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Come orientarsi sui listini internazionali

«Sell in May ad go away». Recita un vecchio adagio di Borsa che consiglia, senza giri di parole, di ridimensionare il portafoglio azionario a maggio. Le statistiche indicano, molto semplicemente, che i mercati finanziari tendono a sottoperformare nei mesi estivi. Allora quando rientrare? A novembre, stando a un altro proverbio di Borsa, secondo cui bisognerebbe riprendere posizione long (rialzista) sui mercati azionari "ad Halloween", festa che cade appunto la notte del 31 ottobre. Vale così anche per questo 2014? Se analizziamo l'andamento di Piazza Affari nei primi quattro mesi dell'anno, sembrerebbe di sì: il Ftse Mib di Milano è cresciuto del 14% fino a fine aprile. Da maggio è invece arretrato portando il guadagno parziale da inizio anno all'8 per cento.

Hanno ballato un po' anche Wall Street e Francoforte ma la Borsa Usa, dopo uno storno, ieri ha ritoccato i massimi storici con il Dow Jones che si è portato oltre 17mila punti. Tuttavia, chi ha puntato sulle azioni, ha notato nelle ultime settimane un aumento della volatilità dettato dall'esigenza di molti gestori di portare a casa i guadagni degli indici negli ultimi cinque straordinari anni di rialzo. A questo punto gli esperti sono divisi. C'è chi crede che il rialzo proseguirà, altri vanno decisamente più cauti. Anche perché siamo (per Wall Street e Francoforte) su livelli inesplorati e quindi mancano le basi statistiche. La Borsa Usa ha guadagnato in cinque anni il 106%, quella di Francoforte il 113% contro il +13,8% di Piazza Affari. Cosa c'è da aspettarsi per le Borse da qui a fine anno? «Le valutazioni non sono più palesemente a sconto come un anno fa, ma nel contempo riteniamo che la scarsità di alternative di investimento e la probabile ripresa economica mondiale, che porterà ad una crescita degli utili delle aziende, avranno come conseguenza la crescita dei prezzi azionari», argomenta Diego Mihalich, direttore investimenti di Banca Patrimoni Sella & C. Tra i singoli mercati l'Eurozona è considerata più attraente in questa fase. «La nostra preferenza continua ad andare ai listini dell'area euro, e in particolare a quelli periferici - afferma Sergio Bertoncini, strategist di Amundi Sgr -. Il pacchetto di nuove misure di allentamento annunciato da Draghi e l'apertura a eventuali nuove manovre future hanno confermato la divergenza prospettica tra la politica monetaria della Bce».

Un punto che, però, non mette tutti d'accordo. Secondo Wayne Lin, portfolio manager di Qs Investors (gruppo Legg Mason), «il buon andamento dei mercati azionari nei prossimi sei mesi/un anno dipenderà dalla crescita degli utili. I mercati azionari statunitensi dovrebbero sovraperformare rispetto al resto del mondo. L'accelerazione dell'attività economica negli Usa sosterrà la crescita degli utili del Paese; mentre l'Europa, il Giappone e i mercati emergenti stanno affrontando diversi venti contrari che rendono più difficoltosa la ripresa dell'attività economica e della crescita degli utili». Piazza Affari però piace. «Privilegiamo il mercato italiano azionario a causa della persistente sottovalutazione tra prezzo di mercato e valore intrinseco di numerosi titoli quotati - indica Roberto Russo, ad di Assiteca Sim -. Direi di puntare sui titoli bancari italiani, ancora decisamente sottovalutati rispetto al resto d'Europa e favoriti dalla migliore qualità degli attivi in seguito ai recenti corposi aumenti di capitale». Ma sulle Borse incombe la variabile tapering, ovvero la riduzione degli stimoli monetari negli Usa che la Federal Reserve ha annunciato potrebbe avvenire a ottobre. Un punto che divide gli operatori sulle prospettive dei mercati. «Una buona parte del recente calo è attribuito alla tipica rotazione di portafoglio che caratterizza la fine del semestre. Molti gestori si sono spostati sul comparto bond sia governativo che corporate, cercando di coprire quanto più possibile un portafoglio sbilanciato in equity - spiega Vincenzo Longo, strategist di Ig -. Ormai con la Fed pronta ad alzare i tassi di interesse la corsa dell'azionario dovrebbe smorzarsi. Potremmo tornare a rivisitare i massimi storici, ma da lì non crediamo che si vada oltre». Secondo Laura Tardino, strategist di Bnp Paribas investment partners «in questo quadro appaiono per certi versi meno rischiose le azioni, quelle europee e quelle emergenti caratterizzate da valutazioni più interessanti, ma anche quelle americane che saranno sostenute dai fondamentali macro e microeconomici)».

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