Impresa & Territori IndustriaHi-tech e incentivi mirati per cogliere la ripresa
Hi-tech e incentivi mirati per cogliere la ripresa
di Giovanna Mancini | 8 gennaio 2014

I numeri sono quelli resi noti qualche settimana fa da Ceced Italia (l'associazione che riunisce i costruttori di elettrodomestici) e pubblicati sul nostro giornale. Fotografano una produzione dimezzata nell'arco di 11 anni, durante i quali l'Italia è passata da 30 a 13 milioni di apparecchi prodotti, e si accompagnano alle storie reali di migliaia di dipendenti che hanno perso o rischiano di perdere il posto di lavoro, anche in grandi gruppi come Indesit, Whirlpool o Electrolux.
Eppure, tra i produttori italiani di elettrodomestici negli ultimi mesi dell'anno sembra essere tornato un po' di ottimismo, come spiega Marcello Antonioni, economista di StudiaBo che, per conto di Ceced ha, elaborato l'indagine semestrale sul clima di fiducia tra gli imprenditori. Il mercato interno dimostra qualche timido miglioramento, grazie soprattutto agli incentivi governativi sulle ristrutturazioni, che comprendono anche l'acquisto di grandi elettrodomestici energeticamente efficienti. Anche i dati diffusi da Aires (l'associazione dei commercianti del comparto) conferma un recupero delle vendite in Italia a partire da agosto 2013, trainate soprattutto dall'Ecobonus introdotto dal Governo: addirittura +11% a novembre, rispetto allo stesso mese del 2012. «Il mercato interno resta tuttavia su livelli inferiori del 25-30% rispetto al 2007», precisa Antonioni, mentre dall'estero arriva un sostegno più concreto, con vendite in aumento del 10% fuori dall'Europa.
«Siamo consapevoli che il comparto non potrà tornare agli splendori del passato – dice Franco Secchi, presidente di Ceced –. Ma dobbiamo tentare ogni strada per non perdere quello che è rimasto, che comunque è molto». L'industria degli elettrodomestici dà oggi lavoro a 130mila addetti (diretti e indiretti) e fattura 13 milioni di euro l'anno, di cui 9 all'estero. Non si tratta di salvaguardare soltanto le fabbriche, ma anche «quel patrimonio di competenze e capacità di innovazione che sono una nostra peculiarità settore – aggiunge Secchi –. Non sostenerlo significherebbe chiudere il futuro, oltre agli stabilimenti». Perché in un comparto che ha storicamente investito molto in ricerca e sviluppo – dando vita negli ultimi anni ad apparecchi più performanti, silenziosi, ecologici e a basso consumo – restare indietro sull'innovazione significherebbe perdere rapidamente e irrimediabilmente competitività sui mercati internazionali, quelli che oggi contano per salvarsi.
«La sfida sui grandi volumi non è più possibile – prosegue il presidente – nel momento in cui ci troviamo a competere con una Cina che ogni anno produce 250 milioni di pezzi. Dobbiamo puntare sulle linee innovative, sul medio-alto di gamma, che consenta anche di sostenere un costo del lavoro superiore ai concorrenti».
L'innovazione è il primo punto al centro del «Progetto Orizzonte», a cui Ceced sta lavorando assieme a Confindustria e alle associazioni territoriali degli Industriali: un piano strategico per il settore da completare entro fine mese e da presentare al tavolo richiesto al Governo per affrontare la crisi del comparto. I produttori propongono di sostenere l'innovazione con incentivi e sgravi fiscali alle imprese che fanno ricerca e sviluppo, partendo dalla considerazione che lo scorso anno le aziende hanno investito, da sole, 350 milioni su questo fronte: «Potremmo fare molto di più se supportati dal Governo», precisa Secchi. E poi sarebbe importante rendere stabili gli incentivi all'acquisto; ridurre cuneo fiscale e costi energetici per i produttori; sostenere le reti di impresa e la collaborazione tra filiere.
Tutto per non lasciar cadere nel vuoto gli spiragli degli ultimi mesi: «Tutti speriamo in una piccola ripresa – conclude Secchi – visto che nel 2013 la caduta sul mercato italiano si è fermata». Ma se l'Italia può al massimo stabilizzarsi, nel 2014 la vera sfida sarà sui mercati esteri che, sostiene Marcello Antonioni «non possono più essere soltanto quelli europei, come storicamente è stato per gli elettrodomestici italiani: è necessario allargare oltre lo sguardo». Come insegnano due segmenti del comparto che, in controtendenza, hanno registrato quest'anno una crescita di fatturato, ovvero l'area professionale per il food e gli apparecchi domestici a biomassa (stufe e caminetti).