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05 gennaio 2015

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Impresa & Territori IndustriaElettronica e Ict rivedono la crescita dopo 4 anni di calo

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Elettronica e Ict rivedono la crescita dopo 4 anni di calo

«L'Italia rappresenta per noi un mercato molto importante. E alla fine dei prossimi tre anni contiamo di raddoppiare il nostro giro d'affari nel Paese». Pedro Garcìa Martìn è presidente e amministratore delegato di Indra Italia, branch italiana (con 59 milioni di euro di ricavi) della multinazionale spagnola da 3 miliardi di euro specializzata nelle soluzioni e nei sistemi Ict.

Un'azienda leader insomma, con sedi sparse per l'Italia (Roma, Milano, Bologna, Napoli, Matera), il cui ottimismo sullo stato e sulle sorti digitali del Belpaese non può che rincuorare. Anche perché, a tirar le somme, non è senza patemi che si possono archiviare i 7 miliardi di euro persi negli ultimi 4 anni. Il mercato digitale nel 2014 secondo le ultime elaborazioni Netconsulting dovrebbe chiudere di poco sotto i 64 miliardi; nel 2010 erano poco sotto i 71. La concorrenza dei produttori di hardware - ma anche di software - provenienti da ogni dove ha scavato come un fiume carsico nel tessuto connettivo di un'industria orfana di big (alla Olivetti vecchia maniera per intendersi) e che, anche se può affidarsi a tante piccole e grandi eccellenze (da StMicroelectronics e Datalogic in giù), ha sicuramente pagato dazio alla globalizzazione.

Ora però qualcosa sembra muoversi per spingere questo settore fuori da secche che in tempi come questi sono sempre meno ovvie e meno accettabili. «Stiamo traendo vantaggio dalla grande necessità delle aziende di investire su tutte quelle soluzioni che portano al cloud», afferma Paolo Castellacci, presidente di Sesa, gruppo di Empoli quotato a Milano e leader nell'offerta di soluzioni It a valore aggiunto per il segmento business. Attraverso la partnership strategica con i principali vendor dell'It (da Ibm a Cisco, da Microsoft a Oracle), la focalizzazione sulle linee di business a valore aggiunto (server, storage, software evoluto, networking) e il presidio del segmento delle imprese industriali e di servizi, il Gruppo Sesa (832 milioni di fatturato Italia) ha visto crescere il suo business. «Abbiamo fatto acquisizioni nell'ultimo anno. Contiamo di farne altre puntando alle nicchie, come abbiamo fatto finora - precisa Castellacci - e concentrandoci su ciò che gira intorno allo storage in termini di sicurezza, collegabilità, gestione big data».

Per ora, in generale lo scenario complessivo sembra ancora dominato da una polarizzazione fra chi ha imboccato la strada giusta dell'innovazione e del valore aggiunto e chi invece non lo ha fatto. E c'è chi è riuscito a farsi strada anche in ambiti dove la concorrenza dei colossi potrebbe in teoria condannare a morte i più piccoli.

Nelle tlc, per esempio, ci sono piccoli operatori infrastrutturali che stanno facendo affari per l'Italia cablando varie zone del Paese. Come Brennercom che con la sua rete in fibra sta avanzando anche oltre l'Alto Adige oppure Ngi, con sede a Busto Arsizio (Va), 43 milioni di ricavi e 200 addetti diretti, che ha scommesso con successo nel wireless. «Ultimamente - spiega Luca Spada, presidente Ngi - abbiamo vinto 4 bandi pubblici del Mise per combattere il digital divide in Emilia-Romagna, Liguria, Umbria e Marche. C'è una domanda di buona connettività che ci sta premiando».

Insomma, a giudicare dalla casistica c'è un fuoco che cova sotto la cenere. E i numeri di Netconsulting per Assinform lo confermano. Due dati su tutti. Il primo: il mercato digitale, inclusivo del tradizionale Ict e dei prodotti e servizi del nuovo mondo digitale nel 2014, ha ridotto il proprio calo (-2% a fronte di un -4,4% nel 2013). Il secondo: nel 2015 è previsto il ritorno alla crescita (+1%). «Questo trend - afferma Agostino Santoni, presidente di Assinform, l'associazione confindustriale che riunisce le aziende dell'information technology - contiene al suo interno numeri interessanti. Nel 2014 infatti sono tornati a crescere i dispositivi e i sistemi, con picchi positivi rispetto alle infrastrutture di rete. L'altra nota positiva viene dal software che continua a crescere».

Nel 2015 queste dinamiche dovrebbero essere confermate, anche se è prevedibile un rallentamento nei software di sistema per l'esaurirsi del refresh tecnologico dei Pc. Relativamente ai servzi Ict, fra 2014 e 2015 è previsto un calo generalizzato, con l'unica eccezione dei servizi di data center e cloud che registrano un incremento sopra la media. Per il cloud computing, in particolare, il mercato è atteso in salita dai 537 milioni del 2014 ai 727 del 2015. E tutto questo a fronte di un 2013 in cui il giro d'affari per questo ambito di produzione era stato di 380 milioni . Quindi, a guardare le percentuali, si tratta di un +35,4% nel 2015, dopo un +41,3% annuo a fine 2014.

«La tecnologia - dice Santoni - ora c'è. Quel che serve è un'azione combinata fra il governo e il settore nel suo complesso perché, è inutile negarlo, senza uno slancio sul fronte della digitalizzazione della Pa l'azione rimarrà sostanzialmente monca». Insomma, le aziende sono consapevoli del fatto che sulla trasformazione digitale della pubblica amministrazione si gioca un buon pezzo della partita. «A questo punto - precisa Santoni - non possiamo che chiedere un fortissimo rigore nell'attuazione dei programmi che il governo ha recentemente proposto, con il suo piano per la banda ultralarga e per la crescita digitale. L'industria è pronta per supportare questo piano, ma occorre fare in fretta».

È il senso dell'urgenza che Santoni vuol far emergere. «Anche perché - dice - è stato provato che quando si inizia un percorso di digitalizzazione è tutta l'economia che viene messa nelle condizioni di crescere. L'esplodere del cloud, unitamente a una storica cultura del mobile che è stata ed è una delle caratteristiche dell'Italia, rappresentano punti di forza da non disperdere. E questa è l'ultima finestra temporale per non perdere definitivamente questa opportunità di crescita».

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