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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2013 alle ore 11:52.

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Brasile, Cina, Pacifico: ecco le rotte dei big

Azimut Benetti (valore della produzione a 600 milioni, 2.100 dipendenti) sta tenendo l'andatura di un maratoneta. Francesco Ansalone, responsabile marketing, descrive con un'immagine le strategie dell'azienda di Avigliana. In questa corsa, la presenza del gruppo in Brasile (con polo produttivo, sede commerciale e centro di assistenza, manager italo-brasiliani e oltre 200 dipendenti locali) sta diventando sempre più importante in prospettiva Sud America): «Da Argentina, Uruguay, Cile, Perù e altri vediamo segnali di interesse – rileva Ansalone – Dal cantiere di Santa Catarina, sempre più nel ruolo di hub, ci aspettiamo aumenti di valore in tutto il Mercosur».

Quello che sta avvenendo oggi è l'esito di una scelta che pesca nel 2009 quando Azimut Benetti decide di chiudere il rapporto di licensing con un costruttore locale che faceva prodotti col marchio italiano ma, per così dire, brasilianizzati. «Ci siamo resi conto che proprio i clienti brasiliani - spiega Ansalone - volevano il vero made in Italy e che quello che avevano in quel momento consideravano una copia. Avevamo pensato di commercializzare direttamente col mercato brasiliano, ma c'era il problema delle barriere valutarie e dei dazi, così abbiamo deciso per una presenza stabile. Ora produciamo lì quattro modelli». L'esperienza in Brasile ha l'obiettivo «di essere più vicini ai mercati di destinazione – spiega Ansaloni – Lo stiamo facendo anche negli Usa, con supporto commerciale e di assistenza diretto, come pure in Cina, a Shangai con Azimut e a Hong Kong con Benetti e a Dubai, sempre con Benetti».

Massimo Perotti, presidente dei cantieri Sanlorenzo - 170 milioni di fatturato, 200 dipendenti, neanche un'ora di Cig e nessuna riduzione di personale – dà l'impressione di un combattente uscito di trincea. Ma vincitore. «Siamo una delle pochissime aziende di livello internazionale ad aver mantenuto il fatturato pre-crisi. All'origine della nostra performance ci sono alcune scelte strategiche fondamentali. Dalla totale personalizzazione dell'imbarcazione per i clienti al rapporto diretto con loro tramite una rete commerciale di brand representative, società di Sanlorenzo nel mondo che commercializzano il prodotto direttamente, senza intermediari o dealer, fino alla graduale e costante espansione in tutti i mercati del mondo: inizialmente in Nord Europa ed in Russia, nel Nord e Sud America. Successivamente – prosegue il presidente – abbiamo dato vita al Sanlorenzo Gulf in Medio Oriente. Ora puntiamo molto sul grande mercato Asia-Pacific, mediante l'accordo che abbiamo recentemente sottoscritto con i cinesi della Sundiro».

In un contesto nel quale si assiste a un diffuso shopping dei cinesi sul mercato italiano, con acquisizioni per il controllo, l'accordo tra Sanlorenzo e Sundiro prevede un aumento di capitale del valore di 30 milioni di euro, da sottoscrivere in parte dai cinesi e in parte dai soci del cantiere, che non intaccherà però la maggioranza italiana dell'azienda, che rimarrà di proprietà di Massimo Perotti quale maggior azionista.
Barra dritta verso l'area Asia Pacific, invece, per Ferretti, che, «dopo la partnership strategica con il gruppo industriale cinese Weichai» (che ne ha assunto a gennaio 2012 il 75% del capitale sociale), «ha individuato in questo mercato la crescita futura del business nautico». Una direzione che fa il paio con un'altra rotta strategica: «i mercati americani». Ferruccio Rossi, ad del gruppo Ferretti, sta lavorando per sostenere «un'ulteriore espansione commerciale a livello internazionale: registriamo attualmente circa il 15% delle vendite nell'area Apac, il 50 nell'area Europa, Medio Oriente e Africa e il 35 nelle Americhe. Nostro obiettivo al 2018 sarà, invece, conseguire fatturati pressochè equivalenti nelle tre aree».

«Wiechai – conclude Rossi – ci permette di conseguire i programmi di crescita in un'ottica di medio-lungo termine, sostenendo il nostro Gruppo con le proprie risorse e al contempo consentendoci di continuare a operare in autonomia, mantenendo la nostra sede e i nostri cantieri produttivi in Italia».

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