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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2014 alle ore 08:09.
L'ultima modifica è del 30 ottobre 2014 alle ore 10:28.

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Lavoro sempre più «sommerso» in agricoltura . Nei primi sei mesi del 2014 risulta infatti in nero o irregolare il 32 per cento dell'occupazione. I dati emergono da un'indagine presentata oggi dall'Eurispes al V congresso del sindacato Uila-Uil. Si tratta di un trend in crescita progressiva: dal 27,5% del 2011 all'attuale 32 per cento. Il fenomeno è accentuato al Sud dove lo studio evidenzia il «caso Puglia» con la metà delle aziende ispezionate in nero ( e punte del 70% nel Salento). Ma non va meglio in Calabria e Campania dove il tasso di lavoratori irregolari supera il 25 per cento. Una situazione favorita anche dalla particolarità del lavoro agricolo (all'80% a tempo determinato)e dall'aumento della manodopera salariata passata in 10 anni dal 14 a oltre il 24 per cento.

I nuovi schiavi con paghe di 1,6 euro all'ora
Lo studio evidenzia anche i casi di vera schiavitù con operai che incassano una paga di 1,60 euro all'ora, 20 euro spesso per un'occupazione di 12 ore. A tutto vantaggio dei «caporali» che per il loro servizi di «mediazione» sono remunerati con il 60% del salario giornaliero dei lavoratori. A pagare è comunque l'intera collettività: il mancato gettito fiscale costa infatti 600 milioni l'anno.
Il lavoro nero rappresenta un'altra faccia della criminalità che sta trovando nei campi terreno sempre più fertile. L'agricoltura, come l'edilizia, infatti è un settore dove è diffuso il falso auto-impiego . E sulla gestione della manodopera stagionale la criminalità allunga i suoi tentacoli. Ma la lista delle attività che hanno sempre maggiore appeal è lunga.

Caporalato, una faccia dell'agromafia
Caporalato, accaparramento dei terreni agricoli, sfruttamento dei clandestini, truffe a danno della Ue, intermediazione dei prodotti, trasporto e stoccaggio, investimento nei centri commerciali sono «passaggi» di quella filiera malavitosa meglio conosciuta come “agromafia» che macina affari per 14 miliardi (12,5 miliardi solo due anni fa).
La Uila vuole partire dal lavoro. «Non possiamo – ha affermato il segretario generale della Uila, Stefano Mantegazza– presentarci all'appuntamento di Expo 2015 con un'agricoltura che nel definirsi di qualità nasconde dietro di sé una incidenza di oltre il 30% di lavoro nero e irregolare».

Mantegazza: sgravi e incentivi per una rete del lavoro di qualità
Dalla Uila è stata lanciata una proposta unitaria con Fai Cisl e Flai Cgil per contrastare l'intermediazione illecita e l'impiego illegale della manodopera in agricoltura e favorire un migliore e più trasparente incontro tra domanda e offerta. «Il caposaldo – ha spiegato Mantegazza – è la creazione di una rete del lavoro agricolo alla quale possano aderire lavoratori che cercano occupazione, aziende che assumono e che rispettano leggi e contratti di lavoro. Ad esse viene rilasciato il marchio del lavoro di qualità». Un «bollino» che darà diritto a ottenere una serie di agevolazioni, contributive, fiscali, ma anche un credito d'imposta di un euro per ogni giornata dichiarata finanziato con un Fondo in cui dovranno confluire le sanzioni per le evasioni contributive, fiscali e le violazioni alle attuali leggi. Sarà – ha aggiunto - «il circolo della legalità. Un valore aggiunto che certifica la qualità del lavoro e delle produzioni made in Italy».

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