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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2014 alle ore 06:38.

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È il caso della contaminazione da amianto, appunto, e dei suoi effetti su ambiente e salute. L'amianto continua a uccidere, il picco delle morti è previsto per il 2020-2025 e le stime parlano di 4-5mila vittime all'anno per le patologie derivanti dall'esposizione all'amianto, a cominciare dalla più grave, il mesotelioma.
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LA PRIMA SENTENZA
Il Sole del 14 febbraio 2012
Sedici anni per i vertici della Eternit: così il 13 febbraio 2012 il Tribunale di Torino procedendo per i reati di disastro ambientale doloso e omissione volontaria
di cautele antinfortunistiche nei quattro siti italiani. Il secondo grado la pena è salita a 18 anni per il magnate Schmideheiny
I NUMERI
3mila
Le vittime accertate
L'inchiesta sulle morti da amianto e il successivo processo hanno preso in considerazione circa tremila vittime, tra morti e persone nel frattempo ammalate. Solo a Casale Monferrato, luogo simbolo, si contano 1.800 morti
18 anni
Le sentenze
Il 13 febbraio 2012 il Tribunale
di Torino inflisse ai manager della Eternit una condanna a 16 anni per disastro ambientale doloso; 18 anni in secondo grado
nel giugno 2013
LA VICENDA
Le indagini
Le indagini del sostituto procuratore di Torino Raffaele Guariniello e del suo pool iniziano tra il 2004 e il 2005. È di tremila vittime la stima fatta dagli inquirenti sulle persone morte o ammalate a causa dell'esposizione all'amianto fino al 2008 nelle aree prese in considerazione (i siti di Casale Monferrato, Cavagnolo, Bagnoli e Rubiera)
Il primo maxi processo
Il 22 luglio 2009, il gip decide il rinvio a giudizio dei due responsabili della multinazionale svizzero-belga Eternit, Stephan Schmidheiny e il barone Louis de cartier de Marchienne, per disastro ambientale doloso e rimozione volontaria di cautele. La prima udienza del processo si svolge a Torino il 10 dicembre 2009. La sentenza arriva il 13 febbraio 2012: condanna a 16 anni per i reati di disastro ambientale doloso e omissione volontaria di cautele antinfortunistiche a carico di Stephan Schmidheiny e Jean-Louis de Cartier de Marchienne
La sentenza d'appello
A poco più di un anno dalla sentenza di primo grado, i giudici della Corte d'appello di Torino condannano a 18 anni per il reato di disastro ambientale Stephan Schmidheiny, rimasto l'unico imputato dopo la morte di de Cartier de Marchienne. La sentenza arriva il 3 giugno del 2013
I risarcimenti
Circa 90 milioni di "provvisionali": a tanto ammonta la stima dei danni subiti dalle parti, a carico degli imputati, cifra sostanzialmente confermata anche dai giudici in appello. Il riconoscimento va, tra gli altri, al Comune di Casale (30 milioni), alla Regione Piemonte (20 milioni), mentre alle vittime e alle famiglie vengono riconosciuti 30mila euro

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