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19 marzo 2014

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Meccanica pronta allo scatto nel 2014

MILANO. «La devo lasciare, sono a Istanbul, tra poco vedo un cliente per una commessa».

Raffaella Carabelli, imprenditrice del meccanotessile, quest'anno per lavoro ha già trascorso all'estero quasi 200 giorni. «Naturale – spiega il presidente di Acimit – perché la crescita bisogna andarsela a cercarla dove c'è». All'estero, appunto. Perché anche nel 2013, così come nell'anno precedente, la vera salvezza della meccanica tricolore è stata proprio nei mercati oltreconfine, capaci di realizzare in media le performance migliori. Il comparto dei beni strumentali, proprio grazie alla preponderanza dei ricavi internazionali, pari ad oltre i tre quarti del fatturato globale, dovrebbe così riuscire a chiudere il 2013 con ricavi a 29 miliardi, in linea con quanto realizzato l'anno precedente. Performance media che tuttavia vede una discreta dispersione dei risultati con molti segni meno ma anche un nuovo record storico per i macchinari del packaging, visti in crescita di quasi otto punti a ridosso di quota sei miliardi di ricavi. Crescita a cui si aggiunge il progresso stimato in 2-3 punti percentuali di produzione per i macchinari per vetro e per il comparto legato alla grafica. I robot di Ucimu, i macchinari da ceramica (Acimac) e da oleodinamica (Assofluid) dovrebbero chiudere l'anno alla pari o con flessioni massime di un punto percentuale, mentre per fonderia (Amafond), legno (Acimall), plastica (Assocomaplast) e meccanotessile (Acimit) le riduzioni dovrebbero essere maggiori.

Grazie allo scatto del packaging il bilancio globale del settore dei beni strumentali resta comunque almeno alla pari, se non in lieve crescita, in un comparto che occupa più di 145mila addetti, vale il 5,6% dell'export nazionale e l'1,9% del prodotto interno lordo.
Per le categorie rappresentate da Federmacchine nel 2012 il rapporto tra export e produzione ha raggiunto il 75% e nel 2013 il risultato sarà ancora più alto: in parte per la tenuta o crescita dell'export, in parte per la riduzione progressiva del mercato interno. «Per noi l'Italia vale il 5% dei ricavi – spiega cinzia Schiatti, imprenditrice dei macchinari per vetro e presidente di Gimav – e quindi la nostra priorità è sempre e comunque rappresentata dall'export». «In Italia il mercato è debole – aggiunge il presidente di Acimga Marco Calcagni – ma c'è anche la tendenza ad allungare i tempi nelle decisioni di investimento: ecco perché la Sabatini-bis potrebbe aiutare, oggi è la finanza a frenare e un sostegno in conto interessi farebbe comodo a tutti».

Export che tuttavia non è più la "macchina da guerra" del 2012 e che in più di un settore e più di un Paese mostra nel 2013 performance negative. «Per noi il mercato della casa è cruciale – spiega il direttore generale di Acimall Dario Corbetta – e in Europa il quadro del settore non è affatto positivo. Fino a pochi anni fa la Spagna da sola valeva per il nostro comparto quasi 100 milioni di ricavi, oggi ridotti ad appena una ventina».

Acimall nel 2013 cede una novantina di milioni di export, così come in calo è anche il settore dei macchinari da fonderia. Dove però nel 2014 qualche spiraglio è visibile. «Il 2013 è stato pessimo – spiega il presidente di Amafond Francesco Savelli– ma in prospettiva vedo tantissimi nuovi progetti di investimento, in Germania ma anche in Italia. Alcune aziende stanno ricostruendo capacità produttiva e se questo accade l'inversione di tendenza mi pare possibile».

Il 2013 vissuto dai beni strumentali è analogo a quello della meccanica varia rappresentata da Anima, comparto da 40 miliardi di euro, con una produzione in calo dello 0,6% nel 2013. Frenata interamente legata alla riduzione del mercato interno mentre l'export, salito al 57% dei ricavi, è in progresso di oltre un punto.

Tra i comparti rappresentati da Anima solo le tecnologie alimentari dovrebbero riuscire a chiudere l'anno in lieve progresso (+0,3%), mentre per energia, logistica, industria edilizia e sicurezza le performance saranno negative.

Per la meccanica in generale il 2013 si chiude così in un quadro di faticosa tenuta complessiva, su cui però per fortuna si innestano ora prospettive migliori. Gli analisti di Unicredit e Prometeia vedono infatti proprio macchinari e componentistica meccanica ai primi posti tra le filiere produttive in termini di recupero dei volumi.

Un guadagno del 7-8% di fatturato in due anni che porterà i due settori, almeno in termini nominali, a ridosso dei livelli pre-crisi.

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