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Il fascino della fotografia accomuna profit e non profit

La fotografia è sempre più in cima ai desideri di collezionisti italiani, imprese, banche e musei. Sulla rampa di lancio, a Torino, c'è Camera, Centro italiano per la fotografia che inizierà le sue attività ad aprile 2015 Sostenuta dalla Città di Torino e dai partner Eni e Intesa Sanpaolo, ospiterà rassegne temporanee, mostre permanenti e workshop e laboratori didattici.
Milano, archiviata la Mia Fair, ha aperto invece i suoi spazi (dalla Triennale ai suoi palazzi storici e musei) ai 150 eventi del Photofestival, fino al 16 giugno. Non soltanto le grandi città e i grandi sponsor si stanno muovendo sul terreno della fotografia. Giovanni Gastel ha fotografato i volti di Capri. Non le star del cinema che passeggiano in piazzetta, ma gli isolani. Le fotografie saranno in mostra dal 5 luglio alla Certosa di San Giacomo per iniziativa della Fondazione Capri, che dal 2009 promuove l'omonimo festival fotografico. «Negli ultimi tre anni abbiamo commissionato e acquistato fotografie di Francesco Jodice, Olivo Barbieri, Maurizio Galimberti, Ferdinando Scianna, Irene Kung», spiega il direttore artistico Denis Curti. Dietro alla Fondazione Capri c'è un nugolo d'imprenditori, albergatori e commercianti orgogliosi di mostrare, con il linguaggio fotografico, un'immagine non stereotipata dell'isola. E per farla conoscere è nato «Capri Trend», un progetto espositivo itinerante di marketing territoriale, che sta girando i musei all'estero, da Baku a Istanbul.

Grazie a Coesia, a Bologna, la fotografia è entrata nella quotidianità aziendale con l'apertura, nel 2013, del Mast (Manifattura di arti, sperimentazione e tecnologia). Istituzione culturale e filantropica, il Mast sviluppa attività didattiche orientate alla creazione di una sensibilità artistica e imprenditoriale attorno a una collezione di fotografia incentrata sui temi della produzione, del lavoro e della tecnologia.Dietro questo sodalizio tra fotografia e impresa c'è la passione di Isabella Seràgnoli, presidente di Coesia, e la competenza artistica di Urs Stahel, ex direttore del Fotomuseum di Winterthur, che ad aprile ha messo a punto la mostra dal titolo «Il capitale umano nell'industria»: 200 fotografie che hanno dato un volto alla realtà industriale del 900, come gli operai della Renault di Robert Doisneau o i lavoratori dell'acciaio di Erich Lessing.
Il potenziale espressivo della fotografia interpreta molto spesso la ricerca di update di molte aziende e banche italiane. Alla Fondazione Bisazza, a Montecchio (Vicenza), nello spazio espositivo troneggiano le immagini di Candida Höfer in una mostra fino al 28 luglio. «Ha dedicato il suo lavoro all'architettura di interni e le sue foto ci sono sembrate da subito un'apertura interessante per un'istituzione che si occupa proprio di architettura e design», ha spiegato la responsabile comunicazione Roberta Novali. Sarà solo un'incursione o l'inizio di un progetto specifico di ampio respiro? «Non lo sappiamo – risponde – ma certo è che la fotografia tra le file direzionali di Bisazza mette tutti d'accordo».

La fotografia fa sistema nel privato e anche nel non profit. Alla fotografia hanno guardato anche le fondazioni bancarie, indirizzando il loro impegno sul territorio verso iniziative di alto profilo artistico e culturale. La Cassa di Risparmio di Modena ha creato nel 2007 la Fondazione Fotografia di Modena, diretta da Filippo Maggia, che spiega: «È stato quasi un atto dovuto per un territorio che ha dato i natali a grandi fotografi italiani come Luigi Ghirri, Franco Fontana e Olivo Barbieri, e un pubblico che mai come qui è esigente, attento, capisce e si confronta con il progetto». Tra tre anni la fondazione entrerà nella sua nuova sede disegnata da Gae Aulenti, dove esporrà anche la sua collezione – una ricognizione nell'immagine contemporanea con focus italiano e internazionale – e intanto in mostra propone le impeccabili immagini di paesaggi di Axel Hütte.
La Fondazione di Venezia, invece, si è accorta del potenziale fotografico per caso, comprando la Casa dei Tre Oci nel 2000, e scoprendo la collezione di Adele de Maria con 50mila scatti e 15mila stampe. Poi, nel 2007, è arrivata l'occasione di acquistare il patrimonio del critico, fotografo e collezionista Italo Zannier, figura imprescindibile del panorama italiano: oltre mille stampe e 11mila tra libri e riviste di un uomo che aveva preso appuntamento con la storia. Pagato la cifra simbolica di 700mila euro in virtù della promessa di non disperderlo, oggi è il nucleo di un progetto che ha trasformato la Casa dei Tre Oci in un'istituzione dedicata alla fotografia con mostre, dal 2012, di Gianni Berengo Gardin, Elliott Erwitt e adesso Sebastião Salgado.

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