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Trasparenza bancaria «made in Usa» al via

Un mondo più trasparente. La voluntary disclosure si cala in un contesto in cui le possibilità di nascondere i propri soldi al fisco oltre i confini nazionali si vanno riducendo. Da un lato, gli intermediari dei Paesi tradizionalmente considerati paradisi fiscali stanno diventando molto più attenti alla "lealtà" dei clienti nel compiere i propri doveri verso le loro comunità nazionali. Dall'altro, una rete di accordi intergovernativi sta rendendo sempre più difficile far perdere tracce di sè.

A scendere in campo per contrastare la fuga degli evasori all'estero con più decisione di tutti sono sicuramente gli Usa. In questi giorni gli intermediari italiani stanno facendo i conti con la prima tornata di registrazioni presso le autorità americane. Chi non lo farà entro quest'anno, si vedrà applicata una ritenuta alla fonte del 30% su alcune tipologie di redditi di origine statunitense. L'Italia come altri stati ha sottoscritto un accordo con gli Usa per veicolare i dati attraverso le autorità amministrative dei due Paesi. Lo scambio di informazioni sarà sempre più ampio perché l'esperienza del Fatca - questa è la sigla della legislazione americana – si sta trasferendo in ambito Ocse e riguarderà più di 40 stati. Per gli operatori italiani sul mercato americano si pone in questo periodo il compito di confrontarsi con gli obblighi di registrazione con l'amministrazione Usa.

Chiarimenti su cosa è Fatca e come comportarsi sono riportati in una circolare dell'Abi, la n. 1 del 14 gennaio 2014 e in un'altra del 6 marzo di Assofiduciaria, la 17 del 2014. E un segnale di alleggerimento è venuto dalla stessa amministrazione americana, l'Irs (l'equivalente della nostra agenzia delle Entrate), che di recente ha comunicato una proroga della prima tornata di registrazione dal 25 aprile al 5 maggio prossimi, ma anche che gli intermediari che risiedono in Paesi che hanno stipulato accordi con gli Usa (o in quelli elencati sul sito dell'Irs, che hanno concluso la negoziazione di accordi che saranno ragionevolmente sottoscritti entro il 31 dicembre 2014), non saranno tenuti ad esibire l'attestazione della registrazione prima dell'inizio del prossimo anno.

Una parte degli intermediari quindi è già ai nastri di partenza, altri invece manifestano incertezza perché le scadenze sono vicine e si aspetta la normativa italiana di attuazione dell'accordo. E, considerando come le istruzioni spesso arrivino all'ultimo momento, un po' di preoccupazione c'è soprattutto tra gli intermediari più grandi, come le banche, per i quali ci sarà la necessità di identificare dal 1° luglio 2014 i clienti che apriranno un nuovo rapporto secondo i principi previsti dal Fatca, nonché di effettuare quello che si presenta come uno dei più complessi adempimenti Fatca, la due diligence (o adeguata verifica) sui propri clienti per vedere se rispondono a qualcuno dei requisiti fissati dall'amministrazione Usa come segnali di "americanità" del soggetto interessato. Si tratta di un adempimento che riguarda tutti gli interessati, ma in modo particolare l'impegno è (ovviamente) più gravoso per coloro che hanno una clientela diffusa. Questa verifica andrà fatta entro il 30 giugno 2016 per i soggetti che hanno un conto con saldo al 30 giugno 2014 inferiore al milione di dollari. Ed entro il 30 giugno 2015 per i soggetti con portafoglio più pesante di un milione di dollari.

La verifica deve essere fatta non solo sulla residenza del cliente, che sarebbe un dato più semplice, però occorre vedere se ci sono anche altri indizi che possono segnalare un americano in fuga: come il luogo di nascita, caselle di posta o numero di telefono statunitensi, bonifici ricorrenti su conti americani, deleghe date a soggetti residenti negli Usa. Inoltre, spiega Domenico Serranò, executive director financial service office, di Ernst & Young, «quando la situazione da sanare di un cliente americano è particolarmente complessa e potrebbe avere rilevanza penale per l'ordinamento americano, suggeriamo di richiedere l'assistenza anche di un avvocato locale, anche per la possibilità che quest'ultimo ha di opporre eventualmente il segreto istruttorio». A partire dal 2016, almeno secondo le previsioni, dovrebbe partire anche il sistema Crs (Common Reporting Standard), l'estensione a livello globale del Fatca, attraverso il rinnovato modello Ocse (appunto il Crs). In questo caso andranno scambiati in modo automatico i dati con tutti i Paesi partecipanti al sistema.

Non ci sarà una controparte agguerrita come l'amministrazione Usa, ma il sistema dello scambio multilaterale tra le amministrazioni è destinato a intensificarsi e le autorità fiscali italiane riceveranno informazioni sui conti diffusi in tutto il mondo.

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