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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2014 alle ore 15:00.
L'ultima modifica è del 07 ottobre 2014 alle ore 19:55.

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Un altro pezzo del food made in Italy va all'estero, questa volta sotto il controllo di un gruppo cinese. Bright Food, di proprietà dello Stato cinese, ha infatti annunciato di aver comprato la maggioranza dell'italiana Salov, che controlla i due marchi di olio di oliva Sagra e Berio. I ricavi dell’azienda sarebbero di 330 milioni di euro. Il gruppo lucchese della famiglia Fontana era in vendita da almeno 3 anni e solo nello scorso luglio era stata trovata l'intesa con i cinesi.

Oggi si è arrivati al closing dell’accordo, con Salov guidata dall’advisor Mediobanca. Per due marchi che se ne vanno, ce ne sono altri tre che potevano tornare: recentemente la multinazionale spagnola Deoleo aveva messo in vendita il business oleario con i brand Bertolli, Carapelli e Sasso, ma l'offerta del Fondo strategico italiano è stata superata da quella del fondo di private equity inglese Cvc. Qualche anno fa l'Oleificio Mataluni riportò in Italia (a caro prezzo) il brand Olio Dante.

La marca Sagra è una delle prime dieci in Italia mentre la gamma degli oli d'oliva Filippo Berio è uno dei big di mercato negli Stati Uniti, con una quota intorno al 20%; in Gran Bretagna ha raggiunto il record, intorno al 30%. Il marchio Filippo Berio è anche un marchio molto importato in Giappone.

Il gruppo cinese compra la maggioranza della Salov dagli eredi dell'azienda Dino Fontana e Filippo Berio. Bright Food ha un giro di affari di sette miliardi di dollari e di recente ha acquisito l'inglese Weetabix, l'australiana Manassan Food e l'israeliana Tnuva.
Salov era controllata da quattro società, dietro le quali figurano una decina di componenti della famiglia Fontana. Forse troppi. Il gruppo è fortemente internazionalizzato: il 64% dei ricavi sono realizzati all'estero. Nel consolidato 2013 di Salov (l’ultimo depositato), i ricavi sono scesi a 294,5 milioni dai 292,6 dell'anno prima), l'Ebitda a 10,9 milioni (16,5) e l'utile netto a 1,2 (2,8).

Negli ultimi anni la società ha subìto una forte erosione dei margini: nel 2010 l'Ebitda era di 25 milioni. Nel 2013 prestiti e finanziamenti pesavano per 81 milioni contro un patrimonio netto di 27,6 milioni.
Tre anni fa i proprietari valorizzavano gli asset di Salov 10 volte l'Ebitda, 250 milioni. Oggi potrebbero aver spuntato una valorizzazione del 100% intorno ai 110 milioni, più un premio di maggioranza.

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