Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2015 alle ore 06:38.

My24

Per le imprese italiane la Polonia è una scommessa vinta. In molte come Indesit, Ferrero, Brembo, Mapei o Unicredit, sono arrivate con la grande transizione dal comunismo all’economia di mercato negli anni Novanta. Altre hanno deciso di investire nel Paese accompagnando l’allargamento a Est dell’Unione europea del 2004: è il caso di Marcegaglia e Ilpea. Alcune, come il gruppo Zignago Vetro, Astaldi o Salini Impregilo hanno trovato spazi di crescita in terra polacca negli anni più recenti della grande crisi internazionale. Fiat, che produce la 500 nello stabilimento di Tychy, ha relazioni con Varsavia che proseguono da oltre ottant’anni.

Per tutte, pur in fasi diverse, la Polonia è stata ed è una grande opportunità di sviluppo, una storia di successo: come mercato di sbocco e come base produttiva. Oggi nel Paese le imprese a capitale italiano sono più di 1.300 e contano circa 90mila dipendenti.

Il riferimento nell’Est Europa

«Per gli investitori italiani la Polonia è il Paese più interessante dell’intera regione e nei prossimi anni la sua capacità di attrazione è destinata ad aumentare. Il 98% delle imprese che hanno partecipato alla nostra ricerca valutano in modo sicuramente positivo gli ultimi vent’anni di cooperazione economica tra Italia e Polonia», dice Andrea De Gaspari, responsabile italian desk di Kpmg in Polonia, che ha curato la realizzazione del report “Direzione: sviluppo! Cooperazione economica e commerciale tra Polonia e Italia”, in collaborazione con l’Ambasciata italiana a Varsavia e sotto l’egida del ministero dell’Economia polacco.

Le cinque aree nelle quali gli investitori italiani vedono le maggiori possibilità di cooperazione tra Italia e Polonia nei prossimi dieci anni sono l’agroalimentare, l’automotive, i beni di lusso, il tessile e il calzaturiero, il turismo.

Perché scegliere la Polonia

«I punti di forza della Polonia - spiega De Gaspari - sono soprattutto la dimensione del mercato interno, la logistica e la possibilità di accedere ai finanziamenti pubblici. Stiamo parlando infatti di un Paese di quasi 40 milioni di abitanti che rappresenta un ponte naturale tra l’Europa occidentale e i mercati dell’Est. Un Paese che ha dimostrato di saper utilizzare al meglio i fondi comunitari (può contare su 80 miliardi di euro dal 2014 al 2020) e continua a sostenere gli investimenti produttivi con risorse del suo governo, attraverso iniziative specifiche come le zone economiche speciali (prolungate fino al 2026) o i fondi per l’innovazione».

Dall’analisi di Kpmg si può evincere che ci sono molti altri elementi che fanno preferire la Polonia ad altri contesti per le imprese italiane: l’affinità culturale che nelle scelte di delocalizzazione si trasforma in un vantaggio evidente nei confronti dell’Asia, specialmente nel settore in forte crescita degli share service center per la gestione di servizi e processi in outsourcing; la stabilità politica, ancora notevole se messa in relazione alle spinte anti-sistema e spesso anti-Europa che si stanno verificando in altri Paesi europei; la sicurezza del Paese; la legislazione allineata agli standard dell’Unione; un costo del lavoro che resta ancora competitivo rispetto ai Paesi occidentali specialmente per quanto riguarda la manodopera qualificata, mentre per i quadri dirigenziali e i top manager ormai i valori sono abbastanza vicini a quelli dell’Europa occidentale.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi