Impresa & Territori IndustriaRitorno al futuro per le lancette
Ritorno al futuro per le lancette
di Augusto Capitanucci | 2 dicembre 2014
Da qualche anno, nell'universo degli orologi si sentono ripetere nomi che non sono altro che le icone delle lancette, il biglietto da visita delle maison più rinomate. Come Audemars Piguet Royal Oak, Patek Philippe Nautilus, Omega Speedmaster, TAG Heuer Carrera, Bulgari Bulgari, Jaeger LeCoultre Reverso. E si potrebbero fare decine di altri esempi.
Non è mancanza d'immaginazione da parte dei progettisti e degli uffici marketing delle case orologiere, ma il segno di un fenomeno di grande attualità: il ritorno alle origini.
Questa è la tendenza del mercato orologiero dei giorni nostri. Un mercato che, andando a ritroso nel tempo, è passato dagli Anni 50, il cui simbolo erano gli orologi classici e quasi tutti meccanici, al passaggio al quarzo degli Anni 70, che ha decretato la grande crisi dell'alta orologeria svizzera. Con l'apice toccato dalla digitalizzazione dei quadranti.
Poi, grazie a grandi intuizioni di imprenditori svizzeri, si è tornati alle lancette. Adesso, l'industria dei segnatempo investe gran parte delle sue energie sugli orologi iconici, ai quali vengono applicate tecnologie moderne rispettose però della tradizione orologiera.
Ne sono esempi lampanti il Portoghese calendario annuale firmato IWC Schaffhausen, che dal 1939 rappresenta una sorta di marchio nel marchio e che contraddistingue universalmente il brand del gruppo Richemont, e i modelli Carrera e Monaco di TAG Heuer, resi famosi dal loro legame con le corse automobilistiche. Segnatempi che lo stesso Stéphan Linder, Ceo del brand di Lvmh Watches, definisce come «gli orologi del 2015 su cui investirà TAG».
O ancora Blancpain, fiore all'occhiello di Swatch Group, che nel segno della tradizione rinnova il suo Fifty Fathoms, nome ricorrente per la casa di Le Brassus dal 1953. E poi, Patek Philippe che celebra un anniversario importante, quello dei 175 anni dalla fondazione, confermando la sua storia fatta di complicazioni e di nuovi e sempre più esclusivi segnatempo dedicati ai collezionisti.
Per non parlare di Omega, che direttamente dalla missione dell'Apollo 17 del 1972 fa atterrare a Milano niente meno che l'astronauta Eugene Cernan con al polso un nuovo Speedmaster.
Non si possono dimenticare Officine Panerai e i suoi mitici Luminor e Radiomir, protagonisti delle incursioni sottomarine della Seconda guerra mondiale e Bulgari, casa orologiera che «possiede numerosi elementi iconici dai quali non si può trascendere, un vero e proprio archivio di simboli e segni distintivi dalle dimensioni colossali e inestimabili», come ha spiegato Fabrizio Buonamassa Stigliani, direttore del Watch design center della casa romana.
Per non parlare di Zenith, che dell'El Primero fa una bandiera che difende a piene mani, oppure di Cartier, che anche nel 2015 stupirà con un nuovo e prezioso Tank. Intanto, Jaeger LeCoultre a gennaio a Ginevra svelerà nuovi Reverso.
Persino Montblanc, secondo alcune voci, dovrebbe introdurre una collezione molto tradizionale, "ereditata" e strettamente legata alla storia della sua manifattura di movimenti, Minerva, che il nuovo Ceo, Jerome Lambert, ha saputo integrare perfettamente, annullando virtualmente la distanza tra Villeret e La Chaux-de-Fonds, e rendendo persino più vicino il quartier generale di Amburgo.
Questo non significa che gli altri player giocheranno un ruolo di secondo piano. Anzi, insieme a chi crede nella tradizione, chi è portatore di design innovativi e nuovi sviluppi dei movimenti sarà l'altro grande vero stimolo di un mercato che, nonostante le avversità e le congiunture negative, continua a crescere, seppur di poco. In attesa che il grande tourbillon delle lancette riprenda a girare a pieno ritmo.