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Passa il treno per i nuovi impianti

Un'immagine dello Juventus Stadium. (Reuters)Un'immagine dello Juventus Stadium. (Reuters)

Senza uno sviluppo infrastrutturale non ci sarà un futuro di alto livello per lo sport italiano. Questa consapevolezza è stata ormai acquisita dai proprietari e dai dirigenti dei club (non solo calcistici). E non era così scontato. Così come c'è una diffusa consapevolezza che la legge di stabilità per il 2014, approvata lo scorso dicembre, toglie a tutti l'alibi dell'incertezza e delle lungaggini burocratiche. «Siamo in una fase decisiva – conferma Michele Uva, direttore generale di Coni Servizi –. Tutti hanno capito che è il momento di investire nell'impiantistica sportiva e che la legge di stabilità garantisce un contingentamento dei tempi.

La questione semmai è valutare la convenienza economico-finanziaria del piano. Insomma, è meglio continuare a versare 400mila euro all'anno per l'affitto dello stadio comunale o pagare una rata di tre milioni per alcune stagioni per saldare il mutuo e avere un impianto di proprietà? Sono sempre più numerosi quelli che ritengono preferibile oggi la seconda opzione».
Il Coni dovrà "validare" gli impianti del valore superiore al milione e Coni Servizi sta svolgendo in questi mesi un ruolo di consulenza ad ampio raggio. Al di là dei progetti di grande impatto, anche mediatico, come quello realizzato dalla Juve a Torino (l'"archetipo" dello stadio di proprietà tricolore) o come quello presentato dalla Roma qualche settimana fa (un nuovo "Colosseo" da 60mila posti per un costo diretto di 300 milioni), le basse capienze minime dei nuovi impianti definite a dicembre (500 posti per quelli indoor e 2mila per quelli all'aperto) per accedere all'iter accelerato, fanno sì che siano soprattutto le società medio-piccole ad essere interessate.

Le strutture sportive della Penisola hanno un'età media di oltre 60 anni. «In questo momento si deve dare una spinta forte allo sviluppo dell'impiantistica, noi siamo pronti, abbiamo il know-how e un'esperienza di 50 anni», ha spiegato alcuni giorni fa il commissario straordinario dell'Istituto per il credito sportivo (Ics), Paolo D'Alessio, che ha parlato anche della possibilità di realizzare altre strutture nell'ambito della costruzione di nuovi impianti. «Secondo la nuova legge 147 – ha aggiunto – non si possono prevedere costruzioni residenziali, che avrebbero abbattuto in parte il costo iniziale, ma non avrebbero inciso sui ricavi continuativi. Ci si concentra sulle licenze compensative con la possibilità di costruire bar, ristoranti, musei dello sport, fun shop, ma anche alberghi o centri commerciali, il tutto per ottenere ricavi diversificati, funzionali al conseguimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell'iniziativa».

Una carta che sarà possibile giocare anche per coinvolgere aziende private in project financing. Altro punto importante della legge di stabilità è l'iter amministrativo veloce. «L'Udinese, ad esempio, uno degli ultimi impianti che abbiamo seguito, – ha sottolineato D'Alessio – dal 2008 al 2014 è passata dallo studio di fattibilità ai lavori, mentre con la nuova legge, che il club friulano non ha potuto utilizzare, ci avrebbe messo 315 giorni». Non va trascurato poi il Fondo di garanzia di 45 milioni di euro che sarà amministrato dall'Ics in gestione separata (si aspetta un decreto attuativo). Il Fondo di garanzia è uno strumento che potrà supportare il finanziamento (intorno al 50% del costo dell'opera) di impianti piccoli o medio piccoli, come campi da basket (giovedì scorso è stata firmata la convenzione con la Federazione), piscine o piccoli stadi per la Lega nazionale dilettanti o la Lega pro.

D'altro canto, le risorse extra che stadi nuovi e moderni potrebbero produrre superano per la serie A i 750 milioni e se consideriamo gli altri tornei di calcio e le altre discipline il saldo potrebbe sfiorare il miliardo, come ha dimostrato uno studio basato sul raffronto con le altre Leghe europee elaborato da Uva. La media degli spettatori per partita della Serie A è di circa 22mila spettatori. L'esperienza inglese e quella tedesca provano invece che il rinnovamento degli impianti porterebbe a un aumento degli spettatori del 30/40 per cento. Elevando il livello dei servizi, la qualità delle strutture, la sicurezza, in Serie A si potrebbe aumentare il prezzo medio dei biglietti rispetto agli attuali 20 euro di almeno quattro (+20%).

Incremento che moltiplicato per quello dell'affluenza genererebbe ricavi da gare aggiuntivi di 180 milioni all'anno. Stessa dinamica avrebbero gli incassi legati ai consumi del match-day: oggi in Italia la spesa media per uno spettatore (biglietto escluso) è pari a 3,5 euro (in Inghilterra e Germania siamo sui 20 euro). Grazie all'ammodernamento di impianti e servizi (ristorazione) la spesa pro capite potrebbe salire di 12-15 euro con una crescita di fatturato tra gli 80 e i 125 milioni. Per non parlare poi della corporate hospitality, degli sky box e dei naming rights, un "mercato" che se valorizzato avrebbe un giro d'affari annuo di oltre 350 milioni.

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