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Strategie Ue occasione di crescita

Manifestazione di domenica scorsa a New YorkManifestazione di domenica scorsa a New York

Un'Europa distratta da emergenze in apparenza più pressanti (economiche, sociali, politiche), si ritroverà in un Consiglio Ue di ottobre ad aggiornare la sua strategia in tema di clima ed energia. Nel disinteresse dei più, si tratta nientemeno che di aggiornare al 2030 il pacchetto di direttive dei cosiddetti obiettivi 20-20-20 (taglio delle emissioni dei gas serra del 20%, aumento dell'efficienza energetica del 20% e aumento al 20% della quota di energia da rinnovabili).

Com'è noto, ora la presidenza di turno dell'Unione europea è dell'Italia, alle prese con la stagione delle riforme e la perdurante crisi economica e occupazionale. In questo scenario, si potrebbe pensare che i problemi più seri siano altri e che siano diluibili nel tempo le azioni per fronteggiare il previsto aumento di tre gradi della temperatura planetaria entro il 2050. Eppure, la strategia Ue clima-energia da rilanciare è centrale sullo scacchiere internazionale, anche per posizionare l'Europa nei negoziati internazionali post-Kyoto, che riprenderanno quota dopo il Climate summit dell'Onu oggi a New York, accompagnato da manifestazioni di ambientalisti e cittadini in tutto il mondo. Sul tappeto, diverse proposte. In una comunicazione a fine luglio, la Ue ha identificato un nuovo target di aumento del 30% di efficienza energetica entro il 2030. L'obiettivo si sommerebbe agli altri due fin qui espressi dalla Commissione: emissioni di gas serra ridotte del 40% e consumo di energia da rinnovabili al 27%, sempre entro il 2030. Da decidere se tali indicazioni saranno vincolanti o meno per gli Stati membri.

Troppi obiettivi, meglio sceglierne uno solo (quello sulle emissioni), dicono le imprese rappresentate da BusinessEurope, che temono più oneri e freni. Per l'industria, il taglio delle emissioni di gas serra andrebbe conseguito rilanciando la riqualificazione del patrimonio edilizio in chiave di efficienza energetica e puntando sul sistema Ets (Emissions trading system, lo scambio di quote di emissioni dei gas serra).

Tutti – gli sherpa al lavoro sui documenti preparatori, aziende e cittadini – sono d'accordo su un punto: oltre all'ambiente, bisogna salvare lo sviluppo economico nel continente. Misure ben strutturate possono abbassare la bolletta dell'energia a imprese e famiglie (la Ue stima 53 miliardi di euro all'anno di risparmio in caso di raggiungimento dell'obiettivo sull'efficienza energetica). E possono creare occupazione per i giovani, a giudicare da un nuovo studio Ernst&Young che prevede tra 700mila e 1,25 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030 in un'Europa a basso tenore di carbonio.

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