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Sessanta partite da vincere in Italia

Un leone di copertoni. Nei Chatsworth House Gardens dei duchi di Devonshire, nel Regno Unito, una scultura di Yong Ho Ji realizzata con pneumatici usatiUn leone di copertoni. Nei Chatsworth House Gardens dei duchi di Devonshire, nel Regno Unito, una scultura di Yong Ho Ji realizzata con pneumatici usati

Sono una sessantina i luoghi italiani di maggiore inquinamento che devono essere risanati. Sono classificati Sin (sigla di siti di interesse nazionale) e Sir (di interesse regionale) e in quasi tutti i casi sono l'eredità dell'industria di una volta. Certo, ci sono anche i residui di atti illegali – basta pensare allle ecomafie della malavita organizzata, come nel caso del litorale domizio flegreo in Campania, dove per decenni la camorra ha sepolto rifiuti di altissima pericolosità – ma in gran parte i luoghi sono stati contaminati nel rispetto della legge. Della legge di allora, ovvio.

C'è un documentario sconvolgente dell'Istituto Luce, che si può vedere nel web con una ricerca semplicissima ("Amianto: come veniva lavorato a Casale Monferrato"). Un quarto d'ora in bianco-e-nero, movenze accelerate della pellicola, immagini sgranate. Negli anni 20, un secolo fa, i contadini monferrini trasformati in operai e operaie – fra i quali passavano compiaciuti gli ingegneri con paglietta e cravattino – lavoravano con forconi, magli, rastrelli e mani nude il terribile minerale che produce il mesotelioma pleurico. Si faceva così, allora. Oggi Casale Monferrato, con la strage da tumore, è uno dei siti di interesse nazionale per i quali è in corso il risanamento.

Oppure il cloruro di vinile monomero (i tecnici lo chiamano Cvm), la materia prima da cui si ricava la plastica Pvc (polivinilcloruro): i vecchi operai di Marghera raccontano che nelle vasche del Cvm gli operai mettevano a raffreddare le angurie. Furono proprio le ricerche fatte a Marghera negli anni 70 dallo scienziato Cesare Maltoni a far conoscere al mondo la pericolosità di questo composto chimico, che prima si riteneva innocuo. Non tutti gli inquinamenti di allora erano fuorilegge. Si usava così, perché la società era diversa e le malattie erano un effetto collaterale inevitabile in cambio dell'uscita dalla miseria e dalla fame; oppure non si sapeva. Oggi non sarebbe più tollerabile. Il mondo va verso la sostenibilità; la società, la tecnologia e le conoscenze non consentono delitti simili.
Persino il premier Matteo Renzi ora menziona le bonifiche tra le priorità del suo Governo.

Non solo, oggi in quasi tutta Italia incontra la disapprovazione sociale chi non divide i rifiuti riciclabili e il bilancio di sostenibilità appena diffuso dal Conai racconta che la raccolta differenziata ha tolto dai rifiuti l'80% degli imballaggi evitando in 15 anni la necessità di realizzare un centinaio di discariche. Gli abitanti di Sisciano in Campania o di Castelletto di Branduzzo nel Pavese provano sollievo dallo sgombero degli enormi accumuli di pneumatici usati che avevano dietro casa. Le fonti rinnovabili d'energia non sono più un'avventura per visionari: l'altra settimana alla Borsa elettrica – scrive Federico Rendina sul Sole-24 Ore – il 55,1% dell'energia scambiata proveniva da centrali "ecologiche". Il riciclo dei rifiuti o l'elettricità pulita sono forse i due settori più evidenti del processo che porta verso la sostenibilità, ma i rapporti sulla green economy messi a punto dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile e dalla Fondazione Symbola (guidate da due figure carismatiche dell'ambientalismo, la prima da Edo Ronchi e la seconda da Ermete Realacci) hanno mappato un'Italia meno conosciuta e meno evidente che fa sostenibilità tutti i giorni, nelle cose piccole e nelle cose immense.
Se però il consorzio Ecopneus (costituito dai produttori di gomme d'auto) ricicla gli pneumatici e risana i luoghi d'accumulo, la risoluzione dei grandi inquinamenti ereditati dal passato stenta a decollare.

Più avanti è Marghera, progetto pilota avviato dall'ex ministro dell'Ambiente – ora sotto indagine – Corrado Clini insieme con il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, con il presidente del Veneto, Luca Zaia, e con il vertice dell'Eni, la società che ha ereditato la chimica della Montedison. Quello che sta accadendo nel polo petrolchimico realizzato prosciugando lembi di laguna potrebbe essere un modello da seguire. Altri disinquinamenti su cui si discute con buone prospettive di riuscita sono a Torviscosa (Udine) con i suoi scarichi di mercurio nella laguna di Grado e Marano, a Massa la contaminazione della Farmoplant e di altre aziende, Casale Monferrato e l'amianto dell'Eternit, Piombino (Livorno) in correlazione con l'ipotesi di disarmarvi il relitto della nave da crociera Costa Concordia, Trieste con ciò che rimane dell'antica raffineria Aquila, i laghi di Mantova, il terribile Pcb delle lavorazioni Caffaro di Brescia, il polo chimico abruzzese di Bussi, in Sardegna l'area industriale di Porto Torres. E il caso drammatico di Taranto, città contaminata dall'amianto usato per decenni a piene mani nei cantieri della Marina, dai fumi dell'acciaieria Italsider poi Ilva, dalla presenza della raffineria Eni e di un grande cementificio.

Su tutte queste aree dominano le esperienze dell'Italsider di Bagnoli (sotto i riflettori per il fallimento di Bagnolifutura), della base navale della Maddalena e dell'Acna, antico stabilimento di chimica pericolosa a Cengio, nell'entroterra savonese. L'esperienza mondiale, delle centinaia di stabilimenti inquinanti di tutti i continenti, dice che se l'attività produttiva si ferma il risanamento non decolla. Per ripulire una fabbrica, la fabbrica deve essere in funzione. Mentre l'abbandono produttivo di Bagnoli e lo sgombero della Maddalena sono diventati, come da letteratura, due buchi neri, al contrario l'esempio positivo dell'Acna di Cengio è diventato un caso internazionale di studio perché ha dimostrato che a volte, pur se fra mille intoppi, si riesce a mettere in sicurezza anche uno stabilimento spento. L'importante è ridurre i freni della burocrazia (enti, istituzioni, organizzazioni, funzionari e burocrati timorosi di decidere), degli interessi (appalti, consulenze, investimenti speculativi) e della demagogia (comitati di sedicenti ambientalisti, politici in cerca di visibilità) per concentrare l'attenzione sull'obiettivo. I cittadini.

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