Impresa & Territori IndustriaLa leva immobiliare per far rialzare la Fiera del Levante
La leva immobiliare per far rialzare la Fiera del Levante
di Vincenzo Rutigliano | 4 febbraio 2014
(Ansa)
Il rilancio della fiera del Levante è tutto nella valorizzazione immobiliare del quartiere espositivo, il vero "appeal" per l'ingresso dei privati nella sua gestione. Per mettersi alle spalle anni di bilanci in rosso, spese molto dubbie, scontri tra i soci fondatori e personale in esubero da tagliare, non resterebbe dunque che privatizzare.
Per questo nello studio che Invitalia ha redatto su richiesta del presidente dell'ente, Ugo Patroni Griffi, è stato previsto l'affidamento per 30 anni della gestione e per 50 del diritto di superficie su alcune parti del quartiere fieristico. La fiera cioè diventerebbe un enorme asset immobiliare valutato in 75 milioni di euro (50 per le strutture e 25 per gli investimenti previsti nel prossimo triennio).Su tutto questo devono esprimersi i soci fondatori che devono approvare il bando di ricerca di mercato del patner privato ed il progetto di rilancio.
Nei bandi, già pronti, viene quindi descritto lo scenario prossimo venturo della fiera e le procedure di due diligence e di data room necessari per i soggetti interessati al quartiere fieristico o a una parte. E questo è il profilo tecnico. Quello politico deve maturare con le indicazioni necessarie sulle modalità di concessione della gestione degli eventi fieristici e degli spazi relativi e sulla concessione, o no, del diritto di superficie.
Scelte decisive per attrarre il privato che deve conoscere l'orizzonte temporale entro cui ammortizzare gli investimenti, corposi, da effettuare per il rilancio del quartiere fieristico. Tanto corposi che è difficile immaginare che a candidarsi al rilancio possa essere un solo privato. E' più probabile che dal mercato vengano candidature con più cordate di imprenditori, soprattutto locali. Senza escludere l'inserimento di partner esteri. Forse gli stessi tedeschi di Frankefurt Messe che, a settembre scorso, sono stati a Bari, invitati dal nuovo presidente, proprio per valutare possibili terreni di collaborazione e sviluppare progetti fieristici in Puglia, nel Sud ed in Europa.
Tutto però, fanno osservare in fiera, è sempre legato al futuro del quartiere: senza la sua ristrutturazione nessun partner, estero o italiano, mostrerebbe l'interesse necessario, dovendo investire risorse multimilionarie. Insieme alla privatizzazione il rilancio passa attraverso il risanamento dei conti, ovvero debiti per 20 milioni (di cui 4,5 verso le banche, 9,7 verso fornitori, 1,1 per vertenze dei dipendenti,etc.), ricavi in flessione del 65% tra il 2002 ed il 2012 e crollo della Campionaria - la ultradecennale rassegna generalista, la più grande e l'ultima di questo genere rimasta in Europa - che negli ultimi 3 anni ha registrato meno visitatori (800mila), meno espositori (dell'85%) e meno spazi espositivi (del 27%).
Uno "sfascio" come lo chiama il sindaco di Bari, Michele Emiliano, la cui "responsabilità è della regione che, prima di Patroni Griffi, ha fatto nomine senza coinvolgerci", con un chiaro riferimento ai precedenti presidenti, Cosimo Lacirignola e Gianfranco Viesti. Anche l'ultimo conto consuntivo approvato, quello del 2012, si è chiuso in perdita, per 3,1 milioni, e la società di revisione Kpmg ne stima "3,2 per il 2013 e 3 anche per gli esercizi successivi stante l'attuale struttura dei ricavi e dei costi operativi". Servono 10 milioni di euro entro l'anno per gestire le attività fieristiche e le operazioni connesse alla privatizzazione ed urge ricapitalizzare, almeno per 4,5 milioni. Sui conti pesa pure il costo del personale (67 dipendenti) definito "insostenibile" e che deve scendere da 3,7 a 1,2 milioni.
Insieme ai piani di privatizzazione e ai tentativi di risanamento finanziario, Patroni Griffi ha cercato di stringere nuove alleanze commerciali con altri enti fieristici: come per Genova e per Padova con lo Smau a Bari e il recupero di vecchie rassegne come ExpoArte o nuove come quella del Ciclo.
