Impresa & Territori IndustriaLa rivoluzione possibile che va oltre il riciclo
La rivoluzione possibile che va oltre il riciclo
di Davide Chiaroni e Vittorio Chiesa | 4 novembre 2014

Il termine "economia circolare" è stato per la prima volta introdotto in termini ufficiali in Europa nel 2012 dalla Commissione europea nel "Manifesto for a Resource Efficient Europe", ma l'idea risale alla fine degli anni 90. Da allora l'interesse verso questo "modo" di fare economia, che prevede il reimpiego dei prodotti contrapposto al tradizionale modello "lineare" (take-make-dispose), è andato via via crescendo.
Come spesso accade, alla diffusione del concetto è seguita anche la sua "banalizzazione" e non è un caso che l'economia circolare sia spesso identificata con il mero recupero e riciclo degli scarti dei prodotti a fine vita, reimpiegati appunto per creare nuovi prodotti ed essere rimessi in circolo nel sistema economico. L'economia circolare è molto più di questo. È un nuovo paradigma di sviluppo, produzione, distribuzione e recupero dei prodotti che modifica alla radice il tradizionale sistema lineare.
Il caposaldo di questo modello consiste nell'applicare in maniera estensiva il sistema del "product as a service": il prodotto non diviene di proprietà del consumatore, che si limita ad utilizzarlo (proprio come si trattasse di un servizio "di noleggio"), bensì rimane in capo al produttore che lo progetta in modo da poterne riutilizzare (una volta concluso il "noleggio") la maggior parte dei componenti in nuovi prodotti e che si preoccupa ovviamente del suo recupero. Una filiera chiusa, insomma, e per questo appunto "circolare" dove il prodotto - ed è questa la differenza rispetto al riciclo - riprende la propria vita esattamente dove aveva cominciato.
È un modello che comincia ad avere applicazioni concrete in ambiti assai diversi. La Desso, società olandese leader mondiale nella produzione di tappeti e rivestimenti da pavimento per uffici, ha sviluppato un modello di posa dei propri prodotti che utilizza pannelli tutti standardizzati per dimensione e colle naturali, facilmente rimovibili, che le consentono - una volta terminato il "noleggio" presso il cliente - di recuperare il prodotto e riportarlo presso la propria sede, dove le fibre vengono rigenerate e reimpiegate in nuovi prodotti. La parte maggiormente a contatto con la colla, oppure rovinata, viene invece avviata in una caldaia a biomassa che serve a produrre energia e calore per l'intera sede produttiva.
La Philips ha avviato un analogo processo di "circolarità" in due dei suoi business: quello medico, con il recupero e la rigenerazione di apparecchiature a raggi x, di medicina nucleare e risonanza magnetica, che ritornano sul mercato con un programma di manutenzione e garanzia messo in atto dalla stessa Philips; quello dell'illuminazione, per il momento per i soli clienti business ed in alcuni Paesi, ove l'impresa si impegna a garantire un certo livello di comfort (ossia intensità luminosa) e si accolla le spese per i consumi energetici e tutti gli interventi di sostituzione e manutenzione connessi, mantenendo però la proprietà sulle lampade, dalle quali recupera e rigenera preziosi componenti.