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05 gennaio 2015

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Impresa & Territori IndustriaDopo un lungo sonno riparte la domanda di beni strumentali

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Dopo un lungo sonno riparte la domanda di beni strumentali

Ottocentotrentaquattro milioni in più. Nel quadro non certo esaltante della meccanica italiana del 2014, spicca il risveglio del mercato interno per i beni strumentali. Una crescita che inverte il trend degli ultimi due anni e che per molte categorie di Federmacchine ha rappresentato nel 2014 il principale motore dello sviluppo. Un rimbalzo corale e convinto, che secondo le previsioni proseguirà anche nel 2015, e che per numerose associazioni si traduce in crescite a doppia cifra.

Dopo anni di caduta, ad esempio, le consegne interne di robot sono balzate del 21%, spingendo la produzione oltre i livelli del 2013 a dispetto di un lieve rallentamento dell'export. Situazione analoga, grazie anche alla spinta dei finanziamenti agevolati ottenuti con la legge Sabatini bis, anche per i macchinari della lavorazione del legno, con produzione in crescita solo grazie alla ripresa della domanda domestica (+9,1%). Balzo addirittura superiore (+16,6%) per i macchinari per ceramica, mentre è solo grazie allo sviluppo del mercato interno (+9%) che il comparto del packaging riesce ad arrivare al nuovo record storico di vendite di 6,2 miliardi di euro. A dispetto del rallentamento subito da molti mercati nel secondo semestre, l'area vasta di produttori di beni strumentali rappresentata da Federmacchine aumenta così la produzione del 4,2%, arrivando a quota 36,4 miliardi di euro. Un risultato legato certo alla crescita dell'export, limitata però nel 2014 al 2,5%, mentre la domanda interna viaggia a velocità quasi quadrupla riportando così i volumi delle consegne nazionali al di sopra dei 10 miliardi di euro dopo un biennio in profondo rosso. Volumi aggiuntivi che offrono un sostegno rilevante anche all'occupazione delle aziende associate, con un progresso dello 0,3% che porta il totale degli addetti oltre le 178mila unità.

L'anno d'oro dei macchinari non è stato tuttavia replicato dall'intera filiera e per il settore della meccanica nazionale il 2014 non è certo un anno da incorniciare. Le avvisaglie di ripresa, presenti nei primi mesi dell'anno, si sono progressivamente ridimensionate per l'effetto congiunto di una perdurante debolezza interna e di difficoltà a ripetizione in chiave internazionale. Alla caduta degli acquisti in Italia (con l'eccezione non marginale dei beni strumentali, come si è visto) si è aggiunta una imprevedibile dose di instabilità nel mondo. Svalutazioni interne (è il caso di Turchia e Giappone)hanno reso da un lato più costoso l'acquisto di made in Italy mentre in altri casi, come per Russia e Ucraina, al crollo valutario si è aggiunto il freno delle sanzioni incrociate. Con effetti diretti e indiretti per l'intera filiera meccanica, che subisce ad esempio lo choc di Mosca anche nelle minori forniture richieste da aziende tedesche orientate verso l'export in Russia.

La metalmeccanica italiana, distante oltre 30 punti dal picco pre-crisi, chiuderà la produzione in rosso anche quest'anno (-1,5%), dopo il -3% del 2013, con un utilizzo degli impianti ora sceso a poco più del 72%. «In questi mesi - spiega il presidente di Federmeccanica Fabio Storchi - assistiamo ad un degrado progressivo e anche le prospettive non sono positive perché vediamo un portafoglio ordini molto più basso rispetto a 12 mesi fa. E questo significa che anche il primo trimestre 2015 si chiuderà in rosso». Con un progressivo allargamento del gap tra le aziende più strutturate e innovative da un lato e i subfornitori dall'altro. «Perché è chiaro che chi non ha innovato - aggiunge Storchi - ora è irrimediabilmente tagliato fuori, è lì che si concentra quel 25% di produzione che abbiamo perso e che in gran parte non tornerà più».

Anche per la la meccanica varia, area vasta che spazia dall'impiantistica alle valvole, dai rubinetti alle caldaie, l'anno si chiude con un lieve arretramento in termini reali rispetto al 2013, il che porta l'indice della produzione ai livelli minimi da 14 anni, con qualche segnale di ripresa nel 2015. «E' stato un anno di passaggio - spiega il presidente di Anima Sandro Bonomi - con problemi in Italia ma anche in alcuni paesi esteri. Gli appuntamenti elettoriali in Brasile ed Europa, così come la crisi in Russia non hanno certo aiutato. Il 2015? L'economia da sola non riparte se l'Europa non affronta il tema della competitività adottando politiche espansive per l'industria e rilanciando gli investimenti. Quanto a noi, i “compiti” dobbiamo farli a prescindere dalle richieste della Germania e speriamo che per le riforme questa sia la volta buona. Gli investimenti possono ripartire solo ritrovando la fiducia nel futuro». Tra gli aspetti positivi, va però segnalata la maggiore competitività dei prodotti meccanici nell'area del dollaro. «La svalutazione dell'euro ci aiuta - aggiunge Bonomi -, ad esempio con la mia azienda riesco ora a spuntare margini migliori negli Usa». «Il dollaro forte è in effetti un fatto positivo - aggiunge Storchi - ma da solo non basta: senza la Russia non andiamo da nessuna parte e l'unica chance che vedo è in una risposta “forte” da parte dell'Europa».

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