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Tre motivi per essere ottimisti

Dopo anni di crescita e di piena occupazione, il Veneto si trova oggi a ripensare la formula del suo successo. Dopo un lungo periodo di sicurezze e fiducia nel futuro, alcuni ingredienti della ricetta che ha consentito crescita e piena occupazione meritano di essere aggiornati e ripensati. I numeri a disposizione mettono in evidenza la necessità di un upgrade che la crisi rende più che mai urgente.

Partiamo dall'occupazione. Gli ultimi dati dell'Osservatorio Demos raccontano come sia proprio la mancanza di lavoro la principale preoccupazione per il futuro. La crisi, infatti, ha inciso profondamente sull'offerta di lavoro in regione e in alcuni settori ha determinato una contrazione che difficilmente potrà essere recuperata in tempi brevi. Tra il 2009 e il 2013 sono state perse più di 85mila posizioni dipendenti. In questo contesto, il netto rallentamento della crescita e l'impennata della disoccupazione (dal 3,5 al 7,6%) rappresentano elementi di giustificata inquietudine.

Le preoccupazioni per un appannamento dell'attrattività della regione si acuiscono nel confronto con l'Europa. Le statistiche dell'innovation scoreboard, rielaborate da Confindustria nazionale, parlano di un territorio che a fronte di eccellenze che continuano a brillare (in primis la sanità) inizia a scontare il peso di riforme mai davvero avviate su scala nazionale e locale, che oggi, per la prima volta, si traducono in una distanza crescente con le aree più attrattive e dinamiche dell'Europa. Non solo il Veneto presenta un valore di attrattività inferiore alla media delle regioni europee (è attualmente al 158° posto della graduatoria europea), ma il suo posizionamento è peggiorato in modo sensibile nel periodo 2010-13 (nove posizioni perse, una discesa analoga a quanto sperimentato da regioni come Emilia-Romagna e Lombardia).

Guardando al futuro, in realtà, ci sono diverse ragioni che suggeriscono ottimismo. Tre, in particolare, meritano di essere esplicitate. Prima di tutto la qualità del capitale umano. I numeri descrivono una regione che può contare su giovani formati in modo adeguato alle sfide del futuro. I parametri Ocse Pisa parlano di una diffusione di competenze linguistiche e matematiche superiori alla media europea (circa 30 punti in più) e migliori persino di quanto è possibile trovare in paesi avanzati come la Germania. Questi valori riflettono un impegno avviato da tempo anche a sostegno della formazione tecnica.

Altro fattore di competitività è legato all'internazionalizzazione delle imprese. In Veneto si colloca ben il 13,9% degli operatori che lavorano con l'estero. Sul fronte delle esportazioni anche nel corso del 2013 si registra un dato di crescita (+2,8 per cento). Da sempre le imprese della regione hanno guardato al di fuori dei confini nazionali riuscendo a proporre i propri prodotti sulla scena internazionale.

Oggi questa tendenza si salda a una maggiore proiezione internazionale sul fronte degli investimenti e della capacità di dialogare con la migliore ricerca internazionale. Aziende come Rana, Rigoni, Texa hanno dimostrato di saper presidiare processi complessi investendo con successo su scala mondiale.

Un terzo elemento di interesse è legato al rinnovamento dei fattori del comparto manifatturiero. Le imprese stanno rapidamente scoprendo il potenziale del digitale applicato ai processi manifatturieri, diventando leader in campi particolarmente promettenti. Non si tratta solo dei Google glass, affidati allo sviluppo e alla distribuzione di Luxottica. È vicentina la Dws, leader internazionale nella produzione di stampanti 3D. È a Roncade che H-Farm, uno degli incubatori/acceleratori più apprezzati a livello internazionale, organizza mensilmente gli "hackathon" per contaminare le aziende con la cultura digitale.

Su questi elementi il Veneto è destinato a sostenere una nuova fase di crescita. La promozione di un nuovo manifatturiero, capace di combinare cultura e nuove tecnologie, prefigura un obiettivo di eccellenza attorno al quale costruire una fase fondata sull'attrazione di talenti, competenze e investimenti dall'estero. Questa capacità di attrazione, oggi limitata dall'assenza di un polo metropolitano riconoscibile su scala globale, può e deve essere stimolata grazie a progetti che mettano la regione sulla ribalta internazionale come punto di riferimento di nuove dinamiche di crescita e di innovazione. È su questo terreno che la futura classe dirigente della regione dovrà confrontarsi.

Direttore scientifico Fondazione Nord Est

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