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L'inchiesta / Manifattura al bivio

23 luglio 2014

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Impresa & Territori IndustriaDalle scuole chance per il legno

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Dalle scuole chance per il legno

È una nicchia fortunata che – mentre il comparto delle costruzioni perdeva terreno negli anni più bui della recessione, trascinando con sé anche molte aziende del legno-arredo a esso strettamente collegate – è cresciuta a livelli esponenziali, guadagnando rapidamente quote di mercato.

Oggi il settore delle costruzioni a struttura in legno, che è passato dal 5% circa del totale edilizia nel 2008 al 17% attuale, potrebbe trarre nuova linfa dal piano Renzi per l'edilizia scolastica, che prevede per il prossimo biennio l'investimento di oltre un miliardo nella riqualificazione delle scuole. Lo stesso premier, durante la sua visita ai cantieri di Expo 2015 a Milano la scorsa settimana, ha del resto ricordato che il legno avrà un ruolo di rilievo nel futuro dell'edilizia italiana.

«Il nostro settore ha registrato un incremento notevole dopo i tragici eventi del terremoto all'Aquila e di quello in Emilia – spiega il presidente di Assolegno Emanuele Orsini – che hanno diffuso nella popolazione la sensibilità verso costruzioni sostenibili e resistenti alle scosse di un eventuale sisma. Oltre che rapide da realizzare e in tempi certi», come ha dimostrato il caso del Polo scolastico di Corponero a Cento (in provincia di Ferrara): 6.200 mq interamente in legno, consegnati in 78 giorni. «Il tema dei tempi è fondamentale per l'edilizia scolastica – prosegue Orsini – perché apre la prospettiva di rifare un edificio nei tre mesi della pausa estiva». Senza contare che la riduzione e la certezza della durata dei cantieri consentirebbe alle amministrazioni pubbliche anche un notevole risparmio sui costi di manodopera.

Dunque si apre un nuovo fronte per un comparto che in pochi anni ha visto ampliare notevolmente la domanda nonostante la crisi dell'edilizia, trainato anche dalle nuove tecnologie (come i pannelli in legno massiccio a strati incrociati X-lam) che consentono di realizzare non soltanto bucoliche villette unifamiliari, ma anche edifici multipiani (un caso su tutti, le Torri di via Cenni a Milano, un progetto di social housing su 9 piani). E che, soprattutto, non è più circoscritto alle zone del Nord Italia (in particolare il Trentino-Alto Adige) dove da anni ormai aveva preso piede, ma si sta diffondendo con rapidità in tutto il Paese: «A Roma, per esempio, c'è un grande fermento – spiega Orsini – ma lavoriamo molto bene anche nel Centro e al Sud. Certo, è evidente che la crescita della nostra quota di mercato è dovuta anche al calo generale delle costruzioni tradizionali. Però è un fatto che le imprese del settore stanno aumentando: pensi che solo le associate ad Assolegno sono passate dalle 350 dello scorso ottobre alle 500 attuali».

Il primo Comune a credere nelle scuole in legno è stato quello di Milano, con cui lo scorso febbraio FederlegnoArredo ha siglato un accordo per il supporto tecnico nella progettazione. Cinque sono gli istituti finora individuati, per una spesa complessiva di quasi 53 milioni: i primi cantieri partiranno a inizio 2016. Ma altre amministrazioni, assicura Orsini, stanno cominciando a prendere contatti con la Federazione, come quello di Spino d'Adda (Cremona) con cui è stata avviata una collaborazione. Inoltre, a fine maggio, c'è stato un incontro di FederlegnoArredo con il presidente dell'Anci Piero Fassino, che ha avviato la discussione su un protocollo d'intesa finalizzato a incentivare i Comuni nella realizzazione di edifici scolastici (ma non solo) in legno.

Fin qui le note positive, che ci restituiscono non solo la fotografia di un settore industriale in controtendenza, che ha in Italia il suo mercato principale ma che inoltre esporta verso mercati anche lontani (come il Sud America e il Nord Africa, Marocco in testa). Ma anche l'immagine di un Paese che si sta progressivamente sensibilizzando verso le tematiche della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico (a cui le costruzioni in legno contribuiscono). Restano tuttavia numerosi ostacoli per le aziende del settore. Il primo è di cultura, ovvero la convinzione ancora radicata in molti che l'uso del legno nell'edilizia sia anti-etico per via dei grossi volumi di legname richiesti. «Falso – replica Orsini – e non solo perché la crescita delle foreste è più rapida dell'abbattimento necessario all'industria delle costruzioni. Ma anche perché, in Italia, abbiamo semmai il problema contrario, una quantità enorme di superficie boschiva inutilizzata, con grande spreco di risorse da un lato e aggravio di costi dall'altro». Il 30% del territorio italiano è costituito da bosco non utilizzato, mentre la filiera del legno-arredo è costretta a importare oltre l'80% del materiale che utilizza. «Un paradosso – prosegue Orsini – contro il quale ci battiamo da tempo. Il bosco inutilizzato è una grande risorsa per il futuro del Paese, perché il suo sfruttamento e controllo darebbe vita a una filiera che si è persa da anni, creando nuovi posti di lavoro, ma anche una organizzazione e un controllo del territorio boschivo che avrebbero vantaggi ambientali importanti».

Manca in questo senso una politica di lungo termine che parta da lontano, ovvero dalla formazione di professionisti da destinare al settore (si veda il box in fondo alla pagina) e dal riconoscimento di una categoria specialistica degli operatori. «Lo chiediamo da tempo come associazione – aggiunge il presidente di Assolegno – e per fortuna questo governo sta dimostrando una maggiore sensibilità al tema. La creazione di una categoria specifica comporterebbe controlli e certificazioni sulle aziende e i professionisti che garantirebbe i consumatori e che inoltre aprirebbe alle aziende opportunità sul fronte degli appalti pubblici».

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