Impresa & Territori IndustriaLa via «alta» alla sostenibilità passa attraverso il Gran Paradiso
La via «alta» alla sostenibilità passa attraverso il Gran Paradiso
di Aldo Bonomi | 12 novembre 2013
Le pratiche green, dice un rapporto Unioncamere-Symbola, sono tra i motori della sotterranea metamorfosi dei nostri territori produttivi, con 328mila imprese che nella crisi hanno investito in prodotti e tecnologie verdi. Quando sento parlare di green economy, prima che alle reti energetiche, penso a questo lavorio che tiene insieme virtù civiche, sensibilità sociale e voglia di futuro. E che richiede però istituzioni che le alimentino.
Si prenda la Valle d'Aosta, che osservo da anni nel suo fare désenclevement. La regione ha da sempre molti visitatori, ma fino a ieri i turisti erano mobilitati dagli investimenti immobiliari e dall'industria dello sci; grandi poli e troppe seconde case disegnavano un modello insostenibile. Oggi si ripensa il prodotto e si guarda "sotto la neve", per attrarre il nuovo turismo delle esperienze mobili, la voglia di autenticità e natura.
Il turismo natura in Italia vale 100 milioni di presenze annue negli esercizi ricettivi dei parchi ed è in continua crescita. Il Gran Paradiso, diviso tra Valle d'Aosta e Piemonte, è stato il primo Parco Nazionale italiano (1922). Ex riserva reale, era concepito come eccezione conservativa imposta alle comunità locali, ma a partire dagli anni 80 e 90 è stato "aperto".
L'economia montana sostituiva l'agro-silvicoltura comunitaria con le produzioni di qualità e l'accoglienza turistica dolce; la società alpina, in cui è cresciuta una generazione non più disposta a svalorizzare ambiente, suoli e cultura, si è "ripresa" il Parco. Concertando con le autorità la pianificazione del territorio e dotandosi di una Fondazione (Grand Paradis) per valorizzarne le peculiarità naturalistiche e culturali.
Oggi la sfida è portare il Parco oltre i suoi confini. Il Parco o è margine o motore di nuove relazioni sociali e produttive. Nel Gran Paradiso, che ha destinato il 50% dei suoli alla wilderness, s'intrecciano ricerca scientifica sulla biodiversità, turismo natura, certificazione delle produzioni, tecnologie smart per la mobilità e la fruibilità del territorio. Soluzioni che, senza fondamentalismi, sono "esportabili", dando valore al bene comune territorio e fornendo lo spunto per l'innovazione delle imprese.