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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2014 alle ore 11:38.
L'ultima modifica è del 10 settembre 2014 alle ore 18:01.
Il reddito disponibile delle famiglie italiane è tornato ai livelli di 30 anni fa: 17.400 euro, contro i 17.200 del 1986. Ma le spese obbligate - legate agli affitti, ai carburanti e alla salute - sono schizzate al livello record del 41 per cento. Il calcolo arriva dall'ufficio studi di Confcommercio, che ha presentato oggi il nuovo Rapporto sui consumi.
In otto anni la spesa delle famiglie è calata del 2,5%
Nel 2013 la spesa delle famiglie ha registrato una flessione del 2,5%, con una contrazione del 7,6% in otto anni. Nello stesso periodo il reddito disponibile reale pro capite è sceso del 13,1%, pari a 2.590 euro a testa.
Fermi da vent'anni i consumi per i beni
A pesare è in particolare la contrazione dei consumi per i beni, che sono fermi da oltre un ventennio, a conferma di quella che Confcommercio indica come «terziarizzazione dei consumi». Nel 2013, infatti, il 53% dei consumi ha riguardato l'acquisto di servizi rispetto al 47% dei beni. Non solo: tra il 1992 e il 2013 stesso l'intero aumento del totale dei consumi (il 12,3% appena) è dipeso interamente dai servizi, con i beni fermi al palo, «in un contesto economico complessivo - nota Confcommercio - nel quale il valore aggiunto dei servizi è passato dal 66,5% al 74%, mentre agricoltura e manifatturiero sono in costante calo e analoghe dinamiche ha riguardano l'occupazione: insomma, la terziarizzazione dell'economia avanza inesorabilmente mentre la dematerializzazione dei consumi è ormai realtà».
Sull'alimentazione il calo più sensibile
Tra il 1992 e il 2014, i consumi pro capite sono cresciuti meno del 6%. Nel corso dell'ultimo anno tutte le categorie e le funzioni di consumo sono state penalizzate e sottoposte a un'attenta revisione da parte delle famiglie. Il calo più sensibile ha interessato i pasti in casa e fuori casa (-4,1%) e in particolare l'alimentazione domestica (-4,6%), i viaggi e le vacanze (-3,8%) e la cura di sé e la salute (-3,5%), al cui interno si è registrata la netta flessione della spesa per abbigliamento e calzature (-6,3%).
Al 41% la quota delle spese incomprimibili
Quasi la metà degli acquisti delle famiglie è destinata alle spese obbligate: sale, infatti, dal 32,3% del 1992 al 41%, sul totale dei consumi, la quota delle spese incomprimibili. Si tratta di tutti i consumi legati agli affitti, alla manutenzione della casa, ai trasporti e alle bollette, una categoria distinta dalle cosiddette «spese commercializzabili», che riguardano invece gli alimenti, le bevande, l'abbigliamento, gli elettrodomestici e gli apparecchi tecnologici. La spesa per l'abitazione, in particolare, è passata dal 17,1% al 23,9%. Non aiutano i prezzi: mediamente le dinamiche degli aumenti tra il 1992 e il 2014 di quelli dei beni e dei servizi obbligati sono state del 63% superiori a quelle osservate per l'area dei commercializzabili. Il risultato complessivo è che, al netto delle spese obbligate, agli italiani nel 2014 resterà un plafond di 10.900 euro di reddito pro capite da destinare al risparmio o ai consumi. Dunque «si riduce la libertà di scelta dei cittadini-consumatori».
Effetti bonus annullati dalle imposte sulla casa
Per Confcommercio, i potenziali effetti del bonus di 80 euro sono annullati dalla crescita di altre imposte, a partire da quelle sulla casa, e dall'incertezza su ammontare e tempi di pagamento. Ostacoli pesanti per la costruzione di un clima di fiducia.
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