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Il contemporaneo muove il mercato

Paulina Olowska, «Constructivish driedulk», ad Art Basel dal 19 al 22 giugno da Metro Pictures di New York. L'artista polacca, classe 1976, nel 2013 ha avuto la sua prima personale in Svizzera alla Kunsthalle BaselPaulina Olowska, «Constructivish driedulk», ad Art Basel dal 19 al 22 giugno da Metro Pictures di New York. L'artista polacca, classe 1976, nel 2013 ha avuto la sua prima personale in Svizzera alla Kunsthalle Basel

Il potere dell'immaginario. Mai dal 2008 ad oggi, durante questi anni di crisi economica, l'arte contemporanea ha avuto tanto successo e seguaci. Aste, fiere e musei continuano ad attrarre compratori, collezionisti e visitatori appassionati. I linguaggi della contemporaneità riescono a muovere interesse e denaro oltre ogni aspettativa. Le ultime aste di New York ne sono stata la conferma: battuti oltre 2 miliardi di dollari in opere, con prezzi eccezionali per la Pop Art storica e contemporanea e per l'Espressionismo Astratto. Così come da marzo a oggi le fiere Armory Show e Frieze a a New York e Art Basel a Hong Kong hanno attratto con scambi vivaci collezionisti da tutto il mondo. In attesa della 45esima Art Basel (19-22 giugno) il direttore, Marc Spiegler, spiega: «Oggi assistiamo a un mercato in rapida espansione, non solo in termini geografici, ma anche per numero di collezionisti con un'apertura verso nuove forme d'arte: film, performance, fotografia e installazioni». «C'è un allargamento e un approfondimento del mercato - riprende -. Siamo nell'era del collezionista "post-passaporto", non più legato alla propria nazionalità. Tutto si muove molto più velocemente, anche i collezionisti trascendono molto più rapidamente le loro inibizioni iniziali e sono più flessibili rispetto a quello che succede nel mondo».

«La domanda di arte si è polarizzata – racconta Pepi Marchetti Franchi, direttore della Gagosian Gallery di Roma – da un lato verso i giovani artisti, sui quali c'è una forte spinta speculativa, e dall'altro sugli autori consolidati, vere blue chips che mantengono e accrescono il proprio valore».
Il mercato, la speculazione e la finanziarizzazione dell'arte del presente sono solo una delle forme delle opere prodotte negli ultimi decenni, perché contemporaneamente sta crescendo la domanda dei visitatori di musei e spazi di contemporaneo, contestualmente a un impegno sempre maggiore del mondo privato e del no profit sul segmento.
Un'ancora di salvezza per un mondo che in Italia non ha mai avuto grandi risorse dallo Stato e dagli enti locali – fortemente concentrati sulla "grande bellezza" in gran parte da tutelare e restaurare – colpito ancor più duramente dalla crisi e dai conseguenti tagli. Il Decreto Cultura, appena varato dal Consiglio dei ministri, oltre a introdurre l'Art bonus per la manutenzione e il restauro dei beni culturali e per il sostegno degli istituti pubblici di cultura, attraverso il credito d'imposta (65% fino al 2015 e 50% nel 2016), le erogazioni liberali di persone fisiche e non profit (fino al 15% reddito imponibile) e imprese (fino al 5‰ dei ricavi annui), ripristina il finanziamento della cultura attraverso il 3% delle risorse aggiuntive previste per le opere infrastrutturali. Inoltre, rifinanzia il fondo per l'occupazione giovanile in ambito culturale (3 milioni per il 2015-16). Risorse che aiuteranno a rimettere in moto il patrimonio culturale, aprendo ai privati la possibilità di intervento.

Oggi il sodalizio dell'impresa con l'arte contemporanea si gioca su un oggetto ibrido e immateriale, che ha valenze culturali, sociali, politiche, identitarie, immaginarie, di status. Tanti significati, mai uno solo, che gli stakeholder mettono in campo quando ricercano le potenzialità simboliche di un progetto artistico. Tante le ricadute sugli ambiti aziendali e bancari di questo "prodotto complesso" in grado di generare valore e relazioni, occasioni di engagement e momenti di approfondimento sulla cultura dell'impresa: dalla responsabilità sociale al marketing, dalla corporate identity alla comunicazione, dalle relazioni istituzionali alla sostenibilità.
L'arte, infatti, pur essendo entrata a pieno titolo in un mercato con quotazioni e speculazioni, continua ad avere valenze "altre", a giocare su valori culturali e simbolici che sfuggono alle leggi della mercificazione e della misurazione. Slegata da ogni necessità, da ogni consumo, l'arte rappresenta anche per chi colleziona – privati, imprese, banche, fondazioni e professionisti – una piattaforma di sperimentazione culturale in costante movimento, un osservatorio sul presente più libero, veloce e sensibile di qualsiasi altra industria culturale.

Non ci stupiamo se ancora oggi l'arte conservi un'aura, maturata nei secoli, e se il suo fascino si celebra nei musei e negli spazi no profit, certificatori di senso, al punto da diventare a volte - anche visivamente - cattedrali. E in un mondo dove contrasti e contraddizioni si moltiplicano, l'arte ha il potere di regalare ancora energia, sensazioni e visione. Allora l'arte senza essere costretta nella camicia del brand, nelle campagne di marketing, decontestualizzata negli stucchevoli show per i dipendenti, diventa compagna di strada di quelle imprese che l'hanno scelta come bussola e forza seduttrice del futuro.
Questa ricerca è quella che molti imprenditori hanno avviato quando hanno scelto di diventare collezionisti per se stessi o per la propria azienda; quando avvocati, notai, architetti e pubblicitari hanno invocato la fantasia per alleggerire il peso delle regole e del prodotto. Così sono nati gli spazi dedicati al contemporaneo in Italia (Pirelli con l'Hangar Bicocca) e all'estero, i premi a sostegno degli artisti (Illy, Terna, Furla, eccetera) e i programmi di arte pubblica (Enel, Eni).

Gli imprenditori del lusso (Prada, Trussardi, Marzotto, Maramotti, Benetton, Ferragamo, Zegna, Tod's) sono stati gli apripista nel contemporaneo, seguiti da molti imprenditori del settore farmaceutico (Bracco, Alfa Wasserman, Rottapharm) e industriale (Barilla, Elica Group, Terna, Coesia Group), finanziario (Unicredit, Generali, Deutsche Bank, Bln Gruppo Bnp Paribas, ecc.) e oggi dell'alberghiero, delle compagnie di navigazione, delle aziende vinicole e agricole. Una recente indagine, realizzata da Axa Art in collaborazione con gli studenti del 4° Master Economia e Management dell'Arte e dei Beni culturali della Business school del Sole 24 Ore e Plus24-ArtEconomy24, ha mappato questo universo scoprendo come questa nuova forma di sostegno all'arte sia in espansione, talvolta ampliando l'offerta culturale o collaborando e sostenendo direttamente le istituzioni pubbliche. Una nuova ricerca sulle Corporate art collection in Italia appena avviata da Axa Art, in media partnership con Plus24-ArtEconomy24 e Makno, analizzerà quante sono, come sono gestite, che tipo di iniziative attivano e le prospettive future.

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