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Pompei, otto mesi di passione

17 luglio 2014

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Impresa & Territori Made InIl progetto degli industriali

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Il progetto degli industriali

Una possibile risposta del mondo produttivo agli storici problemi di Pompei c'è già. E dal 29 novembre 2011, poco più di un anno dopo quel crollo della Schola Armatorum che fece il giro del mondo. Quel giorno a Parigi, mentre i funzionari di ministero dei Beni culturali e Unesco firmavano un accordo per creare i presupposti alla permanenza dell'area archeologica vesuviana nella lista dei beni patrimonio dell'umanità, una delegazione dell'Unione industriali di Napoli sottoscriveva con Acen e regione Campania una lettera d'intenti per il rilancio della "buffer zone" degli scavi fondata su "due gambe": i beni archeologici e appunto lo sviluppo del territorio circostante.

L'idea consiste nello sviluppare, sull'area extra moenia del sito, un'offerta di servizi e "prodotti" che arricchisca l'esperienza di fruizione del "sistema Pompei" in maniera da accrescere spesa e tempi medi di permanenza dei visitatori e attrarre nuove tipologie di turismo. Perché nell'area vesuviana c'è carenza di servizi e infrastrutture degne del grande attrattore rappresentato dal sito archeologico e un'operazione come quella messa in campo da Unindustria Napoli punta proprio a colmare questo gap.

Il tutto destinando una royalty pari all'1% dei fatturati delle nuove attività a manutenzione, restauro e conservazione del sito. «Il nostro progetto – spiega l'imprenditore Ambrogio Prezioso, consigliere delegato al Centro Studi della territoriale di Confindustria – prevede investimenti per diverse centinaia di milioni finalizzati a rendere maggiormente attrattiva e fruibile l'area extra moenia degli scavi, reinvestendo attraverso un meccanismo virtuoso parte degli introiti che sorgeranno nella cura del sito». Dell'iniziativa si cominciò a discutere ai tempi del governo Monti ma l'instabilità politica e i continui avvicendamenti all'interno dei vari dicasteri che hanno caratterizzato gli ultimi tre anni non hanno ancora consentito il passaggio dal business plan alla realizzazione delle opere. «Siamo comunque pronti a fare la nostra parte – prosegue Prezioso – e al tempo stesso aperti al dialogo con le istituzioni così da rafforzare ulteriormente il progetto. Investire sull'area significa portare sviluppo e posti di lavoro dove al momento ci sono disoccupazione e carenze infrastrutturali. Fornendo al tempo stesso un contributo importante per la conservazione del sito».

Fr. Pr.

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