Impresa & Territori IndustriaTimidi segni di ripresa per il leasing nautico
Timidi segni di ripresa per il leasing nautico
di Jada C. Ferrero | 1 ottobre 2014
Sequestrate e ferme in banchina per l'insolvenza dell'ultimo proprietario. Appartenenti, oggi, a banche e società di credito. Sono barche che stanno tornando a navigare grazie a un fenomeno nuovo, il remarketing dei beni ex leasing. Numero uno in Italia è Markagain, prima piattaforma italiana di gestione e vendita di beni di lusso usati, creata a dicembre 2013 come costola di Cerved credit management, specializzata nella valutazione e gestione di crediti e beni problematici.
Markagain ha all'attivo 83 consegne di barche; oltre ad avere in gestione 130 imbarcazioni, ormeggiate presso 9 marine convenzionate, tratta auto di lusso, immobili di prestigio e beni strumentali. Attualmente ha contratti con 12 banche che le affidano in esclusiva parziale o totale, a fini di ricommercializzazione, i beni di cui l'ultimo padrone ha smesso di onorare i debiti. Lavora sulla base di un corrispettivo variabile, compreso nel prezzo al cliente finale.
Fra le barche ora sul mercato, c'è anche il Don Quijote, splendida vela d'epoca varata a Buenos Aires nel 1953 su ordine di Eva Peron che però la First Lady argentina, morta a 33 anni nel 1952, non fece in tempo a vedere. Visibile al porto di Roma, è in vendita per 300mila euro (più Iva). Invece il “pezzo” nautico di maggior costo, 8,5 milioni, è il Renaissance, motoryacht a vela di 39 metri tutto in teak che, costruito nel 2012 dai cantieri Tigullio, si trova, visitabile, a Lavagna. «La nostra fascia d'elezione - racconta Milvio Ricci, responsabile della divisione nautica di Cerved - è costituita da barche fra i 15 e i 35 metri, prevalentemente a motore, anche se possono capitare il gommone o il 50 metri. Per l'80% vendiamo all'estero. Ma il mercato italiano sta crescendo più del resto del mondo: nel primo semestre del 2014 le vendite di imbarcazioni, concentrate sul segmento 12-18 metri, rispetto al primo semestre 2013 hanno segnato un +18% in Italia, contro il +15% del resto del mondo. Oggi il tempo medio per il recupero dell'esposizione è di 9 mesi. Ci consideriamo dei “facilitatori” della nautica». Markagain ha anche messo a punto procedure e documenti per accelerare i passaggi di proprietà. I clienti sono, da un lato, privati, dall'altro gli stessi cantieri: può essere che il compratore, nell'acquistare una nuova barca, ne “rottami” un'altra di un diverso cantiere, che dopo una manutenzione rientra così in circuito. «Al Nautico di Genova - anticipa Ricci - è in programma il lancio di un nuovo servizio, l'acquisto dai privati del loro usato, che oggi ben difficilmente i distributori si riprendono».
Circa il leasing nautico tout court, spiragli di luce sono rilevati da Assilea, sigla che associa la quasi totalità degli operatori italiani, da giugno presieduta dall'a.d. di UniCredit Leasing, Corrado Piazzalunga. Dopo 7 anni di caduta costante, fino a essere verticale, in termini di stipule e di volumi finanziati con questo strumento, le curve, seppur timidamente, risalgono. Per il leasing nautico, che nell'ultima dozzina di anni ha avuto il suo momento di gloria nel 2007, con quasi 2,6 miliardi di valori trattati (circa 4.900 contratti, il 5,3% rispetto al totale leasing), l'annus horribilis è stato il 2013, con la peggior performance di sempre: meno di 115 milioni trattati (208 contratti, lo 0,8% del totale delle stipule). Però, rispetto all'anno scorso, fra gennaio e luglio 2014 il valore dello stipulato è cresciuto (+3,6%), e così i contratti (+6,8%). Lucciole nel buio, più che una vera inversione di tendenza. «È auspicabile un cambio di passo nella fiscalità - propone Gianluca De Candia, direttore di Assilea - come avvenne nel 2001, con l'introduzione dello strumento nato per riportare da Francia a Italia le immatricolazioni. Nel 2002 il peso del nautico sul totale leasing fu dello 0,9%, come oggi: purtroppo siamo di nuovo all'anno zero».
