Impresa & Territori IndustriaLa caccia è aperta. Quali le prede?
La caccia è aperta. Quali le prede?
di Paola Bottelli | 29 aprile 2014
È possibile acquisire una media azienda produttrice di casse per orologi, ovviamente sconosciuta ai non addetti ai lavori, e pagare un multiplo allineato con quello che Lvmh ha riconosciuto a Bulgari? Sì. E infatti è accaduto. Nel 2012 Swatch Group ha rilevato Simon et Membrez (40 milioni di franchi di ricavi) per un prezzo «molto alto», secondo gli analisti di Vontobel: 336 milioni di franchi, con un rapporto Ev/Ebitda di 28 volte (per Bulgari fu di 28,2).
Certo, l'azienda è fra i leader nella produzione di casse top di gamma, un segmento che fa gola a tutti i protagonisti dell'industria degli orologi di lusso dove, tra il 2009 e questo inizio di 2014, sono state concluse ben 39 operazioni di M&A. Casi eclatanti, come il passaggio di Harry Winston sotto le insegne di Swatch Group per 750 milioni di euro, la "mossa" più importante dopo l'eclatante Lvmh-Bulgari. E casi "minori", per integrare verticalmente la produzione da parte di chi è meno forte nella manifattura, ma è stato costretto dalla progressiva diminuzione della fornitura di componenti da parte dello stesso Swatch Group (leader mondiale nel segmento) ai concorrenti.
Ma, al di là della necessità di controllare direttamente la manifattura di movimenti meccanici e lancette, casse e cinturini, oltre che catene retail in mercati appetibili come la Cina o il Medio Oriente, chi ha il colpo in canna per annunciare prossimamente un'operazione-bomba? E chi ne sarà il target?
Il mercato è dominato da tre colossi: Swatch Group detiene il 28% (dati 2012) e Richemont il 19, ma Rolex è il primo brand con il 15%, mentre Lvmh segue con il 6 per cento. Però gli "oggetti del desiderio", secondo Société Generale, non sono in vendita: a far gola sono in primo luogo Patek Philippe, controllata dalla famiglia Stern, e Rolex (Wilsdorf Foundation). Ma anche Chopard, Graff, Audemars Piguet, tutte rigorosamente aziende familiari, potrebbero essere nel mirino di chi ha denaro da investire per irrobustire il business negli orologi. E nella lista delle "prede" potrebbe esserci anche l'italiana Damiani, quotata alla Borsa italiana ma nelle mani della terza generazione della famiglia fondatrice.