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L'inchiesta / Manifattura al bivio

23 luglio 2014

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Impresa & Territori IndustriaCampania, tengono le filiere

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Campania, tengono le filiere

(Corbis)(Corbis)

Più che di ripresa, meglio parlare di tenuta. In Campania l'agroindustria è in salute, grazie all'alto tasso di internazionalizzazione che compensa qualche defaillance sul fronte dei consumi interni riconducibile alla crisi.

L'export di settore, nel primo trimestre del 2014, cala di 3 punti percentuali sullo stesso periodo dell'anno precedente ma, secondo gli analisti, non è il caso di drammatizzare: la flessione è fisiologica, già oggi risulta oggetto di un recupero non ancora quantificabile e non compromette certo i dati del 2013, quando le esportazioni sono cresciute del 4,8 per cento. I dati del comparto rappresentano una cartina di tornasole importantissima per comprendere come sta l'intero tessuto produttivo campano. Secondo Srm Intesa Sanpaolo, da queste parti il fatturato dell'industria alimentare è pari a 6,5 miliardi, il primo al Mezzogiorno e il quinto in Italia, mentre il valore aggiunto è di 1,3 miliardi, l'1,6% del dato regionale. Le imprese di settore attive sono 7.185 e danno lavoro a circa 30mila persone. Diverse sono le filiere che si sono sviluppate nel territorio. In particolare, conserve, lattiero caseario, pasta e dolciario rappresentano circa l'80% del fatturato. Completano il quadro poi la filiera olivicola-olearia, quella del vino italiano e quella floricola. Ovviamente comanda l'"oro rosso": il segmento delle conserve di pomodoro che ha base nell'Agro nocerino sarnese da solo conta 80 aziende che muovono 2,5 miliardi di fatturato e impiegano 7mila dipendenti fissi e 13mila stagionali. Il sentiment riguardante il 2014 è tutto sommato positivo. «Più che di ripresa – commenta Giovanni De Angelis, direttore di Anicav, associazione di categoria dei conservieri – è più appropriato parlare di tenuta del sistema. La vivacità che le aziende stanno dimostrando sui mercati esteri compensa bene il calo di domanda sul mercato interno». Nei primi mesi dell'anno l'export del segmento è cresciuto dello 0,9%, «si è persa quota – prosegue De Angelis – soprattutto sul mercato africano dove le nostre industrie vendevano tradizionalmente concentrato, un prodotto che adesso quelle aree acquistano direttamente dalle aziende cinesi». Quanto al calo di consumo in Italia, riconducibile al più generale crollo dei consumi dovuto alla crisi, «la nostra associazione intende promuovere una serie di iniziative per invertire il trend». Ci si sta muovendo tra le altre cose per l'ottenimento dell'Igp per il pomodoro pelato, una strada – quella delle certificazioni di qualità – spesso battuta in Campania, se consideriamo che la regione con 387 prodotti tradizionali (l'8% del dato italiano) è seconda in Italia dietro la Toscana. L'azienda leader del distretto dell'oro rosso è la Doria di Angri (Salerno), quotata in borsa da 19 anni, 604 milioni di fatturato, quota di export che si avvicina all'80%, 450 addetti fissi e 1.100 stagionali. «Dopo un buon 2013 – commenta l'ad Antonio Ferraioli che è anche presidente di Anicav – contiamo su buone performance anche per l'anno in corso, tanto che si stima una crescita di fatturato fino a quota 640 milioni». Certo, il comparto dovrà fare i conti con un'estate anomala, «ma per ora – prosegue Ferraioli – l'unico problema che si segnala è un ritardo sull'avvio della campagna, dovuto a una tardiva maturazione del prodotto agricolo». Per fortuna quest'anno sul versante agricolo si è trapiantato un maggiore quantitativo di pomodoro, particolare che dovrebbe mettere in sicurezza l'esito della campagna. Sempre che non continui a piovere.
Segnali incoraggianti arrivano dal distretto delle acque minerali del Matese dove opera il gruppo Lete, 76 milioni di fatturato per 124 dipendenti. «Il nostro mercato di riferimento – spiega il patron Nicola Arnone – ha chiuso il primo semestre 2014 con un incremento totale a volume del 3,1%, Lete ha registrato +19,7% con un apporto positivo di tutte le referenze in tutti i canali distributivi. I primi segnali della crisi economica ci hanno indotto nel 2010 a rivedere le nostre strategie. Attente analisi del mercato di riferimento ci hanno permesso l'individuazione di aree di crescita potenziale da presidiare e l'elaborazione di nuovi piani commerciali e di comunicazione a sostegno delle vendite di Acqua Lete, brand principale del gruppo, e di Acqua Sorgesana. L'introduzione di Sorgesana nel segmento delle acque oligominerali – conclude Arnone – ci ha gratificato con ottime performance di vendita».
Altra isola felice è il distretto della pasta di Gragnano con 16 aziende, 310 milioni di fatturato (export all'85%) e circa 500 dipendenti diretti. «Il 2014 – spiega Giuseppe Di Martino, presidente del consorzio Città della pasta – per le nostre aziende è partito con un incremento delle vendite oltre confine del 5 per cento che si inserisce sulla scia dei trend di +10 e 15% degli anni scorsi. Lecito attendersi – conclude l'imprenditore – un incremento di fatturato per fine anno».

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