Impresa & Territori IndustriaGli smartwatch ora possono diventare un vero mercato
Gli smartwatch ora possono diventare un vero mercato
di Mario Cianflone | 2 dicembre 2014
Potrebbe essere il più grande terremoto nell'industria degli orologi dai tempi della rivoluzione del quarzo e dei display Led e Lcd. Il sisma si chiama smartwatch. Sono gli orologi intelligenti connessi allo smartphone o direttamente alla rete. Un'ampia categoria che rientra nell'ancor più grande mondo dei dispostivi indossabili (e qui si spazia fino ai braccialetti fitness tracker e agli sportwatch). Un possibile tsunami che potrebbe cambiare la geografia del settore con impatti più elevati sui produttori, soprattutto giapponesi, di fascia medio-bassa e sui costruttori di modelli economici - non meccanici - quando i prezzi degli smartwatch - e i segnali ci sono tutti secondo quanto sostengono gli analisti di Gartner - crolleranno sotto i 100-120 dollari e soprattutto quando si consoliderà l'ecosistema per l'elettronica da polso, con tante app utili (come quelle per i pagamenti elettronici e la salute) o almeno divertenti.
Un po' di storia. Il mercato degli smartwatch nasce due anni fa con Sony che lancia, senza troppo successo, il suo primo modello con schermo touch che si collega via Bluetooth a uno smartphone per ricevere notifiche (chiamate, sms, mail, Whatsapp, Skype, ma anche Facebook). Poi la svolta arrivò lo scorso anno con Samsung e il suo primo Gear, un prodotto immaturo che però evidenziava sia le potenzialità del concetto di smartwatch sia i limiti: scarsa utilità, peso, design poco attraente, frammentazione dei sistemi operativi (android wear, Tizen, eccetera), impermeabilità limitata o assente e batteria che si scarica in una giornata, contro gli anni di un orologio al quarzo convenzionale. Insomma gli smartwatch sono l'evoluzione degli orologi elettronici multifunzione del passato, di modelli come l'HP-01 con la calcolatrice integrata o di smartwatch ante litteram come i primi Sony Ericsson di 8 anni fa con Bluetooth per collegarsi ai telefonini.
Il nascente mercato mondiale, secondo gli analisti di Smartwatch group, è effervescente: è cresciuto da 300mila unità vendute nel 2013 a 3,15 milioni di esemplari stimati per l'intero 2014, con un giro d'affari passato da 700 milioni a 2,5 miliardi di dollari. Del resto, il mercato sta già esplodendo per numero di vendor anche del tutto estranei al mondo dell'orologeria, fra i quali spiccano Nike, Garmin, Lg, Fitbit, Pebble, Motorola, emergenti come Cookoo.
Tra gli smartwatch più interessanti, anche sotto il profilo estetico, spiccano due modelli rotondi dal rassicurante look tradizionale mischiato con la modernità dei display e dei microprocessori: sono il G Watch R di Lg da 270 euro e il Motorola Moto 360 da 250. Il primo ha una cassa circolare in acciaio con ghiera rialzata per proteggere lo schermo rotondo realizzato con un display Plastic Oled. Dotato di cinturino intercambiabile, monta il sistema operativo Android Wear, che lo rende compatibile con Android a partire dalla versione 4.3. E questo è un punto a favore, visto che molti smartwatch sono compatibili solo con alcuni modelli del costruttore coreano. Caratteristiche simili le ritroviamo su Moto 360, che è impermeabile e monta Android Wear che dà facile accesso a un mondo di app.
In questi giorni ha debuttato il nuovo Samsun Gear S "stand alone" (400 euro), cioè in grado di operare anche senza essere connesso allo smartphone, con sim card integrata, wi-fi e schermo curvo da ben 2 pollici. Probabilmente è lo smartwatch più muscoloso dal punto di vista della dotazione tecnica; il sistema operatovo è Tizen e questo limita la compatibilità ad alcuni modelli Samsung. Non va dimenticato che stanno arrivando in massa i cinesi low cost: basta un giro su Amazon per rendersene conto.
Secondo gli analisti di Citigroup, il settore genererà un fatturato di 8 miliardi di euro nel 2018 per oltre 50 milioni di device commercializzati. E questo al netto del business delle app. Certo è poca cosa rispetto al miliardo e 200mila orologi venduti annualmente nel mondo. Ma è il tasso di crescita che fa riflettere perché in questo mercato dominato oggi da Samsung (33,8% di market share) e dai suoi Gear sta arrivando Apple con il Watch in vendita nei primi mesi del 2015. La casa di Cupertino e il suo orologio smart rischiano di creare un vero tsunami, analogo a quello causato nella telefonia mobile con l'arrivo di iPhone. E questo per un mix di fattori che spaziano dal marketing che fa leva su schiere di fan, fino al fattore moda. Apple intatti è nel fashion business oltre che in quello della tecnologia. Il Watch potrebbe accendere il secondo stadio del mercato portandolo in orbita e spostando masse di consumatori verso il nuovo concetto di orologio da polso. Apple arriva per ultima ma è in grado infatti di rendere "cool" l'«orologio 2.0» e ha coinvolto una vasta comunità di sviluppatori perché uno smartwach senza app utili non serve. Non a caso Samsung nel suo lanciare modelli a raffica (Gear, Gear 2, Gear 2 Neo, Gear Fit, Gear S) ora ha compreso che, oltre alla salute e al fitness, un'applicazione chiave può anche essere la navigazione stradale pedonale e nel Gear S ha introdotto il Gps interno, che non fa leva su quello dello smartphone, e mappe con software Here di Nokia. Microsoft è entrata di sbieco nella partita degli smartwatch con il suo Band, un bracciale fitness con funzioni di orologio intelligente per ora in vendita solo negli Usa. È dedicato a Windows Phone, si inserisce in quella fascia di mercato dove troviamo weareable device con orologio incorporato stile Fitbit (che ora con il Sourge ha lanciato uno smartwatch vero con cardio monitor costante) e scommette sulla killer application del fitness con monitoraggio dei parametri fisici.