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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2013 alle ore 12:47.

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Prima il Bulgari Bulgari, poi il Diagono, a seguire il Serpenti e, lo scorso anno l'Octo. Una tradizione che non delude mai, quella della marca romana Bulgari, oggi parte del gruppo Lvmh, capace di reinterpretare al meglio i suoi grandi classici o pezzi iconici come dir si voglia. Un'operazione sapientemente portata a termine anche con i segnatempo delle linee Gerald Genta e Daniel Roth, e che oggi raggiunge l'apoteosi con il nuovo Bulgari Roma.

«Si tratta di un orologio che nasceva nel 1975 come regalo di Natale per i 100 migliori clienti del marchio. Non appena fu visto al polso, sotto forma di orologio digitale, suscitò curiosità e, immediatamente, una grande richiesta da parte del pubblico, che avrebbe voluto fosse prodotta una serie di quel modello. L'anno successivo, era il 1976, venne invece, proposta solo un'altra edizione limitata dell'orologio in oro giallo, disponibile in esclusiva presso la boutique di Roma.

Ed è da questo segnatempo che voleva essere solo un simbolo della riconoscenza della marca nei confronti dei suoi clienti, che prese forma nel 1977 il mito del Bulgari Bulgari». A parlare è Guido Terreni, quarantatreenne milanese, dal 2000 in Bulgari e dal marzo 2009 direttore generale della business unit orologi, che spiega così la nascita del Bulgari Roma, un segnatempo realizzato interamente in manifattura, a Neuchatel, sito in grado di gestire dalla A alla Z la produzione di qualsiasi orologio, anche di quelli multi-complicati come il Bulgari Collezione Daniel Roth Carillon Tourbillon.

«Realizzare un orologio come il Bulgari Roma ha, per noi una valenza molto importante, un tassello fondamentale che chiude il cerchio già disegnato per tre quarti quando abbiamo intrapreso l'ambizioso cammino nell'alta orologeria, ormai una realtà di cui facciamo parte a pieno titolo. Con il Bulgari Roma è stato possibile combinare contenuti tecnici innovativi, quale è il movimento di manifattura BVL 191, un calibro meccanico a carica automatica tramite massa oscillante bidirezionale in ceramica montata su cuscinetti a sfera e capace di 42 ore di riserva di marcia, con la sensibilità estetica propria della marca, che trova la sua applicazione non solo sul movimento, ma anche sulla cassa e sul quadrante.

Il risultato ottenuto mi rende particolarmente fiero. L'eccellenza orologiaia di questo modello è indiscutibile: solo grazie al savoir-faire proprio della nostra manifattura, è stato possibile reinterpretare a dovere un segnatempo iconico come il Bulgari Roma». Un'opera dunque, che vede integrata sulla lunetta, come importante elemento di design, l'incisione Bulgari Roma, un'intuizione apparentemente innovativa che aveva, invece, radici profonde, strettamente legate all'identità e alle origini di Bulgari. L'ispirazione veniva dalle monete romane antiche, sulle quali l'effigie dell'imperatore era circondata da iscrizioni incise che ne decantavano potere e prestigio. Una lunetta che nasce come perimetro della cassa cilindrica in oro rosa del diametro di 39mm ispirata ancora una volta alle imponenti colonne dei templi romani, di non facile realizzazione. A completare l'opera, ci pensa un quadrante nero corvino con i caratteristici indici in oro al 12 e al 6 cresciuti di misura per una migliore leggibilità, abbinato a un cinturino in pelle di alligatore nero con fibbia pieghevole in oro 18ct. Prodotto in un'edizione limitata a 250 pezzi che rende omaggio al modello digitale del 1975, costerà 20.400 euro.
Ultima ma non meno importante, è la notizia dell'arrivo sul ponte di comando della corazzata Bulgari del comandate di lungo corso in TAG Heuer, Jean Christophe Babin, che ne è stato Ceo per tredici anni e che, a far data dal luglio prossimo, ricoprirà la stessa posizione in Bulgari. Una chiara indicazione dell'importanza strategica che il gruppo Lvmh attribuisce al marchio romano, ultimo in ordine di tempo ad essere stato acquisito.

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