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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2013 alle ore 11:10.

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Permetterà di ridurre del 20% i costi di trasporto, di potenziare i volumi smerciati, la velocità di consegna, i bacini serviti. Per questo attorno al progetto di ispirazione pubblica di una "Piattaforma logistica del fresco per la filiera agroalimentare di Cesena" hanno fatto sistema i principali operatori ortofrutticoli, da Apofruit ad Agrintesa, imprese di imballaggio come Cpr System fino a consorzi di condizionamento e trading.

Avviato due anni fa dal Comune romagnolo assieme al ministero delle Infrastrutture e trasporti, che ha finanziato lo studio con 100mila euro, il progetto è stato inserito nel Piano nazionale della logistica e sarà presentato ufficialmente il prossimo 17 giugno.

«Il distretto è molto frammentato, ogni impresa gestisce la logistica in proprio e in media i camion viaggiano carichi solo per il 70%, una situazione sostenibile finché i mercati corrono, ma che diventa critica se l'impresa lotta quotidianamente per restare competitiva», dice spiegando le origini della piattaforma Vittorio Severi, dirigente comunale del settore Progetti integrati, lavoro e sviluppo che ha seguito tutto il percorso del progetto a Cesena. L'area individuata per l'hub logistico del fresco è nel crocevia del casello autostradale Cesena Nord, dove si intersecano A14 ed E45, a una decina di chilometri dallo scalo merci della Romagna (Villa Selva) e a 40 dal porto di Ravenna. Pochi giorni fa si è chiuso il bando per la vendita del terreno – 27mila mq edificabili, utilizzabili per il 60% – assegnato a Cpr Servizi per 1,46 milioni. «Non si tratta di spazi enormi perché l'idea – prosegue Severi – non è concentrare i trasporti ma ottimizzare i carichi attraverso una sorta di cabina di regia della logistica, che stimiamo possa portare risparmi annui anche di 12-13 milioni di euro all'interno del distretto».

L'ortofrutta, materia prima di facile deperibilità, vale 210 milioni di euro sui 620 complessivi di produzione lorda vendibile della provincia forlivese e assieme a uova e carni avicunicole (altri 310 milioni all'origine) è la spina dorsale della produzione agroalimentare romagnola. Tra Cesena e il confine ravennate si trova il più importante distretto ortofrutticolo d'Italia, 45mila ettari che producono ogni anno 800mila tonnellate, danno lavoro a oltre 15mila addetti (il 6% dell'occupazione locale) e valgono un miliardo e mezzo di business. Il grosso è rappresentato dalla frutta, 630mila tonnellate tra pesche e nettarine, kiwi, fragole, pere, mele. E qui hanno sede gruppi cooperativi leader in Europa, come Apofruit (224 milioni di fatturato consolidato e il primo marchio in Italia nel biologico, Almaverde Bio), Agrintesa (che associa 6.400 aziende agricole e fattura 250 milioni l'anno tra ortofrutta e vino); Orogel fresco, dell'omonimo gruppo, che ha sei stabilimenti nel territorio, 2mila soci e produce 220mila tonnellate l'anno.

Un primato produttivo nel fresco che non si rispecchia in un'adeguata filiera logistica e che non ha portato ad alcuno sviluppo intermodale, pur essendocene i presupposti. Le uniche piattaforme logistiche strutturate si trovano a valle, nella Gdo (i cosiddetti Cedi, centri distribuzione), da cui transita il 90% dell'ortofrutta italiana, che nel 70% dei casi finisce poi sugli scaffali dei grandi supermercati. «Stimiamo che la piattaforma logistica potrebbe sviluppare traffici di merci fresche per almeno 400mila tonnellate l'anno - prosegue Severi - con potenzialità del bacino più che doppie, in realtà», a fronte di un investimento stimato in circa 10 milioni di euro. Quattro le soluzioni studiate che saranno proposte al territorio, ma a convincere di più è la creazione di un polo logistico a moduli funzionali con una forte integrazione tra produttori, trasportatori, industria manifatturiera e servizi.

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