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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2013 alle ore 16:46.

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Barak Obama (Agf)Barak Obama (Agf)

Più sussidi ai produttori di energia rinnovabile, meno aiuti alle compagnie petrolifere e più stanziamenti per la ricerca: mentre la scure si abbatte su quasi tutte le voci della spesa pubblica, l'energia pulita vede crescere il budget del 2014, presentato al Parlamento dal presidente Obama il 10 aprile scorso. Anziché cedere alle pressioni di chi aveva criticato la sua politica energetica verde e gli stanziamenti pubblici alla società del fotovoltaico Solyndra, finita in amministrazione controllata, Obama ha deciso di puntare ancor di più sull'energia pulita e di rendere addirittura permanenti i crediti d'imposta per la produzione di rinnovabili e per iniziative di efficienza energetica.

La Casa Bianca ha proposto uno stanziamento di 23 miliardi di dollari in incentivi per la produzione di energia rinnovabile nell'arco dei prossimi 10 anni, oltre ad altri 2,5 miliardi in crediti d'imposta per gli investimenti nella produzione di energia pulita. Gli stanziamenti per la ricerca sull'energia rinnovabile e per rendere più efficienti i processi manifatturieri saliranno del 50% a 2,77 miliardi e saranno finanziati grazie alla contemporanea eliminazione dei sussidi per le compagnie petrolifere. Il budget Obama prevede, inoltre, più soldi per la ricerca sull'energia eolica e tagli all'energia nucleare e al carbone pulito. La Casa Bianca vorrebbe, inoltre, aumentare il costo dei permessi per estrarre petrolio o gas da terre di proprietà del governo e usare i proventi (2 miliardi di dollari) per finanziare la ricerca sull'efficienza energetica nei trasporti. Infine, Obama vuole offrire un "premio" di 200 milioni di dollari agli Stati che adottano regolamenti per far scendere il consumo di energia e che investono nell'infrastruttura elettrica.

Ora il budget passa al Parlamento, dove i repubblicani hanno già annunciato battaglia. Facile prevedere che la proposta più controversa sarà l'eliminazione dei sussidi al settore petrolifero, proposta che ha già sollevato l'irata reazione della potente lobby. Se, però, le proposte sulla clean energy dovessero passare, potrebbero aprirsi interessanti spazi di business per le imprese italiane più internazionali, con un forte know-how nel settore. Gli analisti di Intermonte, commentando le proposte di Obama, vedono favorita Enel Green Power, che negli Usa ha siglato importati accordi di sviluppo (il più recente dei quali con Ge), per la realizzazione di capacità eolica; la notizia - scrivono - «può contribuire a sostenere il recupero dei titoli del settore, come TerniEnergia, Kinexia e Gefran».

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