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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2014 alle ore 16:39.
L'ultima modifica è del 11 settembre 2014 alle ore 16:40.

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Sugli scaffali dei supermercati il prossimo inverno potrebbe mancare il miele. Questo nel peggiore dei casi. Nel migliore sarà comunque insufficiente a coprire la domanda. Quest'anno infatti la produzione subirà un crollo stimato intorno al 50%, con la conseguente impennata dei prezzi: dal 20 al 30% in più. L'allarme arriva dalle associazioni degli apicoltori, Conapi e Unaapi, e da Legacoop Agroalimentare. Sotto accusa ci sono principalmente i pesticidi, responsabili nella maggioranza dei casi della perdita di alveari.

A confermarlo sono i rilievi dell'osservatorio della facoltà di Agraria dell'Università di Bologna, che controlla oltre 3mila alveari in Italia. Le perdite sono in costante aumento. L'anno scorso ci furono 70 segnalazioni, nei primi otto mesi di quest'anno sono già 102. In due anni, tra il 2012 e il 2013 la quota delle perdite sul totale degli alveari monitorati ha superato il 24%. «Dagli anni Novanta viviamo un dramma – dice Francesco Panella, presidente di Unaapi – a causa dell'impronta dell'uomo sui meccanismi naturali, con l'introduzione nell'agricoltura del nostro Paese di nuove molecole altamente tossiche». Secondo le stime delle organizzazioni degli apicoltori, ogni anno vengono messe nei campi 175mila tonnellate di sostanze chimiche. Una condizione aggravata quest'anno dal maltempo.

«Abbiamo iniziato – aggiunge Diego Pagani, presidente di Conapi - una campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Il mercato del miele è completamente globalizzato. E siamo esposti anche al pericolo delle frodi alimentari, che interessano soprattutto il prodotto che arriva dalla Cina». Il fenomeno della moria delle api è tornato a colpire pesantemente tutto il Paese, nessuna regione esclusa, con spopolamenti e collassi. Una debacle per un settore che conta circa 40mila apicoltori e 12mila produttori apistici e che, compreso l'indotto, genera un fatturato che oscilla tra i 57 e i 62 milioni di euro all'anno. Il valore del servizio di impollinazione reso all'agricoltura è stimato invece in 2,6 miliardi.

Riunite a Bologna le organizzazioni di categoria hanno chiesto al Governo di adottare immediati provvedimenti per verificare il danno provocato alle api dai nuovi preparati recentemente autorizzati e di avviare una campagna di repressione dei comportamenti irresponsabili. Secondo le tre organizzazioni, infatti, verrebbero ancora utilizzati i neonicotinoidi, insetticidi vietati dalla normativa europea. In particolare sono 60 le segnalazioni di grave avvelenamento, la scorsa primavera, in coincidenza con la semina del mais e il trattamento di frutta e cereali.

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