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Il futuro? Aggregazioni e minibond

Il presidente di Ucina, Massimo PerottiIl presidente di Ucina, Massimo Perotti

Un nutrito Fuori Salone. La presenza di campioni del food made in Italy come Eataly e il gelatiere Grom (quello del carrettino a Palazzo Chigi per la replica di Renzi all'Economist, tanto per intenderci). La vela che finalmente assume un ruolo di rilievo e la piccola nautica che rialza la testa. Così si presenta il 54esimo Salone nautico che oggi apre i battenti a Genova, al culmine di una crisi da cui molti sono usciti con le ossa rotte e che è costata 18mila posti di lavoro al settore. Ma proprio da qui si deve ripartire. Inseguendo ogni refolo di ripresa in giro per il mondo, a caccia dei nuovi ricchi sedotti dal saper fare e dal gusto italiano - perché restano ancora nostre le barche più belle - e trovando la via per risollevare un mercato interno quasi azzerato.

Due elementi vanno rilevati quest'anno nel tradizionale appuntamento genovese. Innanzi tutto la significativa presenza della vela. Quella che è stata per tante edizioni una protagonista di secondo piano, surclassata dalla potenza muscolare dei superyacht, oggi conquista il palcoscenico con tante novità e uno spazio in primo piano. La vela che ha sofferto meno degli yacht a motore lo schiaffo della crisi sta a dimostrare, forse, un mutato approccio da parte dei consumatori. Almeno in Europa. «Oggi a nessuno verrebbe in mente di vantarsi a cena con gli amici di aver acquistato uno yacht che consuma 1.500 litri l'ora - dice il presidente di Ucina, Massimo Perotti - non verrebbe guardato tanto bene…».

Così, il mercato delle grandi barche a motore sta cambiando fisionomia e priorità, con un rinnovato interesse per le navette, meno veloci ma più confortevoli, più adatte all'idea di turismo nautico, di viaggio ai ritmi del mare, e più in linea con una (autentica?) attenzione ai temi della sostenibilità ambientale. L'altro elemento interessante è la folta presenza della piccola nautica, imbarcazioni di pochi metri per avvicinare al mare gli appassionati e ricreare quel volano virtuoso che ti porta a crescere, anno dopo anno, barca dopo barca.

Se bolla c'è stata - e c'è stata - ormai appartiene al passato. Ci sono tutte le condizioni per voltare pagina. Non ultimo un approccio meno oppressivo da parte dello Stato, come segnala il presidente dei costruttori nautici Perotti. Resta intatta, però, la fragilità di un sistema produttivo troppo frammentato. I piccoli cantieri hanno la necessità di trovare forme di aggregazione e far ricorso a strumenti finanziari adatti - qualcuno suggerisce i minibond - per poter affrontare i mercati esteri. La crisi ha colpito tutti, i marchi più blasonati in Gran Bretagna e negli Usa hanno sofferto al pari dei nostri, ora occorre fare squadra per non lasciarsi sfuggire l'occasione della pur debole ripresa della domanda. I nostri campioni - da Ferretti a Azimut a Sanlorenzo - restano ai vertici della nautica mondiale: dal Brasile all'Asia c'è una valanga di nuovi ricchi (i cosiddetti High net worth individuals, con asset finanziari liquidi di oltre 5 milioni di dollari) che vogliono vestire, bere e andare in barca all'italiana.

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