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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2013 alle ore 18:09.

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Venezia parla tutte le lingue. Il Veneto diventa poliglotta. Dall'estero e verso l'estero l'opportunità di rilanciare l'offerta turistica, smarcandola da piazza San Marco e balcone di Giulietta. Mentre il fascino di Venezia continua ad attrarre il mondo, il mondo pianta bandierine a Venezia. È un ritorno all'antico: il crollo del mercato italiano sta spingendo Venezia a recuperare la vocazione internazionale dell'antica Repubblica marinara, riavviando in tutta la regione gli scambi con l'estero. Non stupisce, in questa fase, la crescita esponenziale di acquisizioni in una delle località più amate al mondo. Per primi sono arrivati i francesi: Pinault per Punta della Dogana e Palazzo Grassi; poi il gruppo Accor (si veda articolo in pagina).

Sono in buona compagnia. È attesa a giugno la prima apertura italiana di Singapore Aman Resort: 24 suite nel Cinquecentesco palazzo Papadopoli, già sede del Cnr, con, caso unico in laguna, due giardini. Potrebbe riaprire già in estate San Clemente Palace, chiuso a novembre scorso per il fallimento di Grandi Alberghi Veneziani (gruppo Turin Hotel International). Ad acquisirlo sarà un fondo di investimento di Ankara (gruppo Permak). L'auspicio è che gli investitori esteri creino sviluppo e attivino investimenti. Come Pinault, che ha trasformato Punta della dogana in sede permanente della collezione di arte contemporanea, con risonanza in Italia e all'estero. Cultura è la parola magica di Cortina che, con il cartellone di 200 appuntamenti e sei mostre da giugno a settembre e alle azioni promozionali mirate a Germania, Giappone, Usa, Francia, Gran Bretagna, Austria (diventati i principali mercati insieme all'Italia), si è trasformata in località soprattutto estiva e internazionale.

Intanto, Venezia ha parecchi alberghi in vendita, ma il mercato resta difficile. L'eccesso di burocrazia ha spinto Kempinski Hotels a ritirare il progetto da 80 milioni a Murano. E rallenta la compravendita dell'ex Ospedale al mare del Lido. Finché il valore degli immobili non verrà riallineato al mercato, molte strutture resteranno invendute e non troveranno investitori interessati, benché consapevoli di potere ottenere redditività basse. È il caso del JW Marriott Resort & Spa sull'isola di Sacca Sessola, location remota che dovrebbe riaprire nel 2014. Dovrebbe invece concludersi in un paio di mesi l'operazione Molino Stucky alla Giudecca, all'asta (base 300 milioni di euro) dopo la liquidazione della holding Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, che lo aveva già messo in vendita un anno fa. Tra i possibili acquirenti Hilton, gestore dal 2007. Una quindicina gli alberghi attesi in laguna.

Tutte le catene internazionali vogliono una stelletta a Venezia, purché sia una struttura di lusso in location di charme. «Benvenute – commenta il direttore dell'Associazione veneziana albergatori, Claudio Scarpa – perché portano qualità e standard internazionali. Il rischio, in una destinazione dalla fortissima stagionalità, è che la concorrenza crei distorsione del mercato, con una rincorsa a abbassare i prezzi. Dal 2000 a oggi Venezia è passata da 11mila a 14mila posti letto alberghieri triplicando, extralberghiero compreso, la sua capacità ricettiva. Conseguenze? Mentre calli e campielli brulicano di turisti, Mestre, che fino a poco fa completava il centro storico su low cost e gruppi, è in crisi». Mantenere prezzi stabili durante l'anno aiuterebbe Venezia.

La vera partita si gioca sulla differenziazione dell'offerta, integrando i vari tematismi: città d'arte; quasi 100 km di spiagge; lago di Garda (in forte ascesa); montagna; enogastronomia; golf (Veneto "Destinazione golfistica da scoprire del 2013" secondo la Golf Travel Writers Association). Giocano un ruolo importante nella differenziazione dell'offerta, presenze storiche come la Biennale d'arte, appena aperta (fino al 24 novembre, oltre 440mila i visitatori attesi) o iniziative come «Manet. Ritorno a Venezia», a Palazzo Ducale, la mostra internazionale progettata da 24 Ore Cultura (Gruppo 24 Ore) con il Musée D'Orsay di Parigi chje attrarrà più di 50mila persone da tutto il mondo. E proprio sui visitatori esteri fa sempre più perno l'offerta turistica del Veneto, come spiega l'assessore regionale al Turismo, Marino Finozzi. Nel 2012 (-9% dall'Italia, +3% dall'estero), sono cresciuti, in particolare, i flussi di statunitensi (+1%), russi (+20%), cinesi (+14,3%), brasiliani (+7,5%) e indiani (+2,6%). I tedeschi rappresentano il 48% dei turisti in Veneto, mentre – evidenzia il libro "Turismo una rinascita competitiva: la visione delle imprese" di Josep Ejarque, appena presentato da Federturismo – si deve lavorare ancora molto sui Brics che, con un'incidenza del 3%, sono finora concentrati solo sul polo veneziano. Secondo Marco Michielli, presidente veneto di Confturismo e Federalberghi, è prioritaria la «costruzione di un portale unico del Veneto, valido e veloce, che spieghi a un turista kazako, ad esempio, cosa vedere nei dintorni di Venezia e Verona. Purtroppo il budget regionale per la promozione si è ridotto da 40 a 8 milioni. Ma basterebbe attrarre con un'offerta chiara e trattenere turisti un giorno in più».

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