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L'inchiesta / Manifattura al bivio

23 luglio 2014

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Impresa & Territori IndustriaLombardia avanti a singhiozzo

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Lombardia avanti a singhiozzo

Avanti adagio. I segnali di rallentamento dell'economia nazionale, con una crescita che stenta a decollare dopo alcuni mesi promettenti, sono evidenti anche in Lombardia, principale motore del Paese.

Nel secondo trimestre dell'anno, secondo l'ultima indagine presentata da Unioncamere e Confindustria Lombardia, realizzata studiando le risposte di quasi 1.500 aziende manifatturiere e altrettante realtà artigianali, la produzione industriale regionale è sostanzialmente piatta su base congiunturale (+0,1%) mentre in termini annui la crescita è quasi dimezzata (+1,5%) rispetto al dato del primo trimestre. Il fatturato delle aziende resta ancora in crescita (per il sesto trimestre consecutivo), ma il segnale preoccupante è il nuovo rallentamento della domanda interna, con gli ordini nazionali che tornano in terreno negativo (-0,3%) lasciando ancora una volta all'export il ruolo di principale traino dell'attività manifatturiera. Le commesse oltreconfine riescono a crescere ancora del 3,9%, lasciando intravedere spazi positivi per il fatturato estero anche per i prossimi mesi ma la sensazione è che solo una ripresa più decisa in Italia possa spostare in modo consistente l'ago della bilancia nel tasso di utilzzo degli impianti e, di conseguenza, nell'occupazione. Il livello di attività produttiva resta infatti ancorato poco al di sotto del 73% e questo riesce a creare solo un minimo guadagno in termini di occupati. Il segno più è limitato allo 0,2% nel saldo tra ingressi e uscite dal mercato del lavoro ma si tratta comunque di un momento di svolta importante, primo rialzo dell'indicatore dopo un anno consecutivo in apnea.
Scomponendo il dato per classe dimensionale, si conferma ancora una volta la progressiva divaricazione delle performance: crescono in maniera più convinta le medie-grandi aziende, con tassi compresi tra l'1,4% e il 2,1% mentre nella fascia tra 10 e 49 addetti l'aumento annuo della produzione industriale è limitato allo 0,9%. Performance che pare correlata direttamente alla quota di fatturato realizzata oltreconfine (in media vicina al 40%), anch'essa crescente all'aumentare delle dimensioni d'impresa.

Per le Pmi l'export vale appena il 25,2% del totale, percentuale lievita oltre il 54% per le aziende oltre i 200 addetti. Per queste ultime gli ordini esteri nel secondo trimestre balzano dell'8,1%, una crescita quadrupla rispetto alle realtà di minori dimensioni.
Il risultato tendenziale positivo interessa la maggior parte dei settori, ma cresce il numero dei settori con segno negativo, anche se contenuto. Ai minerali non metalliferi (-3,0%) e alla chimica (-0,3%), già negativi a inizio anno, si aggiungono l'abbigliamento (-0,8%), il legno-mobilio (-0,2%) e il tessile (-0,1%). I settori con la crescita più intensa sono ancora la siderurgia (+8,3%), mezzi di trasporto (+2,8%) e pelli-calzature (+2,2%).
Sulla base di questi numeri, le aspettative degli imprenditori industriali mostrano un generale peggioramento. Per la produzione il saldo è ancora positivo ma cresce la quota dei pessimisti, ed il 54% degli intervistati prevede stabilità dei livelli. In peggioramento sono anche le aspettative sull'occupazione, che si allontanano nuovamente dal punto di svolta, anche se l'82% dei rispondenti prevede stabilità. Le aspettative sulla domanda replicano lo stesso schema di produzione e occupazione, con la domanda estera ancora positiva, ma in peggioramento, e la domanda interna che ingrana nuovamente la retromarcia. Nel caso dell'artigianato solo le aspettative per la domanda estera sono in territorio positivo, mentre produzione, occupazione e domanda interna si situano ancora in piena area negativa. Circa il 55% degli artigiani prevede stabilità dei livelli per produzione e domanda interna, oltre il 73% per la domanda estera e l'85% per l'occupazione.

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