bruno Troublé, classe 1945 e inventore della Louis Vuitton Cup. Campi di regata, nella sua lunga carriera di velista, ne ha visti davvero tanti. Olimpionico ai Giochi del 1968, timoniere dei France con i quali il Barone Bich tentò l'assalto nel 1977 e nel 1980 alla Coppa America, Troublé è oggi alle prese con la stesura del libro che ripercorre i primi 30 anni di storia della Louis Vuitton Cup. Una storia nella quale l'Italia occupa un posto d'eccezione.

«L'esperienza di Napoli ma anche quelle di Venezia e di Trapani – sottolinea – testimoniano la grande partecipazione che il pubblico italiano ha voluto riservare a questo tipo di regate. Ogni volta che in Italia si è avuta l'opportunità di respirare aria di Coppa la risposta, in termini di calore umano e presenze, non si è mai fatta attendere». L'appuntamento partenopeo di aprile «è il risultato di un lavoro di semina iniziato 30 anni fa con Azzurra e continuato poi con le esperienze vincenti del Moro di Venezia (challenger nel 1992) e di Luna Rossa che hanno avuto il merito di avvicinare tantissimi italiani a questo sport», aggiunge Troublé. Ma il 2013 sarà denso di significati sotto diversi punti di vista: sia per Azzurra sia per la Louis Vuitton Cup, i cui destini si sono incrociati nel 1983, anno che sancì la prima partecipazione di un equipaggio italiano alla Coppa America e il debutto della maison francese nella grande vela.

«In vista delle regate di selezione dello sfidante di quell'edizione dell'America's Cup – ricorda Troublè – parlando con gli altri skipper dissi che avevamo bisogno di uno sponsor. Mi risposero: trovalo! All'epoca, avevo alcune conoscenze in Louis Vuitton e così una mattina telefonai al presidente Henry Racamier. Spiegai a lui la tradizione, mi soffermai sui valori, i contenuti, l'internazionalità, e la storia di questo evento velico. Nel pomeriggio dello stesso giorno ricevetti una telefonata che confermava l'impegno di Louis Vuitton a dare il proprio nome alle regate di selezione degli sfidanti alla Coppa America».

Nata nel giro di poche ore da un'intuizione vincente, la Louis Vuitton Cup avrebbe, da quell'edizione del 1983, rivoluzionato il più prestigioso evento velico. «Ora è arrivato il momento dei catamarani» sottolinea Troublé. «Le regate saranno senz'altro più avvincenti e lo spettacolo ne trarrà beneficio», aggiunge Troublé. «È un peccato, però, che a San Francisco ci saranno solo tre sfidanti a contendersi il diritto a regatare contro il defender. A mio avviso la prossima edizione della Coppa America dovrà essere ripensata soprattutto in funzione dei costi in modo da renderla più accessibile. Oggi sono troppo proibitivi».

«Trent'anni fa – conclude Bruno Troublé – nacque la Louis Vuitton Cup e l'Italia entrò per la prima volta, con Azzurra, nel club delle grandi, ma fu anche l'anno in cui dopo oltre un secolo gli americani subirono l'onta di perdere la Coppa America a opera degli australiani. Un momento importante – conclude Troublè – che sarà celebrato con una grande festa a San Francisco organizzata da John Bertrand lo skipper che a bordo di Australia II sconfisse Liberty lo scafo americano timonato da Dennis Conner».

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