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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2013 alle ore 08:29.

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Per Fiera Milano shopping estero e nuove risorse

Il closing dell'ultima operazione è arrivato qualche settimana fa: Fiera Milano ha acquisito il 75% dell'operatore cinese Worldex Exhibition che opera prevalentemente in Cina e vanta un portafoglio di sette manifestazioni. Con l'ultima preda cinese sono salite a 81 le mostre organizzate da Fiera Milano all'estero, di cui 21 in Cina. Prima di Worldex (pagata 10 volte il Mol 2013) c'era stata l'acquisizione della brasiliana Cipa per 16,2 milioni e il doppio shopping in Turchia e Sud Africa. Finita qui? No: l'ad Enrico Pazzali ha sulla scrivania almeno un paio di dossier che riguardano la moda (negli Usa) e l'alimentare (collegato all'ospitalità professionale).

«Il ruolo di organizzatore internazionale – osserva Pazzali - crescerà ancora perchè è una scelta strategica». Il progetto ricorda le strategie delle società organizzatrici globali (Reed e Gl Events) e delle fiere tedesche: alla fine un modello d'internazionalizzazione flessibile. L'anno scorso dalle manifestazioni estere sono arrivati ricavi per 24 milioni su 263 complessivi mentre il Mol è il 27% del totale (4,8 milioni su 17,9). In Italia, invece, il business risente della crisi dell'industria: nel primo semestre tra le grandi mostre di Milano, perdono metri quadrati Bit e Macef; stabili Micam, Mipel e Milano Unica mentre si conferma sui massimi livelli il Salone del mobile e cresce Tuttofood: +30% della superficie espositiva. E per l'edizione del 2015 si punta a 500-1.000 espositori in più. «Vogliamo diventare la fiera leader in Europa – ribadisce Pazzali – perchè l'eccellenza italiana nel food è fuori discussione».

Il calendario del 2013 in Italia non è favorevole «e il biennio 2013-14 sarà molto difficile per l'economia italiana». Che fare? «Agiremo su due leve – spiega Pazzali – La prima è quella di continuare a sviluppare il business internazionale, l'altra è di cogliere la straordinaria opportunità offerta da Expo 2015». Fiera Milano è, infatti, partner ufficiale dell'evento e ha l'incarico di progettare i nove padiglioni collettivi. Peraltro il tema dell'alimentazione è congeniale a Tuttofood, la cui quinta edizione si aprirà subito dopo l'inaugurazione dell'Esposizione. A rubare la scena ci sarebbe un maxi padiglione con mille aziende annunciato da Federalimentare (comproprietaria di Cibus). «L'annuncio di Federalimentare – sostiene Pazzali – non è avvalorato da nessun contratto. La strategia degli annunci rientra in una logica provinciale: non faccio commenti su una cosa che non esiste». Poi Pazzali si sofferma ancora su Expo e sul Padiglione Italia «a cui daremo il massimo contributo». «Il Padiglione Italia – aggiunge – dovrà diventare la vetrina del made in Italy. Poi se ci saranno altre opportunità Fiera Milano farà la sua parte».

Il top manager si batte come un leone, ma Fiera Milano ha bisogno di risorse fresche (provenienti dalla cessione a un fondo dell'asset di Rho-Pero o/e dalla riduzione dell'affitto dei quartieri espositivi che ha pesato nel 2012 per 54 milioni) per sostenere gli investimenti internazionali (in particolare per entrare nella società che organizza le giornate della moda a New York) e reggere alla caduta del business domestico. La Borsa ha reagito bene al nuovo corso spingendo il titolo dal minimo di 2,8 euro del 2012 ai 4,48 di ieri. L'azionista Fondazione Milano invece è incerto: è alle prese con un difficile cambio di governance, con i nuovi equilibri politici della Regione Lombardia e da un Comune di Milano che vuole contare. Pazzali oggi dimentica le divergenze del passato e si mostra conciliante: «Fino a giugno la Fondazione e gli stakeholder sono stati un acceleratore di Fiera Milano. Confido in un cambio di statuto veloce, per dare ancora una mano a Fiera».

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