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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2013 alle ore 18:07.

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Merck Serono a BariMerck Serono a Bari

La congiuntura dell'industria in Puglia sta migliorando, sia pure lentamente e a macchia di leopardo. A Taranto l'Ilva (11.500 addetti diretti) - con investimenti in corso per adeguamenti alla nuova Aia (Autorizzazione integrata ambientale) per 325 milioni quest'anno e 1,4 miliardi nel 2014-15 - registra da maggio un aumento di domanda anche dall'estero. La tedesca Getrag a Bari (780 addetti e 160 interinali) sta incrementando la produzione dei nuovi sistemi di cambio per auto, esportandone volumi crescenti.

L'Alenia Aermacchi a Foggia (950 occupati) e Grottaglie (730) aumenta i turni di lavoro per le due sezioni di carlinga e gli stabilizzatori di coda in fibra di carbonio del Boeing 787. A Brindisi l'Agusta Westland (506 occupati) e l'Avio (650) – da poco acquisita con la divisione motoristica dalla General Electric – contano da tempo su un portafoglio commesse costante. La GE Oil&Gas Nuovo Pignone a Bari (300 addetti) vede crescere ormai da giugno gli ordini dall'estero di pompe, valvole e sistemi per l'energia, mentre la Magneti Marelli nella fabbrica di Bari (970 occupati) avvia un altro investimento di 33 milioni, con un contributo della Regione di 9, per la costruzione di motori ibridi, nuove frizioni elettroniche ed iniettori-benzina ad alta pressione. Molto elevato si mantiene l'export delle big pharma Merck Serono a Bari e Sanofi Aventis a Brindisi. Inoltre acquisti dai mercati internazionali stanno giungendo a molte Pmi come Thermocold (leader nel Sud per i condizionatori), Masmec (automazione), Bari Fonderie Meridionali (armamento ferroviario e Mer.Mec (treni speciali), mentre la Fiat Auto torna a trainare subfornitori selezionati come la leccese Lasim.

I margini di redditività sono ancora mediamente contenuti, ma le aziende interessate riducono la Cig, assumono spesso interinali e ottengono credito aggiuntivo. Già l'indagine Prometeia-San Paolo nel primo trimestre aveva rilevato in distretti del Barese (meccatronica, safety-shoes, abbigliamento, olio e pasta) aumenti di esportazioni pari all'11,8% sui primi 3 mesi del 2012: la provincia così è rimasta in testa in Puglia per vendite oltreconfine come nel 2012, quando ha raggiunto i 3,6 miliardi. Ma nel primo trimestre l'export totale regionale ha subito una flessione del 16,1%, fra le più alte in Italia, ma per le minori vendite dell'Ilva, a causa del sequestro dal novembre 2012 della merce prodotta, e sbloccata solo con la pubblicazione della sentenza della Consulta sulla legge 231.

I dati sull'occupazione, che tuttora allarmano, dicono che nel 2012 la flessione in Puglia era stata dello 0,6%, contro lo 0,8% nel Nord-Ovest, l'1% nel Nord-Est, l'1,2% nel Centro-Italia e l'1,2% nel Mezzogiorno. Certo, la disoccupazione è ben più alta del Nord, ma risulta nella media inferiore a quella nel Sud, e di alcune sue regioni in particolare. Insomma - pur fra acute difficoltà aziendali e occupazionali e con tavoli di crisi al ministero dello Sviluppo economico per Natuzzi e Bridgestone - alcuni indicatori pongono in luce da tempo la forte resistenza del sistema economico pugliese alla recessione che sinora, pur stressandone i settori portanti, ne ha confermato una forza strutturale ormai di lungo periodo. Concorrono a determinarla - insieme a tessuti diffusi e tuttora molto dinamici di Pmi locali - più di 80 stabilimenti di 55 grandi gruppi nazionali ed esteri. Così, la Puglia, pur fra diversi stop and go, si conferma la locomotiva del Sud produttivo migliore, che non vuole arrendersi al declino. Non a caso, il valore aggiunto manifatturiero in Puglia (6,3 miliardi) è stato superiore nel 2010 a quello di Croazia (6 miliardi), Slovenia (5,9 ) e Bulgaria (4,5).

Ma non di solo manifatturiero vive la regione. L'agricoltura locale è la prima in Italia per numero di aziende, pari a 275.633, diminuite nel 2010 del 18,1% rispetto al 2000, ma meno del -32,2% nel Paese. La superficie utilizzata, invece, con 1,2 milioni di ettari, vede la Puglia al secondo posto dopo la Sicilia, ma rispetto al 2000 è cresciuta del 2,7%, mentre in Italia è diminuita del 2,3%. L'industria dell'ospitalità - cresciuta nell'ultimo settennio per arrivi e presenze che nel 2011 oltrepassarono i 13,5 milioni - anche nell'estate che volge al termine, nonostante la situazione economica, ha confermato la forza dei suoi attrattori con un +5% di turisti sul Gargano e nel Salento. Export, industrie trainanti, agroalimentare e turismo restano pertanto le leve più forti, anche se non le uniche, su cui puntare per il rilancio dell'economia e dell'occupazione della locomotiva Puglia.

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