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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2013 alle ore 12:15.

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Il private insurance non conosce crisi. Anzi le difficoltà e le insicurezze nostrane sono uno stimolo per i possessori di grandi patrimoni a valutare vie legali di delocalizzazione dei propri capitali. Questo è in sintesi lo stato di salute del settore delle polizze studiate ad hoc per i possessori di grandi patrimoni. E i dati Ania confermano questa analisi. Mentre nel 2012 la nuova produzione di polizze individuali sulla vita delle imprese italiane ed extra Ue è scesa del 10% (47,7 miliardi di premi), il campione di imprese comunitarie, operanti in Italia in regime di stabilimento o in libera prestazione di servizi, lo scorso anno ha tenuto i livelli del 2011 registrando un volume di affari pari a 7,1 miliardi (+0,5%).

Insomma il comparto, in particolare quello che utilizza strutture lussemburghesi o irlandesi sembra tenere anche nei periodi post Scudo. Le polizze infatti sono state utilizzate per le loro caratteristiche che ben si adattavano a contenere anche asset difficili da smobilizzare proprio per realizzare rimpatri del capitale nel 2009. E proprio dallo Scudo Ter arrivano delle preoccupazioni per le fiduciarie che hanno tecnicamente operato i rimpatri dei capitali illecitamente posseduti all'estero da cittadini italiani. Nei mesi scorsi, infatti, alcune fiduciarie hanno segnalato che, nell'ambito dell'attività ispettiva, la Guardia di Finanza ha formulato contestazioni anche per "omessa segnalazione di operazione sospetta" riguardanti in particolare operazioni di rimpatrio di polizze assicurative emesse da compagnie estere e rimpatriate nelle forme del cambio di contraenza: vale a dire "volturando" a favore della società fiduciaria l'intestazione della polizza già intestata al soggetto che stava rimpatriando i fondi. La contestazione mossa alle società fiduciarie è stata di non avere verificato l'origine dei premi versati a suo tempo direttamente dal cliente alla compagnia assicuratrice al momento della originaria stipula della polizza, vale a dire prima dell'intervento dalla società fiduciaria.

Il problema è stato affrontato anche nella comunicazione numero 17/2013 da Assofiduciaria. L'associazione fa notare che la compagnia assicuratrice estera che originariamente ha strutturato la polizza sia stata a sua volta soggetta ad obblighi di adeguata verifica della clientela: diversi a seconda del Paese di residenza, ma sostanzialmente sempre esistenti, tanto più che si tratta di Stati con regimi equivalenti. Assofiduciaria del documento a firma Lucia Frascarelli, segretario generale dell'associazione che riunisce fiduciarie e trust di investimento, fa notare, tra l'altro, come l'operatività connessa allo Scudo fiscale non imponesse di per sè obbligatoriamente una verifica rafforzata. Secondo le fiduciarie, l'adeguata verifica sull'origine dei fondi scudati, qualora essi siano transitati da un intermediario estero, come hanno chiarito alcune circolari del Ministero dell'Economia (12 ottobre 2009 e 16 febbraio 2010), sarebbe una indicazione nuova non contenuta nella normativa vigente, ma in una emandanda bozza di provvedimento della Banca d'Italia. La questione è comunque ancora aperta. Al di là dei rimpatri, sui quali si pone ancora il problema dell'inserimento o meno delle polizze scudate nell'anagrafe tributaria, da tempo gli intermediari attivi in Italia spiegano come, soprattutto i clienti dai patrimoni più importanti, siano alla ricerca di sicurezza. Sicurezza che ora significa, secondo gli operatori, uscire dall'Italia.

Il caso Cipro ha ulteriormente accentuato questo bisogno. «La crisi europea, il maxi-prelievo sui conti ciprioti – spiega Marco Caldana, amministratore delegato di Farad, broker specializzato nel settore – sta avendo delle conseguenze sulla crescita del mercato del private insurance. Lo chiamano effetto delocalizzazione: le polizze danno sicurezza soprattutto se domiciliate in paesi sicuri, non solo a fronte di eventuali prelievi forzosi ma anche dal punto di vista della solidità: il Lussemburgo vanta un rating di Tripla A. Si tratta di delocalizzazione realizzata ufficialmente e legalmente», conclude Caldana. Il settore resta interessante anche per alcune strutture italiane come Azimut, che nel 2012 ha realizzato una raccolta assicurativa sulla controllata Az life pari a 576 milioni di euro (+798% rispetto al 2011) raggiungendo alla fine del 2012 1,540 miliardi gestiti a Dublino, in particolare con le polizze unit linked Infinity e Az Style.

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