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Avvocati, notai, medici: collezionisti al lavoro. Sempre più diffusa la propensione a esporre raccolte nei propri studi

Barbara Kruger, «Help», 2001, serigrafia su vinile. La famosa artista concettuale nordamericana, classe 1945, è nella collezione Claudio Palmigiano e Maria Grazia Longoni PalmigianoBarbara Kruger, «Help», 2001, serigrafia su vinile. La famosa artista concettuale nordamericana, classe 1945, è nella collezione Claudio Palmigiano e Maria Grazia Longoni Palmigiano

Tra i più attivi sostenitori dell'arte contemporanea in Italia ci sono i professionisti: notai, avvocati, commercialisti, architetti e anche medici, che collezionano ed espongono arte nei loro studi. Ma qual è il valore che l'arte porta allo studio? «In un mondo come quello dei professionisti, fatto di regole e di studiosi con il codice in mano, l'arte rappresenta un'educazione alla fantasia e all'apertura mentale: per il nostro lavoro è qualcosa in più»: è la risposta dell'avvocato Alberto Toffoletto di Nctm, studio legale associato di Milano che dal 2011 sostiene il contemporaneo attraverso l'acquisizione e la produzione di opere, l'allestimento di mostre – come quella dei fotografi sudafricani Pieter Hugo e Mikhael Subotzky inaugurata il 21 maggio –, e la mobilità dei giovani artisti italiani all'estero con borse di studio da 10mila euro (il bando della 5ª edizione scade il 13 luglio).
L'impegno nel contemporaneo, declinato in varie forme, rappresenta per gli studi un'occasione d'incontro e di dialogo, e anche di comunicazione. Il milanese Studio Lca (Lega, Colucci e associati) ha sostenuto l'arte nell'ultima edizione di MiArt con il Premio Emergent, assegnato al migliore stand dell'omonima sezione e ha aperto le sue porte al pubblico con una collettiva fotografica e una mostra di Tatiana Trouvè. A queste attività in campo artistico ha dato slancio l'ingresso nello studio dell'avvocato Maria Grazia Longoni Palmigiano, esperta di diritto dell'arte, che ha portato con sé alcune opere della collezione sua e del marito, Claudio Palmigiano (anche lui avvocato), che, oltre ad arredare, comunicano ai clienti la nuova attività di assistenza legale. In programma ci sono anche seminari su temi di diritto dell'arte e l'allestimento di una project room. Anche i legali Negri Clementi sono attivi nel diritto dell'arte, grazie all'avvocato Silvia Stabile, esperta della materia: lo comunicano attraverso libri e newsletter e la promozione di una borsa di studio per tesi di laurea sul diritto dell'arte. Oltre a ciò espongono la loro collezione nello studio di via Bigli a Milano.
Spesso avvocati e commercialisti sono sensibili anche nei confronti di associazioni e fondazioni, a cui prestano consulenza gratuita. L'Associazione Barriera di Torino, per esempio, è supportata da avvocati e notai.

Accanto agli avvocati collezionisti, tra cui spiccano lo studio Jacopuzzi di Verona e Jacobacci & Partner di Torino, in cima alla classifica dei promotori, da sempre ci sono i notai, tra cui Angelo Chianale e Francesca Cilluffo a Torino. «Sono professionisti in grado di generare un grande fatturato rispetto alla struttura dello studio per cui si trovano con grandi eccedenze di "plafond fiscale" investite poi in arte – spiega il commercialista Franco Dante dello Studio Dante & Associati –. Nelle strutture più organizzate, con più soci e personale, è più difficile perché i margini procapite sono inferiori, e bisogna mettersi d'accordo sulle opere da acquistare, operazione non facile perché prevale il gusto personale». Le ragioni fiscali possono, infatti, giocare un ruolo nella scelta d'investire in arte: il professionista può dedurre l'acquisto di opere come spesa di rappresentanza fino a un massimo dell'1% dei compensi percepiti nell'anno solare. «Seppure bassa come percentuale – spiega Franco Dante – si tratta di un incentivo, soprattutto per uno studio con un fatturato elevato. Pensiamo a uno studio che fattura 2 milioni: può dedurre 20mila euro in opere d'arte all'anno». Ma a chi appartengono le collezioni degli studi? «Negli studi associati di solito sono proprietà dell'associazione – continua Dante –. Quando poi vengono divise tra i soci è come una distribuzione di utili tassati e, nell'assegnazione, come per la gestione della collezione, possono prevalere i desideri dei soci più influenti. Invece, in uno studio non associato – per esempio lo Studio Iannaccone di Milano, che vanta una bella collezione (ndr) – le opere esposte sono del professionista che le considera una collezione privata. Anche perché la regola che consente di dedurre il costo dell'opera fino all'1% dei compensi annui non costringe a tenere le opere in studio: trattandosi di una spesa di rappresentanza, una volta sostenuto il costo è liberamente disponibile per il professionista».

Rispetto agli avvocati, i medici impegnati nel contemporaneo sono meno: un esempio è lo studio medico di Via Bellini 1 a Milano che con il progetto espositivo «Sala d'aspetto» invita gli artisti a riflettere sul tema del tempo sospeso nella sala d'attesa. I fruitori delle mostre sono i pazienti – solo il vernissage è aperto al pubblico dell'arte – e l'invito a ogni mostra ha la forma di una ricetta medica rielaborata dagli artisti: dall'8 giugno i prossimi sono Ettore Favini e Vedovamazzei.

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