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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 18 settembre 2014 alle ore 16:53.

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Un'Expo senza pace. Ieri si è aggiunto un nuovo nome all'elenco degli indagati che svolgono un ruolo diretto o indiretto per la realizzazione dell'evento universale del 2015. Si tratta di Antonio Acerbo, "subcommissario" della società di gestione, in pratica uno dei super assistenti del commissario unico Giuseppe Sala.
Ieri, su richiesta dei pm Claudio Gittardi e Antonio D'Alessio, sono stati perquisiti dalla Guardia di finanza di Milano i suoi uffici in Expo e la sua abitazione, oltre alla sede di Metropolitana milanese, la controllata del Comune di Milano con cui il manager collaborava per alcuni progetti. A questo si aggiungono le perquisizioni nella sede di Vicenza della società Maltauro, vincitrice dell'appalto del terzo lotto delle cosiddette Vie d'Acqua di Expo (40 milioni di valore, su una base d'asta iniziale di 53) e delle Architetture di servizio (60 milioni di valore).

L'accusa di corruzione
L'accusa nei confronti di Acerbo è pesante: corruzione e turbativa d'asta. Oggetto dell'indagine, che sta ampliando il fascicolo già avviato dai procuratori milanesi lo scorso maggio, sono una presunta «utilità economica» e presunti «favori» ricevuti in cambio di un aiuto illecito alla Maltauro per l'aggiudicazione del terzo lotto delle Vie d'Acqua, quando faceva parte della commissione aggiudicatrice. Le Fiamme gialle hanno sequestrato documenti relativi a procedure di gare e aggiudicazioni e nella sede di Expo sono stati duplicati i supporti informatici.
Ci sono inoltre aspetti poco chiari da approfondire. Il figlio di Acerbo ha una società di ingegneria che avrebbe ricevuto dalla stessa Maltauro una consulenza di 30mila euro (e che potrebbe entrare nel mirino dei pm per sospetto riciclaggio). Il contratto risale però al 2011.
Il rapporto tra Maltauro e Acerbo, da alcune intercettazioni telefoniche, risulterebbe di vecchia data. Si allude a una conoscenza trentennale. Il reato di corruzione sarebbe stato commesso tra il luglio 2012 e il luglio 2013. A fare il nome del manager sarebbe stato proprio Enrico Maltauro (ex responsabile aziendale, indagato e in custodia cautelare) durante alcuni interrogatori. Potrebbero esserci ulteriori nuovi indagati e, stando a quanto appreso finora, le altre persone coinvolte nell'inchiesta potrebbero essere vicine alla Maltauro. Le perquisizioni effettuate in Veneto dalla Guardia di Finanza hanno riguardato anche un'altra azienda del raggruppamento temporaneo che si è aggiudicato la gara d'appalto per le Vie d'Acqua, la Tagliabue.

Il ruolo dell'ex dg di Milano
Già direttore generale del Comune di Milano per un breve periodo durante l'amministrazione di Letizia Moratti, Acerbo è un ingegnere che si è occupato a lungo di infrastrutture all'interno di Palazzo Marino (portava la sua firma, ad esempio, un progetto mai realizzato e a lungo discusso che prevedeva un tunnel sotto la città). Uscito dall'amministrazione comunale con l'arrivo di Giuliano Pisapia, è stato chiamato come manager dall'Expo. Tra il 2012 e il 2013 ha ricoperto il ruolo di Responsabile unico del procedimento (Rup) delle Vie d'Acqua (oggi l'incarico è svolto dal manager Carlo Chiesa), mentre mantiene il compito di Rup per il Padiglione Italia. Per queste due infrastrutture la Direzione dei lavori è stata affidata a Metropolitana milanese, i cui uffici sono stati per questo perquisiti. Già oggi Acerbo contatterà la procura di Milano per chiarire la sua posizione. Lo ha spiegato il suo avvocato Federico Cecconi, il quale ha chiarito anche che negli atti notificati alla difesa non c'è alcuna indicazione né «dei presunti corresponsabili», né delle presunte «utilità economiche». Il legale di Acerbo ha inoltre spiegato che dalla sua abitazione non è stato sequestrato nulla.

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