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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2014 alle ore 13:12.
L'ultima modifica è del 30 settembre 2014 alle ore 13:30.

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L'Italia, finora timida sull'auto elettrica, promette la riscossa. A garantire un buon futuro alla mobilità a batteria, nel segno della tutela ambientale ma anche di un nuovo robusto impulso all'industria, è il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi: l'ok alla nuova direttiva europea agli impegni comuni per diffondere le infrastrutture di ricarica insieme ai carburanti alternativi alla benzina e a gasolio non sarà l'ennesimo impegno retorico. Certo, bisognerà incentivare la creazione di punti di ricarica, completare la definizione degli standard delle prese e degli accessori, studiare nuovi incentivi ad hoc.

Ma qualcosa, non poco, si sta facendo: ad esempio nelle norme che dovrebbero facilitare, o addirittura obbligare, l'installazione nei condomini delle attrezzature necessarie, cominciano dalle nuove costruzioni per poi legare questi obblighi anche alle riqualificazioni delle vecchie case.

In avanscoperta
C'è già chi disegna per noi uno scenario mirabolante: 5 milioni di auto elettriche al 2020 (oltre il 10% del totale) metà delle quali in giro per i centri urbani. Lo prevedono i ricercatori dell'Rse, l'organismo pubblico che lavora sull'evoluzione del nostro sistema elettrico. E tra i costruttori di automobili c'è chi promette di superare anche in Italia l'approccio prudente della nostra Fiat: i due taxi Nissan Leaf integralmente elettrici affidati a una delle maggiori cooperative della capitale non segnano solo il debutto assoluto di questa soluzione nel trasporto pubblico italiano, ma saranno - azzarda Bruno Mattucci, amministratore delegato della filiale italiana del colosso giapponese - una sorta di laboratorio per qualcosa di molto più importante e accattivante: l'auto elettrica come accumulatore mobile in grado di immagazzinare energia quando conviene, e anche di restituirla conferendola in rete o direttamente alla nostra abitazione quando conviene o c'è bisogno. Sarà una delle applicazioni più suggestive delle nascenti smart grids e smart cities. Che potrebbe diventare realtà affidando al nostro paese addirittura un ruolo guida, viste le competenze che su questo settore vitale, una volta tanto, stiamo facendo valere nel mondo.

Una centrale con le ruote
«L'auto - ipotizza Mattucci - si trasformerà da mezzo di trasporto a vettore energetico in grado di alimentare i flussi di scambio di una città ideale. Sarà in grado di accumulare energia dalla rete, stoccarla e di distribuirla nelle abitazioni ottimizzando i costi energetici che sono più alti di giorno e più bassi di notte». E «siamo fermamente convinti che l'integrazione dei veicoli elettrici nelle smart grid sia indispensabile per alimentare nuove sinergie tra il settore automotive e quello elettrico». Perché «è ormai indubbio che la flessibilità delle nuove centrali elettriche virtuali, formate da frotte di auto elettriche, potrà garantire risparmi considerevoli lungo tutta la catena della fornitura, consentendo alle energie rinnovabili di esprimere tutto il loro potenziale, proprio grazie all'auto in grado di stoccare energia pulita come se fosse un accumulatore». Sogni? Realtà operative, anche se a livello sperimentale. «In Giappone, nel nostro quartier generale di Yokohama, alcuni giovani dipendenti utilizzano gratuitamente l'auto messa a disposizione dall'azienda per caricarla di notte quando il prezzo dell'energia è più basso per poi ridistribuirla all'ufficio di giorno quando i costi sono maggiori. Il sistema ha mostrato una grande efficienza economica, garantendo un risparmio complessivo rispetto all'utilizzo delle auto tradizionali».

Frontiere tecnologiche
Problemi? Il principale è rappresentato, come noto, dei costi e dall'efficienza delle batterie. Ma la tecnologia sta facendo passi da gigante. Nei grandi sistemi di accumulo come nei microsistemi che potrebbero rendere appunto forma attorno all'auto elettrica. Certo, per una piena competitività in grado di scalzare virtualmente i motori a scoppio ci vorranno ancora 10 o 15 anni. I migliori centri di ricerca prevedono infatti che le batteria al litio scenderanno sotto il prezzo strategico dei 100 dollari per kilowatt nel 2030, se l'evoluzione tecnologica manterrà il ritmo attuale. A quel punto si sarà consolidato una crescita annuale superiore al 30%, e nel mondo saranno installati accumulatori al servizio delle reti per una capacità totale di 1 terawatt. Con un costo dell'elettricità stoccata che si sarà via via ridotto del 7% l'anno per scendere nel 2030 a cinque centesimi di euro a kilowattora. A quel punto la sinergia con la generazione fotovoltaica non avrà più limiti e potrà definitivamente scalzare, in termini di competitività, le fonti fossili in gran parte delle applicazioni.

Sarà l'auto elettrica in mezzo per ottenere tutto ciò? È bello crederci. Conviene comunque provarci.

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