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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2013 alle ore 12:22.

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Poca tv e tanto web sugli AC 72 superveloci

Il defender della Coppa America è Oracle di Larry Ellison, il suo skipper è Russell Coutts e il timoniere è James Spithill: staranno a guardare gli sfidanti mentre combatteranno tra loro da dopodomani sotto il Golden Gate con lo sfondo di Alcatraz, nella Louis Vuitton Cup, per conquistarsi il diritto a competere per il titolo in settembre, alla 34/ma edizione della regata delle regate. La mancanza di programmi certi e la novità dei catamarani volanti ha tenuto lontani molti team, spaventati anche da costi che poi non si sono dimostrati tali, anzi inferiori al 2007. Ma sull'inaugurazione e sull'avvio delle gare (la prima, domenica 7 luglio) incombono le nubi di una sfida legale perchè i team di Emirates New Zealand e Luna Rossa hanno contestato alcuni articoli delle nuove norme di sicurezza al punto che i kiwi hanno manifestato la loro contrarietà alla giuria internazionale e il caso sarà discusso l'8 luglio.

Gli italiani, invece, nel caso di non soddisfazione delle proteste, sono pronti a ricorrere alla Corte suprema di New York. Gli sfidanti sono solo tre. Gli svedesi di Artemis – condotti da Paul Cayard, nel caos per la perdita di Simpson, con una barca sotto sequestro e una che ancora non funziona – dovranno restare fuori da tutte le regate in programma in luglio. Artemis, budget attorno agli 80 milioni di dollari, dopo la rinuncia di Mascalzone Latino di Vincenzo Onorato, è il Challenger of record. Gli altri due sfidanti sono Emirates Team New Zealand, budget circa 70 milioni, e Luna Rossa, oltre 50 milioni di dollari. Il primo è condotto da Grant Dalton e lo skipper è Dean Barker. C'è un po' di Italia anche qui: l'uomo che ha sostenuto il team nei momenti di difficoltà è Matteo De Nora. Di Luna Rossa sappiamo già quasi tutto; il patron Patrizio Bertelli è alla sua quarta sfida (in quasi duecento anni solo Thomas Lipton è arrivato a cinque, a quattro Alan Bond e il barone Bich), lo skipper è Max Sirena, il timoniere Chris Draper e il tattico Francesco "Checco" Bruni. Neozelandesi e italiani condividono una parte del design, le loro barche sono simili. Poca tv: al momento non si sa ancora se ci sarà e come. Molto internet, invece: sarà il modo migliore di seguire la regata anche se non è previsto un commento in italiano.

Chi vincerà? Dal 1851 ha sempre vinto la barca più rapida. Questa è una regata che ha scritto la sua storia con la grammatica dell'innovazione. Quelli che adesso sembrano pachidermi di quaranta metri, i sontuosi J Class, con le loro linee decadenti e nostalgiche, erano in realtà i "mostri" degli anni Trenta: costruiti con l'aiuto di industrie aeronautiche, proprio come succede adesso per i catamarani della classe AC 72, voluta da Russell Coutts per Larry Ellison per portare spettacolo e rivoluzione in un mondo dove, forse, per inseguire il pubblico, era meglio mettere a punto lo spettacolo e le promesse riprese televisive (troppo costose?). L'aviatore sir Thomas Octave Murdoch Sopwith, da sfidante di Harold Vanderbilt, per gli Endeavour, aveva voluto gli ingegneri delle sue fabbriche, da cui erano usciti i Sopwith Camel cari a Snoopy, quelli che sui cieli d'Europa incontravano il Fokker del Barone Rosso. Dunque poco si inventa, tanto si applica, anche perché tutto quello che si muove in acqua somiglia tanto a quello che vola in cielo. E gli AC 72 volano sull'acqua con le loro ali rigide e le derive da aliscafo. Ali che già il magico Dennis Conner aveva usato per umiliare i neozelandesi nell'88 con il suo Stars & Stripes. Al bar adesso si parlerà in aeronautico: drag, fin, foil, wing, wetted surface, Cfd (computational fluid dynamics): se dopo Azzurra e il Moro erano tutti professori in tattica dopo questa Luna Rossa saranno tutti ingegneri.

Per vincere sul nuovo percorso, i tecnici calcolano solo sette virate per lato di bolina e due strambate nella poppa. Altro che corpo a corpo, bisognerà star lontani dall'avversario ed essere più veloci. Purtroppo questi catamarani sono troppo potenti: formidabili prestazioni, formidabili rischi. Come in Formula Uno? Si, no, quasi: passato il tempo in cui salirci era sinonimo di vivere a tomba aperta, le auto hanno raggiunto un grado di sicurezza notevole. Lo stesso carbonio con cui sono costruite le barche serve per realizzare una cellula di sicurezza dove il pilota è protetto. Purtroppo Andrew "Bart" Simpson è rimasto troppo a lungo sotto la vela rigida della sua Artemis ribaltata in allenamento. Era la barca per cui si era battuto e che aveva voluto "foiling" quando non lo era nel progetto iniziale. Dice Brad Butterworth, skipper di Alinghi nel 2007, amico di Coutts e adesso spettatore: «Ogni morte nello sport è inaccettabile, tuttavia nella vela siamo abituati a convivere con il rischio se navighiamo a Capo Horn o negli oceani del Sud in condizioni estreme. Ma morire in un porto con vicini tutti i sistemi di sicurezza quello no, non è accettabile». Come dargli torto.

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