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L'automazione brinda: +4% il giro d'affari

L'automazione industriale sorride alla crisi economica. Le soluzioni offerte dall'evoluzione tecnologica per il controllo del processo produttivo, la riduzione dei costi, il monitoraggio e l'ottimizzazione dell'assorbimento energetico hanno, infatti, spinto le aziende a automatizzarsi.

È questo il motivo della crescita dell'industria italiana dell'automazione in tempo di crisi, fino ai 3,72 miliardi di euro di fatturato raggiunti nel 2013 (+4%). Prima ancora, dietro alla crescita, c'è la forte propensione all'export. «Tra dirette e indirette, le nostre esportazioni hanno superato il 50% del business», dice Giuliano Busetto, presidente di Anie Automazione, l'associazione di categoria che, con 100 soci, rappresenta l'80% del settore (poche filiali di multinazionali, una trentina di grandi aziende e molte Pmi, per un totale di circa 350 aziende e 30mila addetti). Dopo il calo del 28% nel 2009, il fatturato è cresciuto a doppia cifra per due anni consecutivi +19% nel 2010, +18% nel 2011. E, dopo il -7% nel 2012, ha ripreso a crescere grazie al mercato estero che, con il solo export diretto, ha superato il miliardo di giro d'affari (+4,4%).

«Ancor più significativa - aggiunge Busetto - è la quota di mercato internazionale che le nostre aziende, prevalentemente di piccole dimensioni, raggiungono attraverso i loro clienti, costruttori di macchine industriali richiestissime in tutto il mondo». Macchine utensili e speciali per l'automotive e l'industria aeronautica, per il packaging e il converting (la lavorazione delle pellicole alimentari), la plastica e la gomma, la carta, l'handling, la logistica e la stampa, turbine elettriche e strumenti per la movimentazione e per il controllo prodotte in Italia e vendute, con i sistemi di automazione forniti da aziende spesso piccolissime, in tutto il mondo. Dove? Innanzitutto in Germania; anche negli Stati Uniti e in Cina. «Sempre più interessanti, come mercati di sbocco, sono diventati la Turchia e la Polonia - rileva il presidente Busetto – mentre è ancora stabile la crescita di India e Brasile. Le nostre aziende hanno invece scelto di non andare in Iran, che aprirebbe prospettive importanti con i 10 miliardi di dollari di investimenti annunciati per il settore oil & gas». Quali le sfide? «Aiutare la manifattura italiana, che è la spina dorsale del Paese. Le nostre aziende - dice Busetto, che ricopre anche il ruolo di Industry Sector Lead di Siemens Italia - investono ogni anno, in media, il 5% di fatturato in innovazione tecnologica». La nuova frontiera si chiama "fabbrica digitale", o "fabbrica 4.0".

Figlia dalla quarta rivoluzione industriale, consentirà alle aziende di gestire reti globali di macchinari, sistemi di magazzinaggio e strutture produttive che potranno avere integrati elementi per calcolo, memorizzazione e comunicazione. Macchine intelligenti che si scambieranno informazioni in totale autonomia ottimizzeranno quindi i processi industriali manifatturieri, le attività di engineering, l'impiego dei materiali, il dispendio energetico. «Un approccio totalmente nuovo che integra progettazione e realizzazione consentendo - commenta Busetto - processi produttivi flessibili e versatili, in grado di soddisfare le richieste individuali dei clienti e riconvertire rapidamente la produzione con ritorno degli investimenti in tempi rapidi». «Un settore in tale evoluzione richiede ai giovani che vogliano scommetterci specializzazione e certificazione delle competenze professionali». A evidenziarlo è Massimo Gelati, presidente dell'omonimo gruppo attivo da 20 anni nella consulenza di direzione aziendale, in particolare per le certificazioni di qualità delle industrie alimentari, la meccanica e l'impiantistica. «È auspicabile - aggiunge - una sinergia fra scuola tecnica-professionale e mondo dell'impresa per valorizzare l'istruzione tecnico-professionale in meccatronica, meccanica avanzata, robotica e automazione industriale, promuovendo il mondo della tecnologia meccanica, della progettazione computerizzata, e delle stesse robotica e automazione industriale».

Potenzialità occupazionali promettenti, secondo Gelati, nell'automazione del packaging e della logistica. «Il manifatturiero, senz'altro il più importante mercato di sbocco, è già ampiamente saturo. Invece per il packaging - rileva - esistono ampie possibilità di crescita: le aziende agroalimentari italiane sono spesso mediamente automatizzate nelle fasi di processo, mentre per il confezionamento l'intervento manuale, con tutte le sue criticità, è ancora molto presente». Prospettive e sfide che saranno al centro di una delle tavole rotonde di "Sps Ipc Drives Italia", la fiera di settore a Parma.

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