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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2013 alle ore 08:57.

Quattro matrimoni e un divorzio. Il titolo lo dà Giovanni Anzani, presidente di Assarredo e vice presidente Cosmit, ma quello che va in scena non è il remake del fortunato film con protagonisti Hugh Grant e Andie MacDowell. No, è lo scenario desolante di un mercato italiano paralizzato, che non acquista più mobili perché le famiglie non hanno i soldi per comperare o ristrutturare casa, e dunque non hanno bisogno di nuovi arredi. In questo contesto apre la 52° edizione del Salone del Mobile, in corso a Milano fino al 14 aprile.
A smuovere un po' la situazione sono, appunto un po' di matrimoni e qualche divorzio. Poca roba, come confermano i dati che pubblichiamo in queste pagine: l'arredamento italiano ha perso, lo scorso anno, il 10,5% del fatturato, scendendo dai quasi 20,3 miliardi del 2011 a 18,1 miliardi. E se le esportazioni tutto sommato tengono (+0,7%), i consumi interni hanno registrato un tracollo, scendendo del 19,4%. «Nei primi tre mesi di quest'anno la situazione è persino peggiorata – commenta Anzani –. Il problema è che non si sta facendo nulla, da parte della politica, per rilanciare i consumi. La situazione precipita giorno dopo giorno: perdiamo aziende, posti di lavoro e ricchezza di competenze».
La parola d'ordine è sopravvivere. Ma non è facile perché, se è vero che le vendite sui mercati esteri aiutano, è anche vero che il settore dell'arredo è costituito da una miriade di piccole e medie aziende, non tutte capaci di imporsi sui mercati stranieri, in particolare quelli emergenti. Servirebbe un sostegno (non economico ma logistico) da parte della politica, come va ripetendo ormai da mesi Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo. Ma questo sostegno non si vede (e nemmeno la politica, a dire il vero) e nell'attesa le aziende del design preferiscono rimboccarsi le maniche. Il meglio della loro capacità creativa e innovativa sarà presentato come ogni anno al Salone internazionale del Mobile, che apre oggi a Milano. «Il salone più bello del mondo», rivendica con orgoglio Claudio Luti, presidente Kartell e da quest'anno anche di Cosmit, che organizza la kermesse. Un'occasione unica, per il design made in Italy, per entrare in contatto con migliaia di operatori del settore in arrivo da tutto il mondo.
Sì perché neppure esportare basta più: per resistere alla crisi, e magari crescere, è necessario ormai vendere oltreconfine almeno il 60-65% della produzione. Le difficoltà non mancano: nei mercati più promettenti (come Cina, Brasile o i Paesi arabi) i volumi sono ancora piccoli e ci vorrà tempo prima che il gusto dei clienti si orienti verso le linee contemporanee che caratterizzano gran parte del nostro design. Restano inoltre insoluti nodi come quello dei dazi, che penalizzano le esportazioni verso Paesi potenzialmente strategici come il Brasile, dove i balzelli arrivano al 100%.
Un aiuto alle aziende arriva dalle «missioni all'estero» che FederlegnoArredo organizza ogni anno per accompagnare le imprese associate sui mercati più interessanti e conoscere gli operatori tramite incontri mirati e B2B. «Lo scorso anno ne abbiamo organizzate otto, per il 2013 ne abbiamo in programma 18 – spiega Luca De Ponti, direttore generale della Federazione –. L'obiettivo è presidiare i mercati già importanti, che stanno dando buoni segnali, come Usa, Russia e Medio Oriente. Ma anche favorire l'apertura delle aziende a piazze emergenti come Nord Africa e Africa subsahariana, Cina e Singapore, India». Viceversa sono state avviate anche iniziative di «incoming», invitando delegazioni di operatori e progettisti internazionali (soprattutto russi, americani e cinesi) in Italia, per conoscere le nostre aziende e il loro lavoro.
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