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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2015 alle ore 06:38.

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«Le imprese che abbiamo interpellato - aggiunge De Gaspari - si sono dette tutte molto soddisfatte della preparazione e della qualità della forza lavoro polacca. In alcuni casi è stato evidenziato come gli ingegneri e i tecnici polacchi, che in passato dovevano essere formati dalla casa madre, siano chiamati oggi a guidare le nuove iniziative dei gruppi italiani e a trasferire know-how in altre aree del mondo».

Gli investimenti dall’estero

Da quando la Polonia è entrata a far parte dell’Unione europea, gli investimenti diretti italiani nel Paese sono aumentati in modo significativo superando nel 2013 i 38 miliardi di zloty (circa 9,1 miliardi di euro al cambio attuale): una cifra, concentrata soprattutto nel settore finanziario e nel manifatturiero, che vale circa il 6% sul totale degli investimenti ricevuti dalla Polonia e mette l’Italia al sesto posto tra gli investitori dietro a Germania, Olanda, Francia, Lussemburgo (anche se qui il dato deve tenere conto delle multinazionali che hanno sede nel piccolo granducato) e Spagna.

«Le imprese italiane sono state tra le prime a capire il potenziale dell’economia polacca, già nei primi anni Novanta, e in alcuni casi hanno iniziato a investire qui anche prima che iniziasse la transizione verso la democrazia e l’economia di mercato», dice l’ambasciatore italiano a Varsavia, Alessandro De Pedys. «I risultati, spiegati nel dettaglio dal report, sono del tutto soddisfacenti. Oggi siamo uno dei maggiori investitori nel Paese, le nostre imprese e i nostri marchi hanno una posizione forte sul mercato dei consumi, dei beni intermedi e dei beni di investimento. E noi partecipiamo attivamente nei numerosi progetti di infrastrutture approvati dal governo polacco. Sia le grandi imprese sia le piccole e medie trovano qui un ambiente molto favorevole per le loro attività», afferma De Pedys.

L’interscambio con l’Italia

L’Italia è il quarto fornitore di beni del mercato polacco e il quinto compratore dei prodotti che arrivano dalla Polonia. Anche durante la crisi europea, la domanda polacca per il made in Italy si è sempre mantenuta al di sopra dei 30 miliardi di zloty (7,2 miliardi al cambio di oggi), con un interscambio che sempre l’anno scorso ha superato i 68 miliardi di zloty (16,4 miliardi di euro). «Il food è certamente un comparto nel quale Italia e Polonia possono continuare a crescere assieme. Così come lo sono i beni di lusso - spiega De Gaspari - in un Paese nel quale stanno aumentando i redditi alti e la stessa classe media sta allargando la propria capacità di spesa. Già oggi il 22% dei prodotti di lusso presenti in Polonia sono di provenienza italiana e il 68% delle auto di lusso immatricolate in Polonia sono italiane: con un incremento di 15 punti percentuali rispetto al valore del 2012». Un simbolo come la Ferrari ha raddoppiato in due anni il numero di immatricolazioni passando dalle 11 vetture del 2012 alle 22 del 2014.

Gli spazi per crescere

Gli italiani che operano nel Paese segnalano che per la Polonia ci sono spazi di miglioramento visibili nella burocrazia, nel sistema fiscale e nelle normative per le imprese. Nelle infrastrutture sono stati fatti passi enormi ma autostrade e ferrovie devono ancora essere migliorate: un handicap per il territorio ma anche un’opportunità per le imprese di costruzioni italiane. La Polonia ha inoltre l’urgente necessità di rinnovare e ammodernare le proprie centrali elettriche, prevalentemente alimentate a carbone e per il 70% vecchie di oltre trent’anni.

«Anche negli investimenti diretti - dice ancora De Gaspari - le imprese italiane possono fare meglio per cogliere appieno importanti opportunità di crescita: non certo per raggiungere la Germania, che sarà sempre un partner commerciale di riferimento per la Polonia, ma per raggiungere i livelli di Francia e Spagna che per ora sono davanti a noi».

Un’economia in salute

La continua espansione dell’economia favorisce la Polonia. Il Paese ha infatti superato indenne la grande crisi economica globale, continuando a crescere quando tutta l’Europa era in recessione. Nemmeno le tensioni che arrivano dall’Ucraina e dalla Russia hanno fermato la crescita che quest’anno dovrebbe superare il 3 per cento. «L’economia della Polonia è forte e le sue solide prospettive di crescita futura sono la migliore garanzia per chi investe da noi. Nel confronto con altri Paesi dell’Unione, i nostri indicatori sono molto buoni e ci mettono tra i leader della crescita europea», dice il vicepremier e ministro dell’Economia polacco, Janusz Piechocinski spiegando che è anche per questo che «le imprese globali scelgono la Polonia per i nuovi investimenti in Europa».

luca.veronese@ilsole24ore.com

.@luca_veronese

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