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Al Salone di Genova per voltare pagina

Mostrano qualche segnale di ripresa le stime per il 2014 sulla nautica italiana, a dispetto della sofferenza creata dalla nuova fase depressiva in cui è caduta la Ue. È quanto emerge dai dati sul settore raccolti dall'ufficio studi di Ucina, la Confindustria nautica. Le previsioni per la fine del 2014 indicano, infatti, una crescita dei ricavi complessivi, che dovrebbe essere contenuta in una forchetta variabile tra il +2% e il +7%, in base - dicono i tecnici - alla performance del mercato interno.

Una netta inversione di tendenza, visto che il fatturato, dalla punta massima del 2007 (6,2 miliardi di euro), è caduto ai 2,43 miliardi del 2013. Le previsioni di crescita arrivano nel primo giorno del Salone Nautico di Genova, che oggi apre i cancelli alla presenza del ministro delle Infrastrutture e trasporti, Maurizio Lupi, e del viceministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda.

Anche gli imprenditori alla guida dei principali cantieri italiani concordano sul fatto che lo stallo iniziato nel 2008 sia vicino al termine. Con una crescita sempre trainata dall'export e dalla vendita di grandi yacht ma anche con la timida ripartenza della piccola nautica. Mentre si registra ancora una sofferenza sulle barche di fascia tra i 12 e i 24 metri. Specchio, questo, di una situazione economico-finanziaria che ha inciso duramente sulla capacità di acquisto proprio della clientela che acquistava quel tipo di imbarcazioni. Nel mese di maggio, al Satec, durante il quale si è svolta l'assemblea di Ucina che ha portato alla presidenza dell'associazione Massimo Perotti, già si ipotizzava una crescita di fatturato del settore, individuata intorno al 5,5%. Dopo l'estate si prospetta l'eventualità che la crescita possa arrivare anche a +7%, ma non si esclude neppure che, al contrario, alla fine possa essere più contenuta. «Non possiamo nascondere - afferma Marina Stella, direttore generale di Ucina - che il mercato europeo sia entrato in un'altra fase depressiva. Si registra una contrazione forte, ad esempio, in Francia. Inoltre le previsioni sul Pil italiano sono oscillanti e sia il centro studi di Confindustria sia l'Ocse prevedono che segni -0,4% nel 2014; e il settore della nautica dipende molto dalle variazioni del Pil. Quindi occorre cautela».

Per quanto possa (o meno) essere contenuto, l'aumento di fatturato stimato rappresenta un notevole passo avanti, rispetto ai dati da brivido registrati fino al 2013. L'anno scorso, infatti, i ricavi del comparto hanno totalizzato un -61% rispetto al 2008 e il 2013 segnava un -3% sul 2012. Questo trend, tra l'altro, è stato caratterizzato da un progressivo annullamento del mercato interno. Fra il 2008 e il 2013, emerge infatti dai dati Ucina, la quota di produzione della cantieristica italiana destinata all'export è aumentata di 40 punti. E si è passati da un 2008 in cui la produzione per l'estero rappresentava il 53% della produzione e quella per l'Italia il 47%, a una situazione, nel 2014, in cui l'export è previsto pari al 93% e la produzione per il mercato nazionale al 7%. Una fotografia che ricalca i dati del 2013. Il settore, inoltre, tiene sull'export grazie alla capacità delle aziende più strutturate di riposizionarsi sui mercati overseas. La produzione cantieristica per l'Italia, invece, ha un fatturato inferiore ai 100 milioni. Il che porta una forte sofferenza ai cantieri concentrati sul mercato interno, realtà per lo più non in grado di aggredire il mercato estero. Ma se nel 2014 la quota di produzione per l'Italia rimarrà probabilmente immutata, i ricavi dei cantieri, secondo Ucina, potrebbero aumentare del 7%. «Anche il settore degli accessori - prosegue Stella - sta andando meglio e si prevede un aumento dei ricavi, quest'anno, pari a +2,5%. Inoltre è positivo che si registri un'inversione di tendenza nel leasing nautico: le società del settore stanno ricominciando a stipulare dopo un periodo nerissimo, segnato da una flessione del 96%, fra 2007 e 2013». In effetti, nei primi sette mesi del 2014 (dati Assilea) il numero di stipule è cresciuto del 6,8% e i valori di stipulato del 3,6%. «Come Ucina - aggiunge Stella - stiamo spingendo, insieme ad Assilea, sull'Agenzia delle entrate perché accetti l'utilizzo delle garanzie reali sui contratti di leasing nautico».

L'Italia, peraltro, nel 2014 rimane leader mondiale nella costruzione di superyacht, con 735 unità ordinate o in costruzione, pari al 37% degli ordini mondiali. I primi tre cantieri nella classifica di Showboats International sono italiani (Azimut Benetti, Sanlorenzo e Ferretti group) e rappresentano da soli il 20% degli ordini mondiali.
«Sotto il profilo della leadership nei grandi yacht - spiega la Stella - non ci aspettiamo sorprese negative nell'immediato futuro. Non solo. Per la nautica di medie dimensioni si comincia a percepire un riavvicinamento dei clienti italiani. Un aiuto al comparto è arrivato da recenti provvedimenti del Governo che hanno favorito il settore. È certo, però, che, in assenza dei dannosi effetti delle politiche governative del 2011 e 2012 (la famigerata tassa di ancoraggio dell'esecutivo Monti, ndr), il mercato interno avrebbe già interrotto la fase discendente».

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