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Ilva, tutte le tappe della vicenda

17 luglio 2014

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Impresa & Territori IndustriaUna «road map» per l'Ilva

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Una «road map» per l'Ilva

Il controllo pubblico, secondo le previsioni, non supererà i 36 mesi; è stato assicurato che il commissario Gnudi pagherà gli stipendi
Dopo avere varato il decreto Taranto – ieri sera il documento, approvato dal Consiglio dei ministri del 24 dicembre, è approdato al Quirinale per la firma – il Governo prova ora a fissare i primi paletti della road map per il futuro dell'Ilva.

L'iter si annuncia complesso: gran parte delle tecnicalità riguardanti il meccanismo di salvataggio e di rilancio non sono ancora state definite e saranno affrontate solo nelle prossime settimane. Al momento, appare certo che il gruppo siderurgico, oggi guidato dal commissario Piero Gnudi, accederà all'amministrazione straordinaria dopo il 14 gennaio, secondo il percorso previsto da una legge Marzano modificata (potrebbero essere tre i commissari nominati, di cui uno chiamato alla gestione vera e propria del rilancio). Successivamente, nel giro di qualche mese (prevedibilmente entro marzo) scatterà la nazionalizzazione vera e propria. Il controllo pubblico, secondo le previsioni, non supererà i 36 mesi.
Le linee guida dello schema di messa in sicurezza e rilancio del più grande sito siderurgico italiano sono state esposte ieri dal ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ai rappresentanti dei lavoratori. Il ministro, secondo quanto riferisce il Mise, ha illustrato tutti i passaggi significativi che, abbandonata l'ipotesi di cessione immediata a privati (secondo indiscrezioni la cordata ArcelorMittal-Marcegaglia era disposta ad offrire un miliardo di euro) porteranno Ilva verso l'amministrazione straordinaria. Si prevede, in particolare, l'affitto del ramo d'azienda «ad un veicolo societario a controllo pubblico in grado di effettuare gli investimenti di ambientalizzazione» (l'Aia, secondo le indiscrezioni delle scorse settimane, sarà allineata agli standard europei) e «di manutenzione per il rilancio dell'azienda». Guidi ha assicurato tempi stretti per tutte le fasi della procedura, che scatterà formalmente dopo il 14 gennaio, per permettere a Gnudi di completare il pagamento degli stipendi (16mila i dipendenti complessivi del gruppo).

Per quanto riguarda l'architettura dell'intervento pubblico, il segretario della Uilm, Rocco Palombella, ha precisato ieri che non ci saranno soggetti privati chiamati ad intervenire direttamente nella new company a controllo pubblico. Nessuna conferma però, al momento, sul ruolo (ventilato nei giorni scorsi) di Fintecna e sui meccanismi che regoleranno il coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti o del Fondo strategico italiano. Il Governo si muove con cautela per evitare contestazioni a livello comunitario. Il segretario della Fim, Marco Bentivogli, ha comunque confermato ieri la possibilità che la nuova Ilva pubblica (nella quale confluiranno gli asset, il magazzino e i dipendenti) possa beneficiare per il momento di almeno 150 milioni (non sono però da escludere altre fonti di patrimonializzazione) provenienti da un contenzioso di Fintecna con Iltalsider (nel bilancio della controllata Cdp esiste un fondo rischi dotato di risorse a questo scopo), oltre che di finanziamenti Bei e, al solo scopo di ambientalizzazione, degli 1,2 miliardi di euro sequestrati alla famiglia Riva. «Bisogna costruire da subito – ha detto Marco Bentivogli – un cronoprogramma che metta in sicurezza i lavoratori, riprenda l'ambientalizzazione e programmi un approdo societario stabile al termine dell'intervento pubblico».

Su questo tema il segretario dell'Ugl metalmeccanici, Maria Antonietta Vicaro, ha sottolineato che «restano sul tavolo problemi di carattere economico e finanziario, legati al reperimento dei fondi necessari a rendere di nuovo l'azienda appetibile dal punto di vista operativo per una successiva vendita». Il tempo stringe. L'azienda sta bruciando cassa e, secondo le ultime indiscrezioni, sta registrando un calo di produzione allarmante (il trend si attesterebbe sui 5,7 milioni di tonnellate). L'amministratore delegato della nuova Ilva (nei giorni scorsi si è fatto il nome di Roberto Renon, attuale managing director) dovrà raddrizzare da subito la situazione, operando, tra l'altro, con l'area a caldo ancora sotto sequestro.
Per il segretario della Fiom, Maurizio Landini, il decreto sull'Ilva «è un punto da cui partire per evitare una svendita o una perdita di una produzione strategica. Quello che si può realizzare a Taranto – ha detto – può avere valore generale per tutta l'Italia. Valuto positivamente il fatto che il governo abbia assunto in questa vicenda un ruolo strategico».

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