Impresa & Territori Made InBologna vuole portare il made in Italy in Cina
Bologna vuole portare il made in Italy in Cina
di Ilaria Vesentini | 10 giugno 2014
Il bilancio ha ritrovato l'utile, i saloni stanno facendo il pieno, i cantieri per riqualificare il quartiere dovrebbero essere calendarizzati a breve. Fattori che rasserenano il clima dentro e fuori BolognaFiere e permettono al presidente Duccio Campagnoli di concentrarsi sulle prossime sfide: «Replicare con altre filiere manifatturiere l'accordo siglato un mese fa con Federlegno per portare il made in Italy in Cina, sfruttando la nostra leadership nel Paese asiatico. Ed essere i protagonisti del biologico nell'ambito di Expo 2015». Bologna si è candidata infatti a diventare, al pari di Parma per l'alimentare e Verona per il vino, la piattaforma internazionale dell'industria biologica all'interno dell'esposizione universale, grazie a Sana (il Salone settembrino del naturale che soffia quest'anno le 25 candeline) ma anche a Eima, la fiera delle macchine agricole, portabandiera dell'eccellenza italiana nell'eco-agricoltura, che ha già fatto il tutto esaurito a sei mesi dal via.
Così come sono indicatori di un ritrovato – e superiore alle attese – brio del quartiere fieristico bolognese i biglietti staccati quest'anno da tutte le manifestazioni storiche: Cosmoprof (l'evento italiano leader mondiale nel segmento della bellezza professionale) ha battuto il record dei 207mila visitatori, un +7% complessivo rispetto alla precedente edizione che schizza al +21% per gli stranieri; ArteFiera, la fiera internazionale dell'arte contemporanea, ha chiuso l'edizione 2014 con il +15% di pubblico rispetto all'anno prima; Cosmofarma ha archiviato la 18esima puntata con il +13% di visitatori italiani e il +22% di stranieri. E sta crescendo anche l'appeal di Children's Book Fair.
Sfide e successi che non cancellano la ferita del trasloco di Lineapelle a Milano, che brucia ancor più dello stop del Motorshow edizione 2013. Campagnoli non è rimasto però con le mani in mano, oltre a preannunciare la richiesta di «risarcimenti cospicui» per la rottura contrattuale dei conciari: il 29 ottobre debutterà nei padiglioni a nord delle Due torri il nuovo salone dell'accessorio e della componentistica per calzature e pelletteria, CreaModaExpo, iniziativa delle Pmi del settore insoddisfatte di calendario, costi e location della fiera regina in allestimento a Rho.
Il 6 dicembre sarà invece la volta della nuova versione del salone dell'auto targata al 50% BolognaFiere e al 50% Gl Events, una 39esima edizione all'insegna della rigenerazione e dell'italianità. «Ma anche dello spettacolo e del divertimento», precisa Campagnoli che crede nelle potenzialità del filone leisure, come testimonia il successo della seconda edizione di TheJamBo – il più grande freestyle urban park della penisola con i campioni dell'action sport – che si è appena conclusa e la decisione di portare da Modena a Bologna Sky Pass, l'evento dedicato agli sport invernali.
La strategia di BolognaFiere di puntare su attività proprie (che valgono l'85% del fatturato) e internazionalizzazione (le manifestazioni estere sono passate, nel giro dell'ultimo anno, dal 20 al 32% dei ricavi) sta ripagando in termini reddituali e indica la rotta da seguire: «Il bilancio 2013 si è chiuso ben oltre le aspettative – sottolinea il presidente – con 110 milioni di ricavi consolidati e 42mila euro di utile netto, contro gli 1,3 milioni di perdita dell'anno prima. Le nostre società all'estero, Cosmoprof Asia, Cosmoprof Las Vegas e Bf China hanno aumentato gli utili del 37%, da 2,7 a 3,7 milioni. Come organizzatore fieristico diretto fatturiamo 65 milioni di euro, primi in Italia. E abbiamo una redditività che ci permette di sostenere in totale autonomia l'ingente investimento per la riqualificazione del quartiere in programma». Il piano da un centinaio di milioni di euro – tra ristrutturazione dei 18 padiglioni, 70mila mq di nuovi spazi e collegamenti viari – fermo da due anni, per cui sono iniziati ora i primi espropri.