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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2013 alle ore 11:52.

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Genova riparte con un Salone a misura di espositori

Un Salone nautico realizzato su misura per gli espositori, che si confronta certo con la crisi del comparto ma con la consapevolezza che il momento difficile è dovuto alla contingenza del calo dei consumi e non a un - più pericoloso - cambio del sistema distributivo. Con queste certezze Antonio Bruzzone, ad della Fiera di Genova e Marina Stella, direttore generale di Ucina, la Confindustria nautica, si apprestano ad affrontare oggi l'apertura del 53° boat show genovese, che proseguirà fino al 6 ottobre, con una durata complessiva di cinque giorni, contro i nove delle precedenti edizioni.
Benché più breve e più piccola negli spazi, la kermesse presenta numeri di tutto rispetto: 180mila metri quadrati di esposizione, 100mila dei quali di specchio acqueo, allestiti in un layout del tutto nuovo, caratterizzato da un red wall, un muro rosso, che accompagna i visitatori e da un nuovo passaggio soprelevato nonché da sei aree espositive tematiche. E poi 750 espositori, mille imbarcazioni presentate, di ogni tipologia, con la possibilità, per tutte, di offrire prove in mare ai potenziali acquirenti.

«Il Salone di Genova - afferma Bruzzone - è l'appuntamento leader in Italia per la nautica e resta un punto di riferimento. In genere le esposizioni all'interno delle fiere entrano in crisi se cambia il sistema distributivo del prodotto esposto. È successo alla Mias, la fiera degli articoli sportivi che, con l'arrivo di grosse catene, come Decathlon o Foot Locker, ha perso i grandi marchi, i quali non sentono più la necessità di andare alla fiera per incontrare i piccoli commercianti. Nella nautica, però, non è così. In questo settore i saloni restano centrali per la vendita: rappresentano il momento in cui il cliente può vedere tante offerte, sceglierne una e iniziare, se non chiudere, la trattativa per l'acquisto. La discesa dimensionale del salone genovese, dunque, dipende solo dal fatto che il mercato è in crisi, perché legato alla crisi dei consumi in Italia».

E proprio per fronteggiare la situazione appena descritta, aggiunge Marina Stella, «siamo arrivati a costruire, quest'anno, un salone taylor made per gli espositori, che sono i nostri iscritti. E questi, oltre a decidere che la kermesse doveva continuare a rappresentare tutta la filiera nautica, hanno chiesto un contenimento dei costi di partecipazione che ha portato a riequilibrare la superficie espositiva, anche spostandola più sull'acqua. Alla fine, i costi diretti e indiretti per le aziende saranno contenuti almeno del 30%. Abbiamo messo in conto che questo ci darà entrate minori ma dovevamo andare incontro ai nostri associati, i quali puntano a recuperare la domanda interna, caduta a minimi storici. Dal punto di vista della redditività, per gli organizzatori questo boat show non sarà certo un fuoco d'artificio; ma si doveva agire, anche investendo come abbiamo fatto (circa 660mila euro in più delle passate edizioni, ndr), per far recuperare credibilità al Salone. Era necessario riqualificarlo tutto e, su questo, ci siamo trovati in perfetta sintonia con Fiera di Genova».

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